Archive for the ‘recensioni’ Category
Vittoria Bosna, L’istituzione degli asili infantili, Tab edizioni, Roma 2022.
di Nicola Tenerelli
Per i non addetti ai lavori non è possibile intuire quale fatica sia necessaria per realizzare una ricostruzione storica. Inoltre, non è facile comprendere le finalità che ci possano essere nel restituire attenzione a eventi e istituzioni oramai dimenticati.
Il saggio di Vittoria Bosna, L’istituzione degli asili infantili, è un evidente esempio di come alcune vicende possano essere riportate alla luce solo grazie alla passione e all’impegno di pochi storici di professione. Il volume è accompagnato da un esplicativo sottotitolo: Il primo anello del sistema d’istruzione e di educazione popolare: l’asilo Principessa Margherita di Savoia di Altamura. Leggi il seguito di questo post »
Paolo Gera, “Ricerche poetiche”
Posted 19/03/2023
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Puntoacapo, Alessandria 2021
di Achille Chillà
La via maestra della scrittura poetica cerca – e a volte trova – un’espressività inedita che dà la stessa ebbrezza di una scoperta scientifica allo studioso che indaga la natura. Non sorprende che una raccolta di poesie e testi creativi rechi il titolo Ricerche poetiche. Al laboratorio dello scienziato si sostituisce la risacca del mondo nel sé, unico e irripetibile, del poeta. Quando egli riesce a dar timbro, colore e consistenza a quel risuonare della realtà interiore come riflesso dell’esistenza e della Storia, allora la parola si fa autenticamente poesia. Paolo Gera chiede co-autorialità alla natura stessa in un recupero di fusione panica del verbo con la materia e le leggi di Natura. Leggi il seguito di questo post »
Lino Angiuli, “Sud. Voce del verbo sudare”
Moretti&Vitali, Bergamo 2022
di Silvia Venuti
Nell’incipit della raccolta, con i versi Giuramento, viene dichiarato il radicamento primigenio alla terra attraverso “vocaboli seminati”: ne emerge una mescolanza di immagini reali generate dalla fusione di Storia e storie con elementi vegetali e animali legati in una simbiosi che ricorda la pittura di René Magritte; viene a configurarsi con vigore una fiaba ironica, profondamente originale, densa di umani sentimenti ma aperta a un orizzonte di vele e vento.
A sorpresa il Giuramento si rinnova, mutato solo nel tempo dei verbi, a suggello della silloge, evocando il ciclo di morte e rinascita. Una struttura circolare presente nelle leggi di Natura che ne garantisce la conservazione, il suo perpetuarsi e che attraversa come un filo rosso tutta la scrittura del poeta. Leggi il seguito di questo post »
Rita Pacilio, Il bambino d’oro
Posted 06/02/2023
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peQuod, Ancona 2022
di Carmine Tedeschi
Da quando la narrativa contemporanea orientata allo scavo psicologico ha segnato il suo robusto percorso nella storia letteraria, hanno trovato in essa posto sempre più largo i vari aspetti della sessualità, con patologie annesse e connesse; e ciò sia nella dimensione individuale, sia nelle necessarie ricadute relazionali, sia, infine, nel mutamento dei costumi e della mentalità collettiva.
Se ci soccorre la memoria, tra i tanti modi di praticare la sessualità compare raramente e solo di passaggio, o niente affatto, quello dell’autoerotismo: il “vizio solitario”, come lo si chiamava pudicamente un tempo, di cui la fantasia popolare profetizzava in funzione dissuasiva tremende conseguenze per gli adolescenti ad esso inclini, quali la cecità, il nanismo, la pazzia. Stiamo parlando della masturbazione. Leggi il seguito di questo post »
Luigi Maruzzi, Lentamente la dolcezza
Posted 06/02/2023
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Morcelliana, Brescia 2022
di Sergio D’Amaro
Leggeri e riservati come un diario, i versi di Luigi Maruzzi consegnati a questa sua prima uscita editoriale, Lentamente la dolcezza (premessa di Arnoldo Mosca Mondadori, Brescia, Morcelliana, pp. 112, € 12), hanno la pudicizia dell’esordio e la forza di un’esperienza. Hanno una voce sommessa, quasi crepuscolare e interrogano il linguaggio di una vita colta in un ben individuato segmento di tempo, tra l’ottobre 2018 e il marzo 2020 (quando scatta tra l’altro l’emergenza pandemica del Covid-19). Leggi il seguito di questo post »
- In: musica | recensioni | saggistica
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Alan Lomax in Valle D’Itria
A cura di Donato Fumarola
I Quaderni di Digressione, Molfetta 2021
di Vittorino Curci
Il leggendario cantante e chitarrista Maddy Waters (1913-1983), uno dei padri del blues, cominciò a suonare l’armonica a 6 anni e la chitarra a 16. Scrisse canzoni che in seguito ispirarono artisti come i Rolling Stones e gli Yardbirds. All’inizio degli anni ’40, quando era sconosciuto e lavorava ancora nelle piantagioni di cotone, il grande etnomusicologo Alan Lomax e un suo collaboratore si recarono a Stovall, Mississippi, per registrare le sue canzoni. Appena il bluesman seppe che due tipi chiedevano di lui in giro, andò subito a nascondersi perché in quel periodo vendeva whisky illegalmente. Diversa accoglienza ebbe sicuramente Lomax a Locorotondo quando, nell’agosto del 1954, insieme a Diego Carpitella, arrivò nella contrada San Marco a bordo di un furgone Volkswagen per registrare i canti popolari della zona. Leggi il seguito di questo post »
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Martina Campi, ( ) – Partitura su riga bianca
Arcipelago Itaca, Osimo (AN) 2020
di Francesco Lorusso
Siamo nell’era in cui la tecnologia ci fornisce mezzi di produzione video/sonori e fotografici che, già prima dello scatto, permettono, ad esempio ad un’immagine, una sorta di imbellettatura: un offuscamento di parti che si vogliono mettere meno in risalto, o ricampionamenti cromatici, ad opera degli stessi mezzi tecnologici in piena autonomia, di zone percepite come poco utili, esaltando, amplificando, di contro, alcuni elementi del reale, saturando e appaiando sfumature che, da racchiuse in uno schermo, tornano a noi quasi in un unico gradiente di tinta, influenzando anche il nostro modo “naturale” di vedere (e di pensare). Ciò che ci circonda viene, dunque, inevitabilmente modificato, fino anche a condizionare inconsapevolmente i suoni e le parole che pronunciamo. Tutto il “reale”, visto attraverso questi moderni diaframmi, si ritrova alterato nei suoi spettri di significato/significante. Leggi il seguito di questo post »
Salvatore Ritrovato, La circonferenza della vita
(risvolto di cop. di F. Pusterla)
Marcos y Marcos, Milano 2022
di Sergio D’Amaro
Qualcosa si è rotto, qualcosa ancora resiste e mostrandosi si dilegua rapidamente almeno quanto il tempo avido di futuro. Per la poesia, forma estrema e stremata di umanesimo, il compito di ricomporre ferite o di fissare sentimenti è davvero diventato strenuo tentativo di sottrarre assurdità alla pericolante logica del mondo postmoderno. La vita in fuga e ormai in concorrenza con gli algoritmi rischia di diventare una piattaforma abbandonata ad un mare burrascoso o ad un’illusoria visione di isole esotiche.
Ecco perché questo nuovo libro di Salvatore Ritrovato, scrittore e italianista dell’Università di Urbino, sembra scritto in un’epoca da fine dell’impero romano d’Occidente, come fa pensare il brano a mo’ di colophon della sua raccolta intitolata La circonferenza della vita (Milano, Marcos y Marcos, pp. 110, € 19), rielaborazione traduttoria di versi del panegirista del V secolo d. C. Sidonio Apollinare. Vi si tratta della nascita del giorno e del suo splendido corteo di promesse aurorali, con la luce che illumina il mondo e si compiace della sua regalità cosmica. Leggi il seguito di questo post »
Giacomo Trinci, Transiti
Posted 23/12/2022
on:Giacomo Trinci, Transiti
Luca Sossella editore, 2021
di Paolo Testone
La scrittura poetica di Trinci si colloca nella prospettiva ideologica delle avanguardie novecentesche che hanno dichiarato guerra a una realtà alienante agendo sulle forme della comunicazione. Rivolgendosi a un mondo di giovani smarriti nel deserto e nella «piatta amorfità» del presente, eppure ispirati da una «misteriosa negligenza» che rivela la ricerca di altro, il poeta sembra voler offrire una via di uscita, «una lingua che scalda il mio disordine in vista di un nuovo ordine». Siamo di fronte a un atteggiamento di denuncia sociale animata da propositi palingenetici. Questo implica la resa dei conti con lo squallore e la prospettiva di un suo superamento, per cui è necessario attingere al magma, a un disordine per il quale il barbone della filippica pasquale «diceva il dire, non il detto prima». Leggi il seguito di questo post »
Raffaele La Capria, Cent’anni di impazienza. Un’autobiografia letteraria
Minimum Fax, Roma 2022
di Sergio D’Amaro
L’uscita tempestiva di Cent’anni di impazienza. Un’autobiografia letteraria (pref. di Emanuele Trevi, intr. di Raffaele Manica, omaggio di Alfonso Berardinelli, Minimum Fax, pp. 193, € 13) proprio a ridosso della morte avvenuta nel giugno scorso, fissa in una sorta di testamento la lunga parabola umana e artistica di Raffaele La Capria. È la nuova edizione di Cinquant’anni di false partenze e aggiorna l’altro libro quasi omonimo edito dieci anni fa allo scadere dei suoi novant’anni. Leggi il seguito di questo post »
Giacomo Leronni, Scrittura come ciglio
Posted 15/11/2022
on:Giacomo Leronni, Scrittura come ciglio
puntoacapo, Novi Ligure 2019
di Esther Celiberti
Testi enigmatici, a chiave, sono i versi di Scrittura come ciglio, isole di significanti che racchiudono sfide, contenute tenzoni. La continua presenza di ossimori, le figurate antitesi dipingono una dialettica di ascesa e caduta. Misteri semantici si addensano intorno alle ricorrenti immagini del ciglio, del vortice, della polvere, del nulla. E certo per Leronni ciò che si vede non è mai solo ciò che si vede. L’identità è in bilico, tra dubbi e incertezze, «bisogna disabituarsi / dividersi, frangersi», tutto è frammento, «minutaglia di spore / e destini tranciati», è la lezione di Eliot in The waste land. Leggi il seguito di questo post »
Pietro Civitareale, Quasce na storia
Posted 22/10/2022
on:Pietro Civitareale, Quasce na storia
Edizioni Menabò, Ortona 2022
di Paolo Testone
La voce del poeta sembra il corrispettivo del Ruscignole, che ogni mattina porta nel dormiveglia il ricordo di un’altra epoca: «me repuorte tra lu sunne / lu recorde de n’atra età». È come una canzone che sospira e si dondola nell’aria, alla maniera delle onde del mare: «Se sente susperà / pe’ l’arie na canzone: / è l’onde de lu mare / che sta sempre a nazzecà». Queste immagini terse, levigante e delicatamente modulate evidenziano un tratto significativo della produzione in versi di Pietro Civitareale, studioso, critico e poeta sia in lingua che in dialetto. Quasce na storia, che è la sua sesta raccolta in dialetto abruzzese, riunisce testi inediti scritti tra il 1953 e il 2021, offrendo, in prospettiva diacronica, un ritratto complessivo di un mondo poetico. Leggi il seguito di questo post »
Anna Santoliquido, Il Battista
Posted 22/10/2022
on:Anna Santoliquido, Il Battista
Nemapress, Alghero-Roma 2022
di Daniele Maria Pegorari
Scritto su commissione dell’italianista Ettore Catalano (per l’occasione anche regista) nell’ormai lontano 1998 e rappresentato a Mesagne (Br) in occasione dell’Epifania dell’anno seguente, Il Battista è finora l’unico testo teatrale della nota poetessa e promotrice culturale Anna Santoliquido. La pièce ha visto finalmente (e giustamente) la luce editoriale, con preziosi disegni di Michele Damiani e una prefazione dello stesso Catalano, in una versione bilingue, grazie alla traduzione inglese di Janet Mary Wing. È un dramma lieve, composto (secondo la contrainte del committente) da due brevi atti, eppure esso restituisce tutta la densità di una sacra rappresentazione, attraverso l’interazione fra pochi personaggi iconici e ben caratterizzati e un coro a cui – come da convenzione – sono affidati gli accenti più lirici e meditativi. Come pure al teatro antico (addirittura greco) rinvia la scelta di non mostrare in scena il supplizio di Giovanni Battista, ma di farlo avvenire «dietro le quinte», da cui «giungono urla strazianti» (p. 28). Leggi il seguito di questo post »
Antonio Aprile, Lo Spettro del Flamenco
Idea Press, New York 2021
Di Giuseppe Gentile
Gli Spettri rappresentano la parte più recondita del nostro umore. Ci seguono fin da bambini, prima i mostri nell’armadio della nostra cameretta, poi la paura delle streghe, fino alle ombre che si fanno strada fra le fioche luci della notte, quelle che sembrano coprire le stelle e ci fanno paura. Pur conoscendo la loro forma, i Ghostbusters non sono di questo mondo e i fantasmi, i nostri fantasmi, non vengono mai sconfitti fino in fondo: quando non li vediamo più non vuol dire che siano svaniti nel nulla, ma che abbiamo semplicemente imparato a convivere con loro fino a farli diventare l’eco dello sgocciolìo di una fontana malata, una farfalla che lentamente si posa sulla nostra spalla. A poco a poco le fantasie divengono realtà, la giovinezza diviene ragionamento, maturità, saggezza. Leggi il seguito di questo post »
Stefano Carrai, Equinozio
Posted 01/10/2022
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Stefano Carrai, Equinozio
Industria & Letteratura, Massa 2021
di Daniele Maria Pegorari
Dopo l’affermazione al Premio Viareggio 2017 con La traversata del Gobi (Aragno), Stefano Carrai conferma il suo talento lirico con Equinozio, affidato alle cure di un editore ancora poco blasonato, ma sicuro e coerente nelle scelte di catalogo. Mi pare emerga anche con questo nuovo volume di Carrai una linea di scrittura che torna alla franchezza della lingua e alla virtuale tangibilità delle cose, abbandonando l’enigmistica di troppa poesia contemporanea (ma è poi davvero ancora ‘contemporanea’?) e sfidando l’ovvietà della vita con gli strumenti di una parola che vuole, nonostante tutto, cantarla ancora. Carrai è poeta notevolissimo quando perlustra i sentieri della memoria – una memoria individuale che si fa agevolmente generazionale –, mentre guarda ai sogni, alle speranze, ai ‘riti di iniziazione’, agli incontri prima appassionati e poi sbiaditi da quel punto d’osservazione della vita che è la mezza età, dove la solarità della giovinezza è pareggiata dal ripiegamento verso l’oscurità: un equinozio, per l’appunto, e sarà quello autunnale, che mette fine all’estate esplosiva della vita e acquieta il soggetto nella contemplazione di sé e della storia. Leggi il seguito di questo post »
di Lino Angiuli
Bisognerebbe avere il coraggio, una buona volta, di introdurre ufficialmente, tra gli attrezzi critici, anche quegli “strumenti umani” che aiutano a intraprendere il viaggio dentro un libro come fosse la tappa di una relazione interpersonale che preveda anche amicizia e gratitudine nei confronti sia del libro che del suo autore.
Decidersi, pertanto, a rinunciare a quell’atteggiamento assai diffuso, che, per timore di compromissione, tende a creare una distanza di sicurezza, una sorta di cordone sterilizzante, tra chi scrive e chi legge, finendo così per inibire il necessario coinvolgimento emotivo che dovrebbe presiedere all’atto della lettura ovvero a quella particolare esperienza capace di offrire sia al lettore che al libro uno speciale passaporto per il reciproco attraversamento. Qualcosa di più dell’empatia, quindi, poiché questo atteggiamento comporta non solo il “con-prendere” ma anche il “lasciarsi con-prendere”, nel segno di un abbandono che, a ben vedere, è il contrario della equidistanza critica.
In linea con questo assunto, passiamo a segnalare tre libri di altrettanti autori vicini a «incroci»: cosa che facciamo in spirito di amicizia e con animo grato per le ragioni di seguito annotate. Leggi il seguito di questo post »
Vito Teti, La restanza
Posted 10/09/2022
on:Vito Teti, La restanza
Einaudi, Torino 2022
di Sergio D’Amaro
Tutto si coniuga sui verbi onnicomprensivi restare/partire. Dentro ci sono molte cose e molti riferimenti che ormai sembrano appartenere a tempi antidiluviani: paese, patria, esilio, lentezza, nostalgia, ad esempio, e tutto ciò che non si fa più con calma, attenzione, dedizione, sacrificio, indulgenza, affetto. Non è la trama di un nuovo vangelo o il ritorno reazionario ad un passato anche più difficile di oggi, ma è l’invito del libro di Vito Teti, La restanza, or ora congedato da Einaudi (pp. 168, € 13). Il termine ‘’restanza’’ è un neologismo probabilmente esemplato su partenza (o lontananza), ma vuole sottolineare più che la condizione di rimanere in un luogo, la dedizione a ciò che resta di un luogo: cioè la sua cura, la sua riscoperta e valorizzazione. È questo anche l’argomento, in fondo, dall’autore già affrontato in suoi precedenti lavori come il più esplicito Quel che resta di qualche anno prima. Leggi il seguito di questo post »
Michele Marino, Una vita nel palazzo.
Posted 10/09/2022
on:Michele Marino, Una vita nel palazzo.
Autobiografia. Reportage di un “inviato speciale”.
Gangemi Editore, Roma 2022
di Carmine Tedeschi
Inutile cercare in un libro di tal fatta lenocini letterari; penso che l’Autore non abbia neanche avuto l’intenzione di usarne. Tutto l’interesse che il lettore può trovarvi sta nel contenuto puro e semplice, che in modo chiaro e schietto viene esposto mettendo in fila i momenti salienti di una carriera non comune, in un posto non comune, in mezzo a personaggi non comuni. Aggiungerei: attraverso momenti storici non proprio di ordinaria amministrazione. Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Cinà, L’àrbulu nostru
Posted 10/09/2022
on:Giuseppe Cinà, L’àrbulu nostru. Il nostro albero.
La Vita Felice, Milano 2022
di Pasquale Vitagliano
Li carrubi spunàvanu cchiossà sularini/ nna la màcchia, a la campìa luntanu/ unni avìa carutu la simenza/ l’alivi no (I carrubi crescevano per lo più solitari/ nella macchia, nei pianori lontani/ ov’era caduto il seme/ gli ulivi no). Scrivendo di questa raccolta di poesie in siciliano di Giuseppe Cinà, vorrei soffermarmi sulla funzione, più che sulla struttura, della lingua scelta. Che il dialetto sia la lingua materna, come Pier Paolo Pasolini precisò nella sua esordiente analisi poetica, ovvero sia espressione dell’Heimat dell’autore, contrapposta alla Vaterland, che sia cioè la parola del luogo-dell’infanzia più che della terra-del-padre, quale dimensione collettiva e sovraordinata, se ne è discusso e scritto molto. Poco, azzarderei, si potrebbe aggiungere di nuovo e davvero interessante. Più stimolante, invece, potrebbe derivarne una riflessione che scaturisca da un altro punto di vista e da una inedita (per la poesia) domanda. Perché scrivere in dialetto, con quale funzione (ammettendo che la poesia, ontologicamente inutile, possa anche non intenzionalmente assolvere ad un qualche bisogno)? Leggi il seguito di questo post »
Antonia Abbattista Finocchiaro, Quando è tempo di Puglia
Grafica&Arte, Bergamo 2015
di Carmine Tedeschi
Di romanzi storici, di quelli con tutti i tratti distintivi del genere, non se ne vedono molti sul mercato editoriale in questi ultimi anni, dato il calo dei lettori appassionati di certe storie. Ma anche perché è facile immaginare quali e quante ricerche richiedano quei romanzi, quanti dati e cronologie da far quadrare, quanto acume letterario e accortezza compositiva nell’innestare una storia di immaginazione in un degno e preciso contesto. Ciò, almeno, se si vogliono evitare accostamenti strampalati e arrivare a un prodotto finito degno della sua tradizione. Cruccio che, si ricorderà, era già del Manzoni, quando il genere doveva ancora nascere nella letteratura italiana. Molto meno laborioso, non solo per l’autore ma anche per il lettore, sviluppare e seguire una vicenda di pura invenzione ambientata nella contemporaneità. Leggi il seguito di questo post »
Marcella Olschki, Terza liceo 1939
Posted 19/08/2022
on:Marcella Olschki, Terza liceo 1939
Premessa di Daniele Olschki, prefazione di Piero Calamandrei
Olschki, Firenze 2022
di Sergio D’Amaro
Esce in nuova edizione Terza liceo di Marcella Olschki, figlia minore con Alessandro del famoso editore fiorentino. È un delizioso, nostalgico, ironico racconto della giovinezza trascorsa tra i banchi dell’ultimo anno di un liceo fascista. Se non fosse per certi riferimenti puntualmente storici, si potrebbe dire il racconto che ciascuno di noi conserva nella sua memoria scolastica. C’è l’esperienza di una coscienza che sta per sbocciare in tutto il suo vigore e che si misura con i caratteri e i comportamenti dei propri coetanei che hanno condiviso la stessa sorte appena prima che scoppiasse la terribile guerra. Leggi il seguito di questo post »
Francesco Elios Coviello, L’oltranza
Posted 19/08/2022
on:Francesco Elios Coviello, L’oltranza
RP Libri, San Giorgio del Sannio 2022
di Antonio Lillo
Opera prima di Francesco Elios Coviello, classe 1994, pubblicata da Rita Pacilio nella collana diretta da Antonio Bux, L’oltranza si presenta con un titolo di forte impatto e significato (oltranza = eccesso, esagerazione) per un’opera tutto sommato gestita con perfetto uso della misura. Ventiquattro composizioni in tutto, che solo in un caso superano la lunghezza di una pagina, accomunate dalla grandissima coerenza formale e di tono e da un verso libero fortemente ritmico e musicale («Un mese è passato e sono ancora con un cuore / a scaglie. L’ho avvistato sul clivo l’ho snodato / per chili e chili di puerpere e sbatte sbatte / gli infissi piegati il metallo corrugato», p.11) con utilizzo costante dell’enjambement e delle rime interne che più che artifizio retorico sono concreta necessità di non esaurire il discorso e trascinarlo in un continuo e teso movimento interno/esterno («seppellirsi, andare / al guado notturno, ma da / spettatore», p.27). Leggi il seguito di questo post »
Rocco Della Corte, STORIA DI ETTORE L.
Posted 31/07/2022
on:Rocco Della Corte, STORIA DI ETTORE L.
Scatole Parlanti, Viterbo 2001
di Sara Notaristefano
Un po’ di Leopardi, quello delle Operette morali; il Pirandello del saggio sull’Umorismo; Achille Campanile e, in particolar modo, Italo Svevo, che campeggia anche nell’esergo del volume, sono le voci eccellenti presenti nei dodici racconti della raccolta Storia di Ettore L.; voci che tendiamo a percepire come l’eco di un passato letterario ormai considerato “classico”. Eppure questa eco ci raggiunge con rinnovata freschezza attraverso la penna di Rocco Della Corte, che si è brillantemente cimentato con la narrativa, dopo anni dedicati alla saggistica e allo studio di figure come quella, appunto, di Achille Campanile, su cui ha scritto L’umorismo cosmico (Atlantide, 2019). Leggi il seguito di questo post »
Alfonso Berardinelli, Giornalismo culturale. Un’introduzione al millennio breve
Posted 31/07/2022
on:Alfonso Berardinelli, Giornalismo culturale. Un’introduzione al millennio breve (a cura di Marianna Comitangelo e Giacomo Pontremoli)
Il Saggiatore, Milano 2021
di Sergio D’Amaro
Piace del critico Alfonso Berardinelli l’essere costantemente controcorrente e generoso di inedite visuali sul mondo contemporaneo. Egli non s’interessa soltanto di letteratura, ma coinvolge nel suo sguardo la tridimensionalità delle analisi unita attentamente alla quarta dimensione del tempo, dell’epoca cioè che correndo con i suoi calendari disegna in modo instancabile gli scenari che avvolgono lo sviluppo delle comunità. Piace quella conversazione mai interrotta, quel suo tracciare percorsi molteplici nel campo sempre aperto della letteratura e della critica della cultura, quei suoi pezzi che paiono dei reportage sulle battaglie in campo. Leggi il seguito di questo post »
Franco Sepe, Naufragi in acque di porto. Trypticon insanae mentis
Plumelia edizioni, Bagheria 2021
di Crescenzo Fiore
Forse bisognerebbe chiedersi come giungono sino a noi alcuni libri, non quelli che per mestiere compulsiamo quotidianamente, bensì quelli che giungono inaspettati, caso o dono che siano. Sono, in genere, libri strani che se ne stanno incerti tra tavolo e scaffali, come se non sapessero dove collocarsi nella incerta mappa della biblioteca. I più “pericolosi”, almeno per me, sono i libri di poesia: mi trascinano in gorghi di parole che mi lasciano stupefatto, letteralmente. Leggi il seguito di questo post »
Nelvia Di Monte, Sence presse
Posted 18/06/2022
on:Nelvia Di Monte, Sence presse
Cofine, Roma 2022
di Paolo Testone
Intrecciare versi come fa la Tessitrice (che è in primis la Natura, ma, in fondo, come sua emanazione, la Poesia stessa), mescolare sapientemente i colori, «a meti dongje i colôrs», in modo da produrre diverse tonalità – il celeste combinato col grigio d’una serata d’inverno, l’arancio e il giallo che schiudono la primavera («Il celest / cun tun grîs di seris d’unviâr, naranç / e zâl par viargi lis bielis stagjon»), sono elementi costitutivi di un inno alla Luce, che la scienza contemporanea induce a pensare come un lampo tra due oscurità – quella originaria e quella finale, che si compirà nel momento in cui tutte le galassie collasseranno in buchi neri. E questo tanto nell’ottica di un laico Big Bang quanto di un divino Fiat lux. Leggi il seguito di questo post »
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Maria Grazia Nappa, La grazia degli invisibili
Capire, Forlì 2021
di Germana Dragonieri
Dopo Le brutture dei cuori scalzi (Aletheia, 2018) e Nata intera (La Gru, 2018), con La grazia degli invisibili Maria Grazia Nappa (Caserta, 1985) ci offre una luminosa scheggia della sua poetica, intessendo un breve e vivo dialogo in versi con la poetessa Claudia Ruggeri, nata a Napoli nel 1967 e morta suicida a Lecce nel 1996, a soli ventinove anni. La vicenda biografica e poetica di Claudia, menzionata esplicitamente sin dalla “Nota introduttiva” quale fonte di ispirazione e di luce, pervade e accompagna l’ultimo libro di Nappa dal principio alla fine, facendosene ipotesto, filo vibrante di continuità e intenzione poetica profonda. A lei, a Claudia, Nappa chiede di esserle compagna nel volo del poetare, come ribadisce nella premessa («Con lei, mi incammino nel volo: nel vuoto dissetante della poesia») e, in forma oniricamente esortativa, nella poesia Troppo trattenuta («Incamminiamoci insieme nel volo: / nel vuoto dissetante della poesia»). Leggi il seguito di questo post »
PIERANGELA ROSSI, Gli oggetti e l’aria intorno
Il Convivio, 2022
di Esther Celiberti
Se è vero, per rifarsi ad Aby Warburg, che il buon Dio abita nei dettagli, i testi di Pierangela Rossi costituiscono una vera e propria fenomenologia lirica del quotidiano. Gli oggetti e l’aria intorno ad essi sono dipinti come nella pittura fiamminga che traccia il colore dell’atmosfera. Gli oggetti, ovunque disseminati, mutano, se cambiano posto o direzione possono rappresentare un rischio, una minaccia. E non è solo lo sguardo della poetessa a trasfigurarli ma l’onnipresente folletto che crea squilibri e pericoli. Diversamente dal ruolo dell’aiutante magico, questo sovversivo Odradek scompiglia le cose. Il Puck di turno fa dispetti, è irriverente: “Chi capisce o non capisce/il linguaggio/degli oggetti spostati?”. Gli oggetti parlano delineando una segnaletica emotiva. Come nelle Botteghe color cannella di Bruno Schulz si animano. I versi inscenano le loro baruffe, la ridda tra umano e non umano. “I coprisedie hanno tanti occhietti aperti/minutissimi, se li guardi come occhi/ti prende la vertigine di alta montagna”, affiorano gli scherzi della percezione in questo testo programmatico che sembra ricalcare le linee del realismo magico e porsi dinanzi al reale con incanto e stupore. Leggi il seguito di questo post »
Lucio Zinna, Le ore salvate
Posted 19/05/2022
on:Lucio Zinna, Le ore salvate
Thule, Palermo 2020
di Pasquale Vitagliano
Sanno/ di altre strade e altro vento/ di percorsi sghembi/ dai fossati impraticabili/ e li attraversano/ perché sia tutto tentato/ ogni viaggio sempre/ nel verso del verso. Il viaggio poetico di Lucio Zinna viene da lontano e indica un cammino impervio ma ineludibile. Tutti i poeti hanno intrapreso questa via. Scrive Federico Garcia Lorca che i poeti sanno che ogni sentiero è impossibile, per questo lo percorrono nella notte con calma. Cosa bisogna portarsi dietro? Cosa salvare in questo errare permanente? Se stiamo al titolo di questo ultimo libro, Le ore salvate (Thule, 2020), che raccoglie in tre sezioni la produzione poetica del decennio 2009-2019, il poeta vorrebbe salvare il tempo. Leggi il seguito di questo post »
Mario Rondi, Avventure di un seduttore mancato
Genesi Editrice, Torino, 2021
di Carmine Tedeschi
Il singolare del titolo (“un seduttore”) è buona spia della centripetazione tipologica delle gesta, o meglio dei “conati” seduttorii messi in atto dai protagonisti di questi ventisei racconti. Ventisei personaggi comprimibili in un solo tipo: quello dell’uomo senza qualità. A proposito del quale è inevitabile correre col pensiero, non solo a Musil, ma a gran parte della narrativa primo-novecentesca, che segnò una svolta irreversibile nella letteratura europea. Leggi il seguito di questo post »
Grazia Stella Elia, I paràule di tatarànne /Le parole degli antenati
Prefazione di Daniele Maria Pegorari
FaLvision, Bari 2021
di Maria Rosaria Cesareo
Da poco in libreria per i tipi della barese FaLvision, nella collana Polychromos, I paràule di tatarànne, l’ultimo lavoro in versi di Grazia Stella Elia, poetessa di lungo corso, demologa, cultrice del dialetto casalino ‒ la linguamadre di Trinitapoli (BAT) ‒ mirabilmente espresso in questa silloge. Leggi il seguito di questo post »
James Joyce, Ulisse, a cura di Enrico Terrinoni
Bompiani, Milano 2021
di Sergio D’Amaro
Correva il 2 febbraio 1922 e la libreria Shakespeare & Company di Sylvia Beach sita al numero 12 di Rue de l’Odéon a Parigi esponeva le copie di Ulysses dello scrittore irlandese James Joyce, nato esattamente quarant’anni prima nello stesso giorno e nello stesso mese, lanciando il suo nome nella galassia della letteratura mondiale. Joyce credeva nelle combinazioni cabalistiche e la coincidenza col suo venire al mondo aveva per lui un significato latamente apocalittico, si aspettava che la sua opera fosse la rinnovata certezza di Luigi XIV: après moi le déluge. E fu in un certo senso così, giacché il ‘’maledettissimo romanzaccione’’, come lo stesso autore lo etichettò, riesce ancora dopo un secolo dalla sua uscita a stupire e a mostrare evidente quell’effetto inestinguibile di ‘’marea’’ che è la metafora più pregnante per indicare il flusso e riflusso continuo di un’avventura narrativa impegnata epicamente, ma anche ironicamente, con l’insaziabile movimento della metamorfosi. Ulysses è davvero il non plus ultra del rapporto tra linguaggio e realtà in quell’andare a disturbare tutti i confini, gli abissi, i buchi neri della condizione esistenziale e del fitto mistero che continua a circondare l’essenza del mondo. Non a caso uno degli episodi cardinali dell’opera prende nome da Proteo, il dio inafferrabile che sfugge ad ogni forma definita e rimanda nelle sue poliedriche sfaccettature all’indeterminabile aspetto delle cose che ci circondano e ai labirinti scavati nel cervello umano. Leggi il seguito di questo post »
Mario Selvaggio, Alchimie poetiche. Traduzioni.
Ed. L’Harmattan, Parigi – AGA, Alberobello – 2020
di Carmine Tedeschi
È esperienza nota: leggere la traduzione d’un testo letterario, disponendo dell’originale a fronte e conoscendo la lingua di partenza, ti costringe a sorvegliare con gli occhi ogni rigo, come gli spettatori che seguono la pallina durante una partita di tennis. Sinistra-destra, destra-sinistra. Dopo un po’ ti accorgi che non è soltanto il senso in sé a interessarti, ma anche le scelte del traduttore. Puntualmente ti chiedi cosa avresti scelto tu, in quel certo passo in cui magari il traduttore si è preso la sua libertà allontanandosi dall’originale. In altri termini, finisci per farti la stessa domanda di sempre sul modo di tradurre: meglio che prevalga la fedeltà al dettato originale o al messaggio in esso contenuto? Leggi il seguito di questo post »
Lirio Abbate, Faccia da mostro
Posted 15/04/2022
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Lirio Abbate, Faccia da mostro
Rizzoli, Milano 2021
di Giuseppe Gentile
Sin dall’unità d’Italia la nostra penisola ha vissuto periodi a metà fra lampante e nascosto, senza alcuna via di mezzo, soprattutto se pensiamo a quel particolare momento che parte dagli anni Settanta col terrorismo rosso e nero, finendo alle continue sentenze che attestano in maniera ormai inequivocabile la collaborazione di una parte, o parti, dello stato (con la lettera minuscola) con la criminalità organizzata di qualsivoglia genere. Ecco che, essendo tutto parte di un complesso disegno storico governato da chissà chi, gli uomini ne diventano i principali attori. Sarebbe semplice, a questo punto, pensare ai cavalieri del bene che combattono contro quelli del male; vi è tuttavia una terza categoria di umano che si insinua fra le pieghe di questo eterno dualismo: i buoni travestiti da cattivi e viceversa o, peggio ancora, i cattivi che vengono scambiati per buoni senza servirsi di travestimento alcuno, quelle pecore che a causa di un imponderabile scherzo del destino sono anche lupi. Uno di questi loschi figuri, riconosciuti di fatto dal ‘cronico’ susseguirsi degli eventi e dei processi, sempre tuttavia al riparo da condanne, è tale Giovanni Aiello che diviene, attraverso varie e cupe collaborazioni, uno dei personaggi più ambigui della nostra storia, diviso fra polizia, servizi segreti, terrorismo, mafia, ‘ndrangheta e chi più ne ha più ne metta. Leggi il seguito di questo post »
Riccardo Frolloni, Corpo striato
Posted 26/03/2022
on:Riccardo Frolloni, Corpo striato
Industria & Letteratura, Massa 2021
di Sara Notaristefano
Strettamente connesso alla corteccia cerebrale è il corpo striato, responsabile del controllo dei movimenti volontari, componente del sistema dei nuclei della base che dà il titolo a quest’opera di Riccardo Frolloni. Chi legge viene immerso in quello che potrebbe sembrare di primo acchito il processo di elaborazione di un lutto: perno attorno al quale ruotano i componimenti è infatti il padre morto, figura fondamentale per l’autore («Se mio padre dice anima allora io ci credo» si legge in movimenti VII), al quale è esplicitamente dedicata l’opera. In realtà, Frolloni, senza cedere alla tentazione di abbandonarsi all’elegia, attiva un autentico processo “religioso”, aggettivo da ricondurre all’atto di re-ligare, riannodare, rimettere insieme. Il poeta intende ricongiungere i fili di un senso frantumato dalla perdita per costruirne uno nuovo: la sapiente alternanza di sogni, materiali e movimenti costituisce non solo l’articolazione dell’opera ma anche l’impalcatura del nuovo legame con un padre-dio («non avevo dio prima del padre», si legge in movimenti II), un legame che intende travalicare i limiti spazio-temporali entro i quali l’esistenza è circoscritta. Leggi il seguito di questo post »
Andrea Genovese, Idilli di Messina
Posted 26/03/2022
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Andrea Genovese, Idilli di Messina
Ed. Pungitopo, 2021
di Carmine Tedeschi
Nel gustoso articolo di apertura dell’ultimo numero di Robinson (n. 268; 22 gennaio 2022) dal titolo Giovanni Verga ora scriverebbe Mastro don Bezos, Francesco Merlo così scrive: «Si portano sempre appresso la Sicilia, questi grandi siciliani, e trovano nel mondo, vale a dire nella geografia, la metafora della storia che avevano già in testa. E qualche volta accade il contrario: portano il mondo dentro la Sicilia.» Una riflessione che si attaglia come un perfetto prodotto sartoriale a questa raccolta di liriche, si direbbe riassuntiva, di Andrea Genovese. Leggi il seguito di questo post »
- In: arte | poesia | recensioni
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Lino Angiuli, Teo de Palma, duemilaventidue un altro anno
quorumedizioni, Bari 2021
di Claudio Toscani
“…con la penna l’uno, col pennello l’altro…”: ci provano. Uno scrittore e un pittore ci fanno gli auguri per l’anno che viene, un 2022 quasi in rima con sé stesso ribadendo un numero per ben tre volte, fino a pensarne possibili combines per una puntata d’azzardo in casa da gioco. Poeta uno e artista l’altro a gestire un simpatico, affettuoso gesto d’amicizia, anche perché dodici sono i testi e dodici le illustrazioni per ognuno di loro, dodici i versi di ogni testo e dodici le sillabe di ogni verso. Un cordiale recinto creativo per coltivarvi momenti e sentimenti di umanità e natura, in linea con il parallelo fervore dei suoi ideatori: Angiuli, intangibile guida di quel che fu il fondativo avvento e ora è il crescente ruolo identitario di una delle territoriali espressività poetiche d’Italia più ricche d’incroci storico-culturali, artistici, linguistici; de Palma, maestro d’intrigante grafismo disegnativo tra acquerelli, cere, ruggini, carte e spaghi e filigrane terrose calate in arte e stile per inquiete magie tra futuribili e protomorfe. Leggi il seguito di questo post »
Due libri su Anna Santoliquido
Posted 06/03/2022
on:- In: recensioni | saggistica
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Lorenzo Spurio, La ragazza di via Meridionale, Nemapress, Roma 2021
Licia Grillo, Multas per gentes, FaLvision, Bari 2021
di Filippo Casanova
I due studi critici dedicati alla poetessa di origine lucana Anna Santoliquido (1948), pubblicati entrambi nel 2021, si pongono, a mio avviso, come un momento cruciale per la critica letteraria sul Mezzogiorno e, in particolare, sulla poesia, troppo spesso compressa dall’uso consumistico dell’arte. Cominciamo dal saggio di Lorenzo Spurio, La ragazza di via Meridionale. Percorsi critici sulla poesia di Anna Santoliquido, nel quale la poesia della Santoliquido trova spazio in quella che è, a ben vedere, la sola dimensione che le appartiene e che potremmo definire un segreto giardino che dal sé guarda al mondo. L’attenzione critica di Spurio, esplicata con chiarezza e precisione e impreziosita da un’intervista posta in caudam al testo, propone un percorso di lettura dell’opera poetica della Santoliquido, trasmettendo soprattutto la forza poetica che dal verso si comunica attraverso una graduale e moderna catabasi del lettore, il quale si ritrova, dapprima quasi inavvertitamente e poi con piena coscienza, al centro di un mondo composto da differenti universi. È certamente un meccanismo di non semplice costruzione, che non si presta a una semplice enunciazione e spiegazione teorica, tuttavia critico e poeta, nel libro di Spurio, si incontrano e pare parlino la stessa lingua, vivano la stessa esperienza, guardino al mondo dalla stessa prospettiva, al mondo ritornando e alla vita di ogni uomo. Leggi il seguito di questo post »
Carlo Picca, Sandro Penna. Il Poeta del risveglio.
FalVision, Bari 2017
di Giuseppe Gentile
Fin dalla notte dei tempi il genere umano ha sempre avuto l’esigenza di comunicare i propri pensieri e le proprie sensazioni attraverso suoni, che poi sono diventate parola, una parola che poco a poco, a seconda dei vari periodi storico-letterari, si è fatta sempre più complessa, fino a diventare molto spesso un orpello senza valore. Ma in un particolare momento, fortunatamente, ha fatto la sua entrata in scena una tipologia di poeti che hanno iniziato a concepire un nuovo modo di trasmettere le vibrazioni del proprio cuore e della propria mente. Hanno compreso che non è necessario inondare i fogli di carta di aggettivi o verbi con un particolare significato, iniziando a utilizzare le lettere in maniera elementare, quasi come le utilizzerebbe un pastore al cospetto della Luna, mettendoci del loro, unendo tutto attraverso il loro genio. Non si tratta, è ovvio, di una conquista semplice. Al contrario è un procedimento lungo e complesso, alla base del quale si fa strada il principio stesso dell’arte, in qualsiasi forma essa venga espressa. Leggi il seguito di questo post »
Antonio Lillo, Il nemico sbagliato
Posted 19/02/2022
on:Antonio Lillo, Il nemico sbagliato
Pietre Vive, Locorotondo 2021
di Pasquale Vitagliano
Con la sua ultima raccolta, Il nemico sbagliato, Edizioni Pietre Vive, Antonio Lillo ci stupisce per il suo passo doppio di editore e poeta, anzi, meglio, poetaeditore, come scrive egli stesso. Soprattutto, per la leggerezza con cui egli danza (e sorride) su un mappamondo che sembra dover esplodere da un momento all’altro. Poi, per il carattere proteiforme della sua prosodia e della sua ispirazione. Versi brevi, endecasillabi, distici e quartine; d’altro canto, realismo terminale, epigrammi, poesia-in-prosa. Anche l’io poetico risulta frantumato, anzi, direi diffuso. Si sente un venticello pessoiano che ci fa leggere questo inatteso libro come l’opera di una moltitudine e l’autore quale un eteronomo sia dell’editore che del poeta. Infatti, il testo è un corpo, un fusto nel mondo vegetale, che si è formato con apprensioni testuali, applicazioni poetiche, citazioni e innesti. Ho soccorso un lombrico./ Quasi fossi entrato anch’io/ nella poesia// della Lamarque. Sembra che, per deformazione professionale dell’autore, questo libro sia stato realizzato come l’in-folio di una biblioteca personale, affollata di altri autori, poeti e non solo che, a loro volta, potrebbero finire per essere scambiati con altrettanti eteronomi. …Tersa morte dovresti averlo./ Sarà l’ultimo suo libro, è certo./ Mario dal buio non ritorna»./ Me lo diceva una ragazza in libreria/ riparati dietro uno scaffale. Leggi il seguito di questo post »
Laura D’Arpe, Mare. Emozioni
Posted 05/02/2022
on:Laura D’Arpe, Mare. Emozioni
Edizioni Grifo, Lecce 2020
di Emilio Filieri
Il nuovo libro della poetessa salentina Laura D’Arpe ha per titolo Mare. Emozioni; già docente di letteratura italiana e latina nei Licei, la D’Arpe è alla sua quindicesima pubblicazione e fra le precedenti vale citare almeno La quinta stagione (Firenze Libri 1989), Le tre vite (Congedo, Galatina 1993), Senza Tempo (Milella, Lecce 1995), Ametrica Carmina (Congedo, Galatina 1998), Sìrima (Congedo, Galatina 2001), Iris. Ametrica carmina II (Lupo, Copertino 2014). L’incontro con la poesia sembra favorito dal tema scelto per questa silloge, Mare, a richiamare l’identità di una penisola fra Adriatico e Ionio, ponte verso l’Oriente e approdo degli eroi. Leggi il seguito di questo post »
Nicky Persico, Il volo del pettirosso
Posted 05/02/2022
on:Nicky Persico, Il volo del pettirosso
Les Flâneurs, Bari 2021
di Giuseppe Gentile
La vita nasconde sempre, soprattutto fra le pieghe nascoste del suo larghissimo mantello, i dettagli che la rendono interessante e piena di passione. Questo vale per tutti, anche per gli uomini e le donne che incontriamo al bar o di sfuggita nella hall di un albergo, per strada o nella cucina di un ristorante. Ed è proprio grazie a tali storie (non ci interessa se inventate o meno) che nascono amori, antipatie, gioie, dolori, sorrisi e pianti, un po’ come accade fra gli atomi che si uniscono e si separano a seconda delle loro affinità col mondo che li circonda. Giusto per fare qualche esempio, ne parlava già Epicuro, a cui poi si aggiunse Lucrezio, fino ad arrivare a Goethe (un fiume di inchiostro che fino ad oggi non ha ancora terminato, e mai lo farà, la sua corsa), tutti filosofi, letterati e intellettuali che, a seconda del loro tempo e delle loro idee, hanno provato a spiegare a noi, uomini comuni, le loro relazioni sempre in bilico fra fusioni e fissioni, crescono e si affievoliscono attraverso processi complessi o semplici, ponderabili o imponderabili. Alla fine, non sarà importante il finale, ma il principio di tutto, la causa generatrice, il momento stesso della creazione, insomma il maledetto o benedetto (ai lettori la sentenza) volo di quel pettirosso. Leggi il seguito di questo post »
Massimo Recalcati, Il grido di Giobbe
Posted 23/01/2022
on:Massimo Recalcati, Il grido di Giobbe
Einaudi, Torino 2021
di Laura Carnevale
Ringraziamo Laura Carnevale, professore di Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università di Bari – autrice, fra l’altro, dei libri Giobbe dall’antichità al Medioevo. Testi, tradizioni, immagini (2010) e Obbedienza di Abramo e sacrificio di Isacco. La ricezione di un racconto violento tra giudaismo e cristianesimo antico (2020) – per questa analisi del recente saggio che lo psicanalista Massimo Recalcati ha dedicato a una delle più dibattute figure dell’Antico Testamento.
Dopo Carl Gustav Jung, Recalcati è – a quanto mi consta – il secondo psicoterapeuta che sceglie di scrivere sul Libro di Giobbe. Se Jung pubblicava la sua Risposta a Giobbe nell’immediato secondo dopoguerra (1952), il volume di Recalcati reca come data di stampa il maggio 2021: momento in cui la seconda ondata della pandemia da Covid-19 accennava finalmente ad allentare la morsa. La contingenza storica era dunque assai favorevole affinché un pubblico più ampio rispetto a quello dei soli addetti ai lavori potesse essere spinto a meditare sulla vicenda di dolore, malattia e guarigione del giusto sofferente per eccellenza, Giobbe, presentato nel primo versetto dell’omonimo libro biblico non come un ebreo, ma come uno straniero (della «terra di Uz»), nondimeno «integro e retto, timoroso di Dio e alieno dal male». Leggi il seguito di questo post »
Sara Notaristefano, La composizione del grigio
Divergenze, Belgioioso (PV) 2021
di Daniele Maria Pegorari
Una linea di analisi in famiglia (per dirla con un romanzo di Maria Marcone che ebbe grande ribalta nazionale negli anni Settanta) tutta al femminile – una madre, una zia, una figlia, una nipotina – con alcuni personaggi maschili a fare, se non proprio da spalla, quanto meno da strumento di quell’analisi, da tavolo di laboratorio: il padre, lo zio acquisito, il primo datore di lavoro della protagonista, il marito di lei, poi sostituito, dopo il divorzio, da uno sbiaditissimo compagno (questo sì solo una comparsa). Non ne conosciamo i nomi perché l’autrice si rifiuta di contrassegnare i suoi personaggi con una convenzione sociale, una scelta peraltro spiegata in una breve nota di apertura, che rinvia al modello dei Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, uno degli autori più amati da Notaristefano. Si tratta, infatti, di sottrarre i personaggi all’imposizione onomastica, come pure alla determinazione geografica (anche i toponimi sono del tutto assenti), per farli essere meno «persone» e più «anime», universali nella loro condizione di sofferenza, di cui qui non interessa tanto la genesi (clinica, biografica, sociologica), quanto la fenomenologia dei comportamenti, delle reazioni, dei linguaggi. Leggi il seguito di questo post »
Enea Roversi, Coleoptera
Posted 23/01/2022
on:- In: poesia | recensioni
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Enea Roversi, Coleoptera
Puntoacapo, Pasturana (AL) 2020
di Francesco Lorusso
Decidere il titolo di un libro è un compito molto importante, poiché ha la funzione di racchiudere, sintetizzare in poche parole, se non con un solo lemma, il nocciolo del suo contenuto e, al tempo stesso, sia incuriosire che suggerire nascostamente una chiave di lettura ai vari livelli sottesi. Questo è quanto ha ottenuto, semplicemente attraverso un termine scientifico, Enea Roversi col titolo del suo ultimo libro di poesie. Con un versificare lungo, dalle rare o inesistenti assonanze (ancor meno rime), Roversi ci porta in un mondo popoloso e anonimo, come quello dei coleotteri, appunto, muovendosi tra larghe e lente inquadrature quasi cinematografiche, caratterizzate dalle forti tinte futuristiche e apocalittiche, in cui si incontrano anime disilluse e stanche. La tensione si sviluppa in uno scenario solitario terreste silenzioso, come in una pellicola di Tarkovsky, al punto che, «mentre il cane abbaia» (p. 12), il poeta riesce a farcelo vedere, pur non riuscendo a sentirlo.
Michela Marzano, Stirpe e vergogna
Posted 09/01/2022
on:Michela Marzano, Stirpe e vergogna
Rizzoli, Milano 2021
di Valeria Traversi
Un libro complesso, forte e pieno di sollecitazioni, quest’ultimo di Michela Marzano, che turba, interroga, mette a disagio e fa reagire. E questo è già un punto a favore dell’autrice e della sua coraggiosa operazione tra scavo psicologico e indagine storica, tra stirpe e vergogna. Quest’ultima è l’antidoto all’oblio e alla reiterazione delle colpe, in quanto sentimento dell’errore, il che fa di questa lettura un percorso di conoscenza privata e storica fra segreti e rivelazioni, passato e presente, scontri e riconciliazioni; e, come tutti i percorsi di conoscenza, deve attraversare la sofferenza, il male e il dolore perché possa diventare fecondo, ossia amore. Leggi il seguito di questo post »
Dominique Jean Paul Stanisci, Equilibrium. Morire non ti salverà
Bertoni, Corciano (PG) 2021
di Chiara Cannito
Dominique Jean Paul Stanisci nasce come autore con due resoconti di viaggi nei memoriali del mondo (Viaggi bianchi e Ancora viaggi bianchi, Aga ed.) per poi affermarsi a livello cinematografico con Una scelta necessaria, docufilm ispirato dai suddetti libri, selezionato tra i migliori documentari a Stoccolma, New York, Parigi, Napoli e Alvsbyn e vincitore come Miglior Documentario del Festival del Cinema di Bruxelles. La metafora della sua vita è il Fiore di loto, titolo di una mostra fotografica da lui curata, ma anche cifra del suo stare al mondo. Il fiore di loto è emblema della sua visione della vita: la purezza (nobiltà d’animo) che affonda le radici nel fango (la violenza). Il fiore di loto è invito all’uomo, soprattutto nei momenti più bui, a farsi testimone proattivo del principio di fratellanza. Durante l’epidemia questa chiave improntata alla costruzione di relazioni sociali, che di fatto erano state interrotte e andavano reinventate, è stata tradotta – parafrasando Giacomo Leopardi – in una lettura «matta e disperatissima» e nella stesura delle «sudate carte» di questo romanzo. Un romanzo distopico per il quale lo scrittore si lascia guidare da numerose serie televisive apparse su Netflix, oltre che dai classici della letteratura e la cui narrazione muove da un terribile virus che uccide gli uomini. Leggi il seguito di questo post »
Francesco Giannoccaro, Torce rosse
Posted 19/12/2021
on:Francesco Giannoccaro, Torce rosse
ExCogita Editore, Milano 2021
di Carmine Tedeschi
Il personaggio del poliziotto dal passato operativo pieno di rischi ma ormai anziano e vicino alla pensione, disilluso e frustrato, messo da parte dai superiori per qualche involontaria falla tra le tante che capitano nel suo mestiere ma che hanno ripercussioni di carriera e di immagine tali da insinuare sottopelle un permanente senso di colpa; il poliziotto minato da incomprensioni familiari, abbandonato dalla moglie o rimasto vedovo (come in questo caso) e quindi solitario, tra vita privata in una casa dove torna malvolentieri e un posto di lavoro maldigerito, in mezzo a colleghi e sottoposti che condividono (e quindi rispecchiano) parte del suo malessere; un poliziotto comunque testardo e deciso ad andare fino in fondo per ineludibile senso di onestà, costi quel che costi: ebbene, un tale profilo di detective non è del tutto nuovo nella ormai pervasiva letteratura poliziesca. Anche nostrana. Leggi il seguito di questo post »
Sergio D’Amaro, The Bridge of Heidelberg
Gradiva, New York 2021
di Ester Saletta
Uscito in prima edizione nel 1990, Il ponte di Heidelberg, allora opera prima del Premio Lerici – Golfo dei Poeti nonché finalista del Premio Penne, è oggi nuovamente riedito in un’elegante traduzione americana con nota critica di Cosma Siani, scorciata solo di qualche componimento. Tutta ambientata in Germania, la raccolta comprende trenta poesie-lettere (quarantanove in origine) idealmente rivolte a un fantomatico Friedrich, complice di un itinerario filosofico-esistenziale che l’io lirico elegge a heideggariano Dasein. La lirica dialogata di Sergio D’Amaro si costruisce sull’ontologia a due di una tensione espressiva fatta di un ricorrente nominalismo (molti gli autori citati) alternato ad un lessico aperto alla commistione linguistica di prestiti e soluzioni ironiche («my sweet home, my sweet love / mea capsa, mea maxima capsa» p. 14). Leggi il seguito di questo post »
Friedrich Hölderlin, Susette Gontard, Lettere d’amore
a cura di L. Reitani
Mondadori, Milano 2021.
di Esther Celiberti
È uscito da qualche mese negli Oscar Classici Mondadori, di Friedrich Holderlin e Susette Gontard, Lettere d’amore, a cura di Luigi Reitani, con traduzioni di Adele Netti e Andreina Lavagetto; Netti traduce le missive di Susette a Holderlin e ad un’amica. Ed è di queste che ci occuperemo senza nulla togliere alle altre già uscite nei Meridiani e qui riproposte. Leggi il seguito di questo post »
Collodi, Articoli di costume
Posted 01/11/2021
on:Collodi, Articoli di costume, a cura di Fernando Molina Castillo e Roberto Randaccio,
in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Vol. V, Tomo 2, Giunti Editore, 2020.
di Carmine Tedeschi
Per chi collega il nome – o piuttosto lo pseudonimo – di Carlo Lorenzini-Collodi soltanto al celeberrimo e pluritradotto Pinocchio, questo volume, ma ancor più la pubblicazione dell’opera omnia cui il volume appartiene, sono una vera inesauribile sorpresa. A partire dal Piano dell’Edizione, che comprende ben 14 volumi, di cui appunto il quinto, diviso in 2 tomi. Leggi il seguito di questo post »
Mara Venuto, La lingua della città
Posted 01/11/2021
on:Mara Venuto, La lingua della città
Delta 3 Edizioni, Avellino 2021
di Sara Notaristefano
Dolore. Rabbia. Amarezza. Sono solo alcune delle emozioni che permeano La lingua della città, opera segnalata al Premio di Poesia Contemporanea Bologna in Lettere del 2020. La raccolta poetica della tarantina Mara Venuto non è stata realizzata secondo un disegno prestabilito ma è sbocciata gradualmente, componimento dopo componimento, ciascuno dei quali costituisce una tappa, anzi, una sorta di pietra d’inciampo di un percorso dolente e intenso, iniziato il 25 gennaio 2019 con la composizione della poesia dedicata a Giorgio Di Ponzio, stroncato, proprio quel giorno, da un tumore all’età di quindici anni. Leggi il seguito di questo post »
Luigi Fontanella, Raccontare la poesia (1970-2020). Saggi, ricordi, testimonianze critiche.
Moretti&Vitali editori, Bergamo 2021
di Carmine Tedeschi
Il titolo, i sottotitoli e i titoli delle quattro sezioni interne disegnano precisi limiti cronologici e tematici all’impegno che l’Autore – critico letterario, scrittore e poeta egli stesso – si assume nelle numerose pagine (ben 736) in cui viene offerto un corposo percorso di storia letteraria italiana recente.
In totale 174 schede, alcune delle quali veri e propri saggi, dedicate ad autori noti e meno noti, scomparsi o ancora viventi, comunque produttivi nell’arco di tempo indicato. Ovviamente però, la trama del “racconto” ne coinvolge molti di più, tanto da costruire ed offrire nell’insieme un mosaico assai articolato di voci poetiche che hanno arricchito la letteratura italiana a cavallo del millennio e che attestano le differenze, la varietà degli interessi, dei temi, degli stili, soprattutto la dovizia linguistica dovuta all’apporto diretto o indiretto dei dialetti e delle varianti regionali: il tutto ricomponibile in un quadro molto più complesso di quello tratteggiato in varie antologie (anche celebri) e nelle storie letterarie. Leggi il seguito di questo post »
- In: attualità | poesia | recensioni
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GABRIO VITALI (a cura di-), Sospeso Respiro. Poesia di Pandemia
Moretti & Vitali Editori, Bergamo 2020
di Claudio Toscani
Non nuovo a risolutive pagine di saggistica, sia di vasto valore prospettico (Odissei senza nòstos, ad esempio, sul senso della creatività letteraria, della vita, della storia e della civiltà), sia di monografica scultura di un singolo autore (L’ulivo e il vento, per citare, riflessioni sull’opera di Lino Angiuli), lo scrittore Gabrio Vitali, valente diagnosta dell’intelligenza artistica ovunque dia segni di assestata sapienza umana, etica, culturale e linguistica, tiene ora a battesimo una antologia di poeti sui tempi e i modi d’assedio del Covid—19, costruita sul lavoro di quattro autori dei nostri giorni: Alberto Bertoni, Paolo Iacuzzi, Giancarlo Sissa e Giacomo Trinci (associati, in chiusura di libro, alle rilevanti testimonianze di Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara di Bergamo – “a museo vuoto” – e di Mauro Ceruti, titolare di vasti domini di ricerca scientifica – “un groviglio inestricabile” -). Leggi il seguito di questo post »
Waldemaro Morgese, Sciamani, arabe fenici, banane gialle e mambo
Giazira scritture, Noicattaro 2021
di Mary Sellani
Quest’ultima pubblicazione di Waldemaro Morgese, scrittore, saggista ed editorialista, composta da venticinque capitoli, è una raccolta di ricordi rievocati in forma di racconti brevi e nascenti prevalentemente da memorie di libri letti in grandissima quantità. In possesso di questa enorme erudizione, l’autore si diverte talvolta a metterla a disposizione anche della fiction. Ne scaturisce un’operazione in cui egli cita puntualmente autori noti e meno noti che sollecitano le sue riflessioni sulla vita, sulla società, su problemi morali o ideali e sul valore della conoscenza e della cultura. Ripercorrendo la lettura di libri con tale facilità, sembra quasi che egli non ami vivere la propria vita, ma la vita ‘già vissuta’, ricalcando orme che sono già state calcate: citando, ripetendo, riscrivendo, fondendo il presente con il passato. Leggi il seguito di questo post »
Giulio Ferroni, L’Italia di Dante. Viaggio nel paese della Commedia
La Nave di Teseo, Milano 2019
di M. Celeste Maurogiovanni
Il ponderoso e insieme ‘leggero’ ultimo lavoro di Giulio Ferroni ha di fatto anticipato l’affollamento editoriale di titoli su Dante stimolati dal VII centenario della sua morte, essendo uscito già a dicembre 2019. Numerose e sempre molto partecipate sono state le presentazioni di questo volume, fra cui quella svoltasi il 16 giugno 2021 nell’elegante Centro Polifunzionale degli Studenti dell’Università di Bari. Pubblichiamo qui l’intervento letto in quella circostanza da M. Celeste Maurogiovanni, per conto dell’Associazione “Donne in Corriera”.
Nell’era del digitale, in cui tutto passa per le immagini, gli schermi o attraverso rapidi e scarni messaggi e noi tutti fruiamo di questi mezzi e dei loro (anche se spesso discutibili) vantaggi – soprattutto in questi anni drammatici per il nostro vivere collettivo – abbiamo riscoperto il valore del libro e della lettura. Stasera abbiamo un grande libro da maneggiare, di cui parleremo con l’Autore, le amiche e gli amici di “Donne in Corriera” , con studiosi di Dante Alighieri ed estimatori di Giulio Ferroni, professore emerito nell’Università di Roma “La Sapienza”, accademico di spicco, letterato, critico prestigioso della letteratura italiana che ringraziamo per ciò che ha prodotto e per essere qui ad aprire una rassegna dantesca (ideata dalla professoressa Rita Ceglie) che s’inquadra negli eventi organizzati per festeggiare il decennale dell’Associazione “Donne in Corriera”. Leggi il seguito di questo post »
Rodolfo Di Biasio, TUTTE LE POESIE
Posted 25/08/2021
on:Rodolfo Di Biasio, TUTTE LE POESIE
Ghenomena, Formia 2021.
di Giovanni Laera
L’ultimo libro di Rodolfo Di Biasio raccoglie tutte le poesie di questo autore, figura unica nel panorama poetico italiano per come ha saputo condurre la propria voce, così essenziale eppure sapientemente modulata, entro un lucido e consapevole itinerario di ricerca, capace di guidare noi lettori in quello stesso itinerario, portandoci a scrutare nel grande mistero dell’esistenza con le sue inesauribili interrogazioni sul nostro stare al mondo, sugli stravolgimenti della Storia, sul tempo. Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Lupo, Il pioppo del Sempione
Posted 25/08/2021
on:Giuseppe Lupo, Il pioppo del Sempione
Aboca, Sansepolcro (AR) 2021
di Carlangelo Mauro
Un pioppo nella corte dei Villoresi – lungo il Sempione, tra il fiume Olona e il Canale Villoresi – al centro del cortile, come axis mundi, è l’elemento naturale da cui nasce la storia dell’ultimo romanzo di Giuseppe Lupo, già vincitore nel 2018 del premio Viareggio (ex aequo con Fabio Genovesi) per la narrativa con Gli anni del nostro incanto (Marsilio). Il pioppo del Sempione è uscito nella collana “Il bosco degli scrittori”, nella quale un albero è l’elemento propulsivo o ispiratore dei volumi. Il romanzo è ambientato a Legnano nella scuola serale dell’istituto Bernocchi, dove un non iscritto, un ‘clandestino’, nonno Paplush, racconta ai frequentanti le storie della sua vita; si tratta di un ex operaio della teleria Tessiltex, «la gran madre» cui è stato fedele per quarant’anni fino alla chiusura. Leggi il seguito di questo post »
Franco Cambi e Giancarla Sola, Dante educatore europeo
il melangolo, Genova 2020
di Mauro Ceruti e Gabrio Vitali
Tutti i suoi lettori e moltissimi fra coloro che non l’hanno mai letto sanno che il fiorentino Durante degli Alighieri, detto Dante, era un poeta sapientissimo di tecnica raffinata e rigogliosa e un filosofo multidisciplinare di vasta e profonda cultura. Quello che, invece, viene frequentemente sottaciuto o al tutto ignorato è che Dante è stato anche un magnifico uomo politico, nel senso più pieno e nobile del termine, capace dell’elaborazione complessa di un grande progetto di trasformazione antropologica e sociale e di una coerente visione del destino dell’umanità e del mondo, alla quale fare riferimento nei comportamenti individuali e nella storia comune. Tale progetto e tale visione vengono perseguiti e articolati in tutte le tappe dell’intera opera dantesca, dalla Vita nova al De Monarchia, al De vulgari eloquentia, al Convivio, e trovano la loro meravigliosa sintesi nell’inarrivabile poesia della Commedia e nella sua straordinaria profezia fondativa. Dante sa, tuttavia, che l’avvio di un progetto politico d’impianto evangelico e di portata planetaria, come quello che si sente inviato a portare nell’Occidente europeo di allora, implica un parallelo percorso di educazione linguistica, culturale, etica e civile, rivolto innanzitutto alla formazione di una nuova classe dirigente, capace di interpretarlo e di dirigerlo all’interno di – e ben oltre – una crisi epocale di civiltà, dalle derive devastanti e distruttive, quale quella che nel passaggio del secolo l’umanità cristiana del suo tempo attraversa. Leggi il seguito di questo post »
Francesco Lorusso e Mauro Pierno, Tra i tempi tecnici
Spagine, Lecce 2021
di Daniele Maria Pegorari
Nata da un esperimento per un fascicolo di «incroci» dedicato al lavoro (il n. 38 uscito a dicembre 2018) la scrittura poetica a quattro mani di Francesco Lorusso e Mauro Pierno merita di essere segnalata per l’alto valore etico di un’operazione creativa che tenta di forzare la trappola del consueto individualismo artistico per generare un’opera comune, in cui le due voci restino indistinguibili; i due poeti sono già noti ai cultori della poesia contemporanea, con diversi titoli ciascuno, ma qui, senza tradire l’autenticità delle rispettive ricerche, fanno un passo indietro e lasciano in evidenza la mera parola scritta, invertendo provocatoriamente la tendenza letteraria contemporanea. Perlopiù assistiamo infatti – non più soltanto nella narrativa, ma anche nella poesia – a una spettacolarizzazione della letteratura, incentrata sull’attrattività dell’autore trasformato in personaggio, soprattutto se può prestarsi alla maschera del maudit o del performer. Lorusso e Pierno, invece, resistono in nome di una poesia pura, cioè affidata alla lettura e alla condivisione solo in forza dei suoni, dei ritmi, delle immagini e, naturalmente, della sua intelligibilità. Nient’altro, solo linguaggio che prova a diventare arte, partendo dall’ordinarietà delle ispirazioni. Leggi il seguito di questo post »
Massimo Seriacopi, Identificazione di un poeta. Dante attraverso alcuni “suoi” personaggi
Posted 11/07/2021
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Pietre Vive Editore, Locorotondo 2021.
di Giovanni Laera
Uno dei lavori più interessanti pubblicati negli ultimi tempi in occasione dell’anno dantesco è questo libriccino di Massimo Seriacopi curato da Roberto R. Corsi per Pietre Vive. I motivi che ci spingono a tale apprezzamento sono molteplici, così come diversi sono gli spunti che gli agili saggi contenuti sanno offrire, spingendo il lettore non solo ad approfondire alcuni aspetti di una scrittura vasta come l’universo, ma anche a riflettere sul lavoro di identificazione e autoriflessione che coinvolge, attraverso il percorso dantesco, il suo stesso statuto di lettore della Commedia. In questa raccolta di cinque saggi, infatti, partendo dal processo di identificazione che il poeta-pellegrino Dante innesca con i personaggi che ‘finge’ di incontrare nei tre regni dell’aldilà, Seriacopi arriva a ribaltare la prospettiva, offrendo – nell’ultimo saggio – tre esempi di lettori geniali dell’opera dantesca, capaci essi stessi di rileggere la propria esperienza seguendo l’odorosa pantera dei versi del Sommo Poeta. Leggi il seguito di questo post »
Rita Pacilio, Cosa rimane
Posted 11/07/2021
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AUGH Edizioni, Viterbo 2021
di Carmine Tedeschi
Questo breve romanzo (poco più di cento pagine) assume ben presto, nel corso della lettura, l’andamento narrativo di uno di quei bilanci inevitabili quando sei in piena maturità, perché dettati dall’urgenza di trovare un senso al vissuto e, soprattutto, “a cosa rimane” da vivere.
Per la matura Lorena, impegnata attivamente nel volontariato a favore di immigrati e barboni, in apparenza quindi con le carte in regola perché quel senso (o almeno un accettabile equilibrio) lo abbia già trovato, l’evento scatenante che la rigetta fra i marosi del dubbio esistenziale è costituito dal lascito di una sua cara amica uccisa del cancro. Il lascito consiste in una semplice borsa con dentro qualche oggetto (tra l’altro una cavigliera, il cui significato sarà chiarito nel seguito del racconto) e una chiavetta USB con dei file. Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Pontiggia, Giovanni Sias, Dialoghi sul romanzo, la psicanalisi, la scrittura e altro
Posted 28/06/2021
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Polimnia Digital Editions, Rimini 2020
di Achille Chillà
Quando un noto psicanalista incontra un celebre scrittore, si determina una compenetrazione tra sfere conoscitive affini eppur differenti; e le regole dell’intervista si stemperano nell’orizzonte greco dell’antico dialogo. Nel nostro caso il grande romanziere è Giuseppe Pontiggia interpellato da Giovanni Sias in due occasioni, precisamente nel luglio del 1989 e nell’ottobre del 1992. Il volume aggiunge alle due interviste un testo intitolato “Dovuto a Pontiggia”, in cui lo stesso Sias ripercorre le tappe di un’amicizia mutuamente feconda. Inoltre, una essenziale biografia del romanziere lombardo integra e arricchisce di sfumature e riferimenti le questioni enucleate durante gli amabili conversari. Leggi il seguito di questo post »
Susi Ciolella, Le parole ribelli
Posted 28/06/2021
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Eretica Edizioni, Buccino (Salerno) 2019
di Paolo Leoncini
In questa raccolta poetica di Susi Ciolella la testimonianza di macroscopici fenomeni di sopraffazione e di emarginazione interiormente coinvolgenti e oggettivamente documentati, costituisce, in sé, una poeticità tragica che elude le ambizioni “letterarie”, anzi è radicalmente “pre-letteraria”, in quanto riguarda situazioni “fuori” della “civiltà” e della cultura “istituzionale”: i migranti di Mare nostrum, “personificati” da Samia Yasuf, che parla in prima persona, morta lungo le coste di Malta in un barcone di clandestini (p.12); il Viaggio metropolitano, con la “sorella ROM bruciata nel camper a Centocelle” (p.18); e Rami, il dodicenne, nato in Italia, ma “invisibile”, che pure parla in prima persona (p.23); e i Meninos de rua di Rio de Janeiro, uccisi dalla polizia la notte del 23 luglio 1993 (p.24); il Caporalato, con Soumaila Saiko, uccisa in Calabria mentre cercava delle lamiere per costruire un riparo (p.28); e Abdel Salam, ucciso a Piacenza durante un picchetto (p.29). Leggi il seguito di questo post »
Pio Tarantini, Buona Domenica#
Posted 28/06/2021
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Edizioni Oberon Media, 2020
di Carmine Tedeschi
Provi una strana sensazione a sfogliare questo libro. Un libro all’apparenza come tanti altri, dalla veste gradevole e dai molti contenuti di un certo interesse. Ma dopo tre righi di Prefazione ti accorgi che non è, non può essere, come tanti altri libri, per la semplice ragione che è composto di pezzi derivati da una rubrica domenicale che l’autore si è volontariamente imposta su Facebook. Torna, insomma, al supporto cartaceo ciò che era nato sull’onda dei bit. E ciò, in un’epoca segnata dal trionfo del web e dei social, non può non colpire. Leggi il seguito di questo post »
Letteratura e giornalismo, vol. III (Giornalisti o scrittori?), a cura di Daniela Marcheschi, Marsilio, Venezia 2020.
di Pasquale Pellegrini
Sono appuntamenti qualificati i seminari internazionali di studi di letteratura e giornalismo organizzati dalla Fondazione Dino Terra di Lucca. Il terzo appuntamento, svoltosi il 23 novembre 2019, di cui presentiamo gli atti, ha approfondito «con uno sguardo interdisciplinare e un’attenzione che va oltre i confini nazionali, i problemi del rapporto tra letteratura e giornalismo così come si sono delineati tra Otto e Novecento e si stanno ulteriormente evolvendo oggi con la cultura digitale». Il filo conduttore di quest’ultimo volume di Letteratura e giornalismo, il terzo, curato, per Marsilio, da Daniela Marcheschi, è Giornalisti o scrittori. Leggi il seguito di questo post »
Fabio Franzin, ’A fabrica ribadonàdha
Posted 12/06/2021
on:Fabio Franzin, ’A fabrica ribadonàdha (La fabbrica abbandonata)
Arcipelago Itaca, Osimo (AN) 2021
di Elena Bensi De Palma
L’intimistica quanto schietta voce dell’Opitergino-Mottense (variante del dialetto Veneto-Trevigiano, utilizzata nel Trevigiano sud-orientale) è il canale preferenziale della raccolta di liriche La fabbrica abbandonata. Ancora una volta Fabio Franzin libera le sue tasche dai ricordi di fabbrica che, come monete, scivolando sul pavimento, rompono il silenzio di un poeta che non teme di frugare nella sua storia e in quella della Nazione. La raccolta ripercorre così la ciclica disfatta del terzo millennio: dallo slancio ottimistico dei nuovi investimenti, alla desolazione dei vecchi centri, confinati in un destino di monumentale incuria. Leggi il seguito di questo post »
Paolo Puppa, La recita interrotta
Posted 12/06/2021
on:- In: recensioni | saggistica | teatro
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Paolo Puppa, La recita interrotta. Pirandello: la trilogia del teatro nel teatro
Bulzoni, Roma 2021
di Esther Celiberti
Il saggio di Puppa presenta riflessioni illuminanti e vividi corti circuiti nella trattazione di un argomento centrale della Storia del Teatro. Onesta resa dei conti con un autore con cui da tempo Puppa si misura. Opera precisa, fondata e non ossequiente nel rispetto e nell’accettazione dei contributi altrui. La recita interrotta annoda i testi alle messinscene, al lavoro degli attori e dei registi, coniuga significati e temperie culturali. Avvincente e convincente, prosegue la cifra stilistica dell’autore, studioso e performer e supera la prova di tracciare significativamente le linee del colosso Pirandello. Nessun luogo comune dell’annoso trovarobato a disposizione della critica teatrale. E il rammentare molteplici esperienze è segno del valore del libro. Leggi il seguito di questo post »
Lorenzo Annese, Vita da Gastarbeiter
Posted 21/05/2021
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Lorenzo Annese, Vita da Gastarbeiter
Stilo editrice, Bari, 2021
di Antonio Lillo
Lorenzo Annese è probabilmente una figura assai poco conosciuta in Italia. Riveste, invece, a leggerne l’autobiografia, Vita da Gastarbeiter pubblicata nel 2021 da Stilo Editrice, una sua importanza esemplare in quella sorta di “storia minore” che caratterizza le vicende del nostro popolo. Bracciante agricolo meridionale, nato e cresciuto ad Alberobello nell’estrema povertà degli anni della guerra, emigra in Germania nel 1958. Lì, in parte grazie alla sua intraprendenza e alle sue indubbie capacità, in parte grazie all’occasione propizia, diventa il primo operaio italiano assunto dalla Volkswagen, poi sindacalista addetto al rapporto con gli italiani assunti dopo di lui in fabbrica, poi primo membro straniero del Comitato interno, attraverso cui cerca di favorire l’integrazione degli altri emigrati, creando un vero e proprio modello di riferimento, fino a intraprendere per un breve periodo la carriera politica nel comune di Wolfsburg, dove tuttora vive. Leggi il seguito di questo post »
Pierangela Rossi, In medio cielo
Posted 21/05/2021
on:Pierangela Rossi, In medio cielo
Il Convivio Editore, 2020
di Carmine Tedeschi
Se proprio ci fosse bisogno di definire con una cifra pertinente e definitiva la peculiarità di queste liriche, non potremmo trovare di meglio che il temine “delicatezza”. La delicatezza degli aiku, per assumere un termine di paragone abbastanza noto. Analogia che non poggia solo sul numero dei versi ridotto all’essenziale, nè sull’istantaneo lampeggiare delle immagini, né sul ventaglio degli echi emozionali generati da riferimenti e suggestioni. La delicatezza si estende come un rassicurante linimento a tutto il testo e lo pervade, convincendoci della sua ovvia necessità nel nostro tentativo di ri-tornare a penetrare e vivere simbioticamente il mistero della natura, del tempo, dell’esistenza tutta intera. Leggi il seguito di questo post »
una nota di Valentina Merla
Il 25 marzo 2021 – in coincidenza col cosiddetto Dantedì – papa Francesco ha dedicato al Sommo Poeta una lettera apostolica, unendosi così all’attenzione internazionale per il settimo centenario della sua morte. Non è la prima volta che il magistero della Chiesa trae ispirazione dalla Commedia: ne è esperta l’autrice di questa nota che su questo argomento ha discusso nell’Università di Foggia una tesi magistrale con Daniele Maria Pegorari (a.a. 2007/2008) e una tesi dottorale con Domenico Cofano (a.a. 2013/2014), pubblicandone prima i risultati parziali in un saggio sulla rivista internazionale «Dante» nel 2009, poi quelli definitivi nel poderoso volume Papi che leggono Dante. La ricezione dantesca nel magistero pontificio da Leone XIII a Benedetto XVI (Stilo, Bari 2018). Dal 2015 è insegnante di ruolo.
Con questo articolo annunciamo il tema del prossimo numero di «incroci» (in uscita a giugno): il Sacro. Una nozione che ci scuote intimamente, in un tempo in cui nuove forme di organizzazione socioeconomica planetaria mettono in discussione la natura creaturale dell’uomo e il significato di ‘umanesimo’.
«Splendore della luce eterna»: comincia così, facendo riferimento a una nota antifona mariana, la lettera apostolica per la commemorazione del settimo centenario dantesco, pubblicata il 25 marzo, un giorno, quello dell’Annunciazione, dal valore profondamente simbolico; infatti se parlare della Madre inequivocabilmente significa parlare del Figlio e della sua Incarnazione, non si può dimenticare che esattamente il volto umano di Gesù è l’approdo del viaggio dantesco. Leggi il seguito di questo post »
Elisabetta Benucci, Vita e letteratura di Paolina Leopardi
Le Lettere, Firenze 2020
di Sergio D’Amaro
Grazie al lavoro certosino di Elisabetta Benucci, strenua e profonda conoscitrice delle carte di Paolina Leopardi, abbiamo finalmente a disposizione la prima biografia organica dell’amata sorella di Giacomo, Vita e letteratura di Paolina Leopardi (Le Lettere, pp. 262, euro 19,50). La curatrice di svariate edizioni della contessa recanatese ha ricostruito anno per anno l’ambiente, il carattere, gli interessi, le passioni, le contrastanti vicende di questa donna della prima metà dell’800, compulsando le migliaia di lettere a disposizione e ricomponendo le complicate vicissitudini della famosa famiglia. Il quadro che ne risulta illumina efficacemente la parabola esistenziale di Paolina (Pauline, come intestava alla francese alcune sue lettere), immersa in un sistema di relazioni che la videro per tre quarti della sua vita sacrificata al destino che molto spesso toccava alle donne della nobiltà, che solo nel matrimonio potevano sperare una vita relativamente autonoma. Questo non accadde a Paolina, che fu destinataria di varie proposte di matrimonio e non poté sposare l’unico uomo di cui si era innamorata perdutamente, non ricambiata e diffidata dalla famiglia sulla personalità dongiovannesca del pretendente. La celebre canzone del fratello Giacomo (Nelle nozze della sorella Paolina) non fu beneaugurante ed ella si rassegnò a rimanere zitella per tutta la vita. Leggi il seguito di questo post »
Sergio D’Amaro, Finché la notte non ci separi
Besa, Nardò 2020
di Antonio R. Daniele
Devastare e riedificare, morire e rinascere. Il romanzo di Sergio D’Amaro, in fondo, sta tutto qui. Pare poco ma non lo è affatto; pare una dialettica molto sfruttata, ma mai quanto servirebbe. È un romanzo storico? D’accordo, c’è la storia di mezzo. Ma prima di tutto ci sono gli uomini, le loro vicende e i loro annaspamenti, il loro agitarsi per rifare una strada molte volte accinta. Quindi la storia – quella che studiamo sui libri sin dai primi anni di scuola – non è una lezione, non è un ripasso di eventi. È piuttosto un incontro inevitabile, un appuntamento con la memoria a cui è bene non mancare. Leggi il seguito di questo post »
Giulio Guidorizzi, Enea, lo straniero. Le origini di Roma
Einaudi, Torino 2020.
di Maria Donata Montemurri
«I Romani sapevano di discendere da un advena, uno che viene da fuori, accompagnato da fuggiaschi che avevano attraversato il mare rischiando mille volte di morire e scomparire nelle acque» (p. 4) narra nel “Prologo” Giulio Guidorizzi palesando una verità che, ancora oggi, in un tempo come quello odierno così anacronisticamente globalizzato e insieme impreparato ad accogliere lo straniero, rappresenta un nervo scoperto capace di dividere l’opinione politica e pubblica. Leggi il seguito di questo post »
Pasquale Pellegrini, Babbo Natale uno di noi
Ed. Città nuova, Roma 2020
di Carmine Tedeschi
Ancor più della categoria del “buonismo narrativo”, che nella Postfazione Angiuli ricorda a proposito di questo libro, per poi superarla e accantonarla, vengono in mente i “libri edificanti”: altra categoria obsoleta per via del diffuso snobismo intellettuale che rifiuta la funzione “edificante” della lettura. Sarebbe come rifiutare in blocco la formazione, l’educazione. Si tratta di necessità e funzioni sociali indiscutibili, non solo per accompagnare la crescita delle giovani generazioni, ma anche per favorire e indirizzare al meglio (al Bene) gli adulti. A questo scopo è rivolto un intero settore della ricerca pedagogica, sotto l’etichetta di “formazione perpetua”. Leggi il seguito di questo post »
Mario Andreose, Voglia di libri
Posted 26/03/2021
on:Mario Andreose, Voglia di libri
La Nave di Teseo, Milano 2020
di Domenico Ribatti
Nato a Venezia nel 1934, Mario Andreose è tra coloro che conoscono meglio di altri il mondo dell’editoria del nostro Paese, per averlo vissuto dall’interno da oramai sessanta anni. Ha lavorato per Il Saggiatore di Alberto Mondadori dapprima nel 1959 come correttore di bozze, e poi, via via, come traduttore dall’inglese e dal francese, redattore, redattore capo, direttore editoriale. Passato alla Mondadori nel 1969, si è occupato del settore nascente dei libri per ragazzi e di coedizioni internazionali di opere illustrate. All’inizio degli anni Ottanta è diventato direttore editoriale del Gruppo Fabbri, comprendente le case editrici Bompiani, Sonzogno, Etas e le edizioni scolastiche. È stato direttore editoriale della Bompiani e, da ultimo, è stato tra i fondatori de La Nave di Teseo, della quale è presidente. Leggi il seguito di questo post »
Amedeo Anelli, Quartetti
Posted 26/03/2021
on:Amedeo Anelli, Quartetti
Libreria Ticinum Editore, Voghera 2020
di Carmine Tedeschi
Della poesia di Amedeo Anelli ci siamo altre volte occupati (l’ultima in Incroci n.37, gennaio-giugno 2018), annotandone fra i tratti distintivi l’abile trapasso dall’efficace rappresentazione del paesaggio naturale alla rispecchiata congiuntura del paesaggio interiore. Ne segnalammo, inoltre, la predilezione per riferimenti al mondo musicale: riferimenti sia estrinseci, come in qualche titolo e in qualche dedica a musicisti noti e meno noti al grande pubblico, sia intrinseci allo sviluppo di temi nel lessico e nella musicalità dei versi. Leggi il seguito di questo post »
Cesare Pavese, Il taccuino segreto
Posted 13/03/2021
on:Cesare Pavese, Il taccuino segreto
Nino Aragno Editore, Torino 2020
di Francesco Giannoccaro
A settant’anni dalla tragica scomparsa dello scrittore, e a trenta dalla sua prima pubblicazione sulle pagine della «La Stampa», rivede la luce, per i tipi dell’Editore Aragno, il cosiddetto Taccuino segreto di Cesare Pavese. L’opera, curata da Francesca Belviso, ricercatrice presso l’Università Nouvelle ̶ Paris 3, si avvale della puntuale introduzione di Angelo D’Orsi e della preziosa testimonianza dello scopritore del Taccuino, Lorenzo Mondo. Completano il libro gli scritti di alcuni amici e sodali di Pavese, usciti in occasione della sua prima apparizione su «La Stampa», e la copia anastatica del Taccuino, ad attestarne l’inequivocabile autenticità. Leggi il seguito di questo post »
Eugenio Lucrezi, Bamboo Blues
Posted 13/03/2021
on:- In: poesia | recensioni
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Eugenio Lucrezi, Bamboo Blues
nottetempo, Milano 2018
di Antonio Perrone
Le capacità fonetico-ritmiche di un verso percepito alla lettura come una sequenza di veri e propri ritmemi, ovvero unità lessicali indipendenti da un punto di vista sonoro, nonché un procedimento di messa a nudo delle forme metriche svolto dal ruolo percettivo e straniante dei fenomeni di allitterazione e consonanza, inseriscono le linee di Lucrezi in quella antitesi tra riconoscimento e visione del segno linguistico che dalla critica formalista della letteratura alle sperimentazioni verbo-visuali della nuova avanguardia poetica, continua a influire sui modi di fare e studiare poesia. Leggi il seguito di questo post »
Costantino Esposito, Il nichilismo del nostro tempo
Carocci, Roma 2021
di Franco Perrelli
L’ultimo libro di Costantino Esposito, Il nichilismo del nostro tempo (Carocci editore, 2021), si qualifica per il sottotitolo Una cronaca, che rimanda probabilmente a un’origine giornalistica di parte del volume (i primi dieci capitoli infatti sono stati pubblicati come articoli su un noto quotidiano), ma soprattutto per una propensione ad aprirsi all’attualità sia in direzione della discussione dei temi più urgenti negli ambiti filosofici ed epistemologici, sia per un’attenzione a certa cultura pop. La scrittura stessa si presenta agile, affabile e talora, nel tono, persino affettuosa, autobiografica e rigorosamente coniugata in prima persona. Leggi il seguito di questo post »
Silvano Trevisani, Le parole finiranno, non l’amore.
Manni, San Cesario di Lecce 2020
di Carmine Tedeschi
Questa raccolta di liriche, né smilza né corposa ma certamente ricca, al lettore si presenta addensata intorno alla costante tematica del raffronto passato/presente, variamente coniugata nelle dieci sezioni che la compongono.
Diciamo subito a scanso di equivoci che non è il rimpianto stucchevole o la nostalgia troppo facile a sortire in primo piano dall’andirivieni memoriale tra i mitizzati anni della giovinezza e il poco gradevole presente. Si tratta piuttosto di una progressiva presa di coscienza che le cose cambiano intorno e dentro di noi, cambiano radicalmente mentre noi stessi cambiamo; che oggi le vediamo con occhi diversi da ieri e che ciò che ha resistito al cambiamento, rimanendo costante, quei punti di riferimento sentimentali, intellettuali e morali ancora saldi e capaci di orientarci nel caos del presente, quelli, sono stati frutto di conquista faticosa e dolorosa. E proprio per questo, oggi, assai preziosi. Leggi il seguito di questo post »
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Pancrazio Luisi, Figure del tempo sospeso
Edizioni del Verri, Milano 2019
di Pasquale Pellegrini
È un viaggio nel tempo, reale e, allo stesso tempo, immaginario, legato, cioè, alla memoria, quello di Luisi, viaggio in cui reale e immaginario finiscono per intrecciarsi e fondersi. «Narrava – scrive l’autore nel prologo – di un viaggio realmente intrapreso che in taluni episodi s’intrecciava con un altro del tutto immaginario: man mano che procedeva nel racconto sentiva venire meno quel confine quella stessa distinzione priva di senso. Il viaggio era uno solo e ogni tappa recava i segni di quelle precedenti e di quelle a venire». Leggi il seguito di questo post »
Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie
Posted 29/01/2021
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Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie
a cura di Carlangelo Mauro
Mondadori, Milano 2020
di Daniele Maria Pegorari
Presa nella tagliola di una duplice remora – nel primo dopoguerra «astratta, disumana e gelida e, benché opera di un bravo cesellatore della parola, comunque di maniera, falsa»; nel secondo dopoguerra «intrisa di retorica, troppo aperta e ‘calda’», nonché traditrice della prima stagione – la poesia di Quasimodo, soprattutto dopo il premio Nobel ottenuto nel 1959, non ha mai goduto di un sereno accoglimento nel canone della letteratura italiana del Novecento. A un’ostinata e convincente opera di riconsiderazione attende da anni Carlangelo Mauro, studioso napoletano che, dopo aver portato alla luce il Quasimodo ‘giornalista’ del «Tempo» e de «le Ore» (di cui ha pubblicato nel 2012 e nel 2015 i testi completi, accompagnandoli con diversi saggi di studio), ora corona la sua ‘lunga fedeltà’ all’autore siciliano curando per gli “Oscar moderni Baobab” la nuova edizione di Tutte le poesie. Si tratta di un poderoso volume di oltre seicento pagine che è destinato a sostituirsi al precedente Oscar curato da Gilberto Finzi nel 1995, di cui peraltro Mauro conserva l’introduzione, ma all’interno di un progetto editoriale che per la prima volta propone la traduzione dei Lirici greci (1940) come una vera e propria raccolta lirica ‘in proprio’ e, dunque, collocata non in appendice, ma nella posizione cronologica che le compete, cioè dopo le Nuove poesie (per non spezzare la consuetudine di considerare un blocco unico le quattro sillogi che sin dal 1942 sono raccolte sotto il titolo ricapitolativo Ed è subito sera) e prima di Giorno dopo giorno. Leggi il seguito di questo post »
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Oronzo Liuzzi, Eccomi. Il sacrificio di Isacco
Oèdipus, Nocera inferiore, 2020
di Carmine Tedeschi
I racconti mitici, da qualsiasi latitudine provengano e comunque siano stati metabolizzati dalle culture successive fino a noi, a causa dei loro sensi riposti ci appaiono lontanissimi e insieme paradossalmente vicini. Tutto questo è risaputo, per cui non sono una sorpresa troppo grande le interpretazioni sempre nuove o le rappresentazioni contemporanee lontanissime dalla cultura d’origine.
Ciò che invece stupisce in questo poemetto, nel quale si rievoca il racconto biblico del sacrificio di Isacco (Genesi, 22-1), è l’identificazione della voce lirica con la vittima. Ripercorrere le sequenze del dramma identificandosi con Isacco e tradurre le sue emozioni forti in versi di drammatico lirismo: questa sì che è cosa nuova. Leggi il seguito di questo post »
Chiara Cannito, Torno subito
Posted 29/11/2020
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Chiara Cannito, Torno subito
Argentodorato editore, Ferrara 2019
di Lino Minenna
Chi l’ha detto che la morte è la fine di tutto? Confessiamo, l’abbiamo pensato, l’abbiamo forse temuto… E se fosse solo il naturale passaggio in un’altra dimensione spazio-temporale magari parallela alla nostra, nel senso ‘guardiamo gli altri e loro non vedono noi’ o ‘ci siamo ma vorremmo essere altrove’ che solo a pensarci arriva l’emicrania, dolce e serena compagna di viaggio delle giornate di molti di noi. E come se non bastasse, subentra la preoccupazione: chi ci penserà al ‘rito di passaggio’, al funerale? Chi eseguirà per filo e per segno le mie ultime volontà, chi porterà le mie ceneri a Timbuktu a piedi scalzi e camminando all’indietro, seguendo il percorso pre-stabilito da me medesimo prima di ‘oltrepassare il guado’? Leggi il seguito di questo post »
SARA FRUNER, Lucciole in palmo alla notte, poesie, Venezia, Supernova ed., 2019,
di Paolo Leoncini
Giovane scrittrice, perfettamente bilingue, docente di italiano a New York, dove è uscita la prima raccolta poetica in inglese Bitter Bites from Sugar Hills, qui Sara Fruner fa emergere una umanità sensibile, in una notte del mondo, in una regressione antropologica. Si avvale di istanti come di una guaina elastica che si estende ad abbracciare uomini, tempi e spazi che ai condizionamenti e alle convenzioni del presente mondano tendono a sottrarsi per una luce interiore di salvezza. Le “lucciole” sono ciò che di poetico rimane nell’oscurità, nella notte di un mondo regredito agli incidenti quotidiani/una pentola che spacca una faccia/una bomba che cambia la vita// le mani del mondo /…/tentano un rammendo /…/sul lavoro del secolo/ velocità fratto tempo/…/ sopra uno specchio / che sfrego tremante/un verso sfuggente/siamo lucciole/in palmo alla notte (Lucciole, p.9). Leggi il seguito di questo post »
Paolo Di Paolo, LONTANO DAGLI OCCHI
Posted 15/09/2020
on:Paolo Di Paolo, LONTANO DAGLI OCCHI
Feltrinelli, Milano 2019
di Sara Notaristefano
Apparentemente, Lontano dagli occhi è un romanzo incentrato su tre donne molto diverse tra loro, accomunate solo dal fatto di essere incinte: Luciana lavora per un giornale che sta per chiudere; Valentina è una studentessa di diciassette anni e Cecilia conduce la propria esistenza dividendosi tra una casa occupata e la strada, in compagnia del suo fedele cane, Giobbe. Nessuna di loro ha desiderato la propria gravidanza, che, però, lungo una scia di sentimenti contrastanti, viene portata avanti. Con l’avvicinarsi dell’estate, attraverso i propri corpi trasformati da creature che s’impongono con involontaria e inconsapevole perentorietà, il loro stato diventa sempre più evidente, non soltanto a se stesse ma anche agli occhi altrui. Un’evidenza simile non riguarda, invece, i rispettivi partner: l’Irlandese, chiamato così per via dei suoi capelli rossi; Ermes, compagno di scuola di Valentina, e Gaetano, che lavora in una tavola calda di via Taranto, non recano con sé alcun segno fisico che tradisca la loro condizione di futuri padri, perciò possono nasconderla, perfino dimenticarla, rimuoverla, mimetizzandosi tra la gente che popola le strade della capitale. Metonimia di un’Italia che stenta a evolversi in un Paese degno delle proprie potenzialità, Roma non è soltanto il vivace scenario dell’eccesso di visibilità dei manifesti elettorali che la tappezzano e di una folla in delirio per lo scudetto dei giallorossi, ma è anche la città che sembra aver fagocitato, strappandola agli occhi del mondo, Emanuela Orlandi. Leggi il seguito di questo post »
- In: musica | recensioni | saggistica
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Ferdinando Fasce, La musica nel tempo. Una storia dei Beatles
Einaudi, Torino 2020
di Sara Notaristefano
Sui Beatles c’è una bibliografia così profusa da far apparire ogni nuova pubblicazione come una superflua operazione di marketing ad uso e consumo dei loro fan. Perché, dunque, l’ennesimo libro sui Fab Four? Perché La musica nel tempo è, appunto, una storia dei Beatles, narrata da un punto di vista, se non inedito, innegabilmente inconsueto, almeno in Italia. Infatti, non si tratta né di un punto di vista biografico, né discografico, né musicale e neppure testuale; ma è un punto di vista che coniuga la trama della carriera dei Beatles con l’ordito del contesto storico e sociale nel quale essa si colloca. Storia “individuale” (dove, per “individuo”, dobbiamo considerare il “collettivo Beatles”, formato dai quattro ragazzi di Liverpool e dalla loro cerchia relazionale, comprendente familiari, amici e membri del loro entourage) e storia “collettiva” s’intrecciano in una rete di influenze reciproche così fitte da rendere difficile il discernimento tra debiti e crediti dell’una nei confronti dell’altra. Leggi il seguito di questo post »
Michela Manente, 5-7-5 Haiku 3-6-6 Giorni
Spring Edizioni – Eliana Riva Editrice, Caserta, 2020
di Paolo Leoncini
Comprende 366 haiku, considerando il 29 febbraio, di 17 sillabe, secondo una moderna tradizione europea che da Rilke giunge a Spaziani, Merini, Zanzotto. È un’esperienza coraggiosa e bene riuscita, in un ‘genere’ eccentrico che confina con l’aforisma, questa di Michela Manente, la quale, nell’«Introduzione» afferma che «la raccolta, per alcuni aspetti dissacra il senso dell’haiku: questa antica forma di breve componimento poetico viene da lontano». Diciamo subito che la ‘dissacrazione’ riguarda il fatto che nell’Oriente l’haiku nasce dalla permeazione, spontanea, intrinseca, di anima e natura. Mentre nell’Occidente entrano la soggettività emozionale, la contingenza fenomenica, la mediazione della scrittura nei confronti dell’universalità, del tempo, dell’eterno. Manente tocca i nuclei essenziali della poesia-energia e della parola-verità: «la poesia – scrive Manente – può nascondersi ovunque. Si tratta di catturare la luce che la alimenta, appropriandosene con gli occhi essenziali del poeta, per poi spingerla al di là della realtà […] dove si fa energia» (p. 7); e, quindi: «parto da stimoli offerti dalla quotidianità, in lingua madre, ma non sempre [ci sono infatti testi in latino, inglese, francese, dialetto veneziano] per ritrovare nei lessemi la verità delle cose […] spostando verso il basso il tono sapienziale della forma classica»; «Questi haiku […] nascono per contagio da letture o situazioni in cui mi son trovata e dal contatto con altri idiomi, vivi, defunti o popolari» (p. 9); «Nel narcisistico mondo occidentale la natura è dentro l’uomo più che fuori di lui, o è una sua proiezione, un suo desiderio, un’illusione»; «In queste pagine troverete haiku laici e terreni […] in cui l’importante è riappropriarsi ogni giorno di un pezzetto di universo» (p. 10). Leggi il seguito di questo post »
Matteo Bussola, L’INVENZIONE DI NOI DUE
Einaudi, Torino 2020
di Sara Notaristefano
In una Verona dipinta non tanto come la «città dell’amore» di Romeo e Giulietta ma come il luogo dove quell’amore «è morto», vivono Milo e Nadia, quarantaseienni, sposati da quindici anni. Lui ha rinunciato all’ambizione di diventare un architetto, ripiegando su un impiego da cuoco; lei coltiva il sogno di scrivere un romanzo «magnifico», che, negli anni, si rivelerà più che altro un’interminabile fatica. L’inizio del loro rapporto risale all’ultimo anno del liceo, quando Milo trova scritta sul banco una semplice domanda: “Chi sei?”. Per giorni, i due ragazzi, che frequentano classi differenti, si scambiano numerosi messaggi, senza, però, incontrarsi di persona. Come se fossero predestinati ad amarsi, Milo e Nadia s’incontreranno, anni dopo, a una festa, dando vita a un idillio che sfocerà nel matrimonio. Con il trascorrere del tempo, però, Milo e Nadia si allontanano sempre di più; in particolare, a spegnersi gradualmente è la «selvaggia», vitale, empatica ragazza di cui lui si è innamorato anni prima. Nadia sembra restare con lui per inerzia, come se la promessa dell’indissolubilità del loro amore fosse più importante dell’effettivo perdurare del sentimento stesso. Milo attribuisce a se stesso la responsabilità di aver trasformato il loro «amore in cenere» ma, ancora profondamente innamorato della moglie, non vuole arrendersi e, per riconquistarla, ricorre allo strumento che li ha legati anni prima: la scrittura. Sotto falso nome (Antonio), scrive un’e-mail alla moglie, che gli risponde, avviando una corrispondenza che si fa tanto più fitta quanto più labile diventa, nelle loro parole, il confine tra menzogna e confessione. Leggi il seguito di questo post »
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Marco Bellini, LA COMPLICITÀ DEL PLURALE
LietoColle Editore, Faloppio (Co) 2020
di Piero Marelli
Ogni lettore possiede il diritto di rifiutare o accogliere l’opera di un autore e quindi la prima domanda che si è presentata, leggendo l’ultimo libro di Marco Bellini, La complicità del plurale, è stata quella di verificare la tenuta di questo libro nel panorama poetico contemporaneo, perché la sua scrittura ha immediatamente imposto una riflessione: avanguardia o restaurazione, apocalittico o integrato, come direbbe Eco, o non piuttosto una rigorosa riproposta moderna (e, grazie a Dio, non post-moderna), di una scrittura che chiede, prima di tutto, un giudizio di valore, naturalmente non disgiunto da una tenuta letteraria, che ritrova qui, dentro la tradizione lombarda di alta moralità e risparmio lirico, una propria ragione rinnovata e rinnovabile. Leggi il seguito di questo post »
«LETTERA IN VERSI», newsletter di poesia di BombaCarta, n. 72 – dicembre 2019, numero dedicato ad Antonio Spagnuolo.
di Giovanni Laera
L’ultimo numero di «Lettera in versi», newsletter di poesia a carattere monografico, è dedicato alla carriera di Antonio Spagnuolo, poeta e medico napoletano. Figura di spicco della poesia meridionale, Spagnuolo ha saputo, in oltre settant’anni di assidua frequentazione poetica, offrire ai suoi lettori una voce modulata, ricca di sfaccettature ma sempre riconoscibile, capace di attraversare decenni e correnti letterarie senza mai cedere alle tentazioni della moda e di portare in superficie – attraverso l’attenta auscultazione di moti interiori spesso sfuggenti e inafferrabili – temi e concetti universali, fissati con sicurezza sulla pagina.
L’attento e non facile lavoro di selezione dei curatori di «Lettera in versi» si concentra in particolare sull’ultima, feconda stagione dell’opera spagnuoliana. Fatta eccezione per i versi tratti da Poesie 74 (1974), infatti, i testi scelti provengono tutti da raccolte del nuovo millennio: Rapinando alfabeti (2001), Canzoniere dell’assenza (2018), Istanti o frenesie (2019) e Poveri nell’ombra (2019). A impreziosire tale selezione anche tre inediti, indicativi dell’indefessa attività di ricerca di Spagnuolo (curatore tra l’altro del blog Poetrydream), un’intervista all’autore curata da Liliana Porro Andriuoli e un’esauriente antologia critica. Leggi il seguito di questo post »
Domenico Cipriano
LA GRAZIA DEI FRAMMENTI
Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero (No) 2020
di Marco Bellini
Inevitabilmente, quando un autore decide di investire energie nella realizzazione di un’autoantologia, la motivazione che lo muove va ricercata nel bisogno di “mettere ordine”, di riorganizzare e sottoporre a un vaglio scrupoloso la propria produzione tentando una sintesi che ne racchiuda l’essenza. Cipriano si misura con questo gesto, prima ancora che razionale, emotivo. La scansione di tutto il lavoro già pubblicato richiede un’immersione verticale e, nel contempo, la capacità di esercitare un distacco quasi impossibile rispetto a una materia che, anche se preterita, l’autore sente adesa alla pelle e in cui riconosce la propria spinta sorgiva. Con La grazia dei frammenti ci troviamo di fronte a questo tipo di operazione. Leggi il seguito di questo post »
Mauro Ferrari, LA SPIRA
Posted 26/04/2020
on:Mauro Ferrari, LA SPIRA
puntoacapo, Pasturana (AL) 2019.
di Marco Bellini
Con La spira, breve poemetto composto da sei parti, Mauro Ferrari distilla, con pazienza da miniatore, poche liriche dense e partecipate (si consideri che la genesi dell’opera risale agli anni novanta, per ottenere la versione definitiva solo recentemente). Partendo dall’immagine, eletta a simbolo, della spira appartenente alla fabbrica Italsider/Ilva di Novi Ligure, l’autore ci accompagna dentro il tessuto vivo della memoria collettiva appartenente alle generazioni nate negli anni cinquanta/sessanta cui dedica il volume. Leggi il seguito di questo post »
Martino Marazzi, SBAGLI
Posted 15/03/2020
on:Martino Marazzi, SBAGLI
Castelvecchi, Roma 2019.
di Sergio D’Amaro
È il quarto lavoro narrativo di Martino Marazzi, italianista dell’Università di Milano, molto noto per i suoi libri sulla cultura italoamericana. A suo modo, questi suoi Sbagli (scanditi in cinque capitoli che si chiamano “Accettazione”, “Esterno-ambulatorio”, “Ninfeo”, “Refettorio”, “Cella”) sono quelli di un’umanità perennemente alla ricerca di sé stessa nello smarrimento esistenziale e nel labirinto delle decisioni e dei rapporti che si intrattengono con gli altri. Il narratore-regista dei racconti, detto «il Maresciallo», è ospite di un manicomio sulle cui pareti incide i momenti salienti di cinque vite dall’esito negativo. A volerlo racchiudere in una formula di comodo si potrebbe utilizzare l’espressione ‘confesso che ho sbagliato’ (parafrasando il nerudiano «confesso che ho vissuto»), sottolineando che molti furono gli esordi con buone intenzioni, molti i cambiamenti nell’attuarle, molti i compromessi dolorosi e le dolorose rinunce, impossibile la bontà nel perseguirle. Vi si parò davanti un destino cinico e baro, un’accolta di diavoli traditori, una perseverante sfiducia negli altri, una crescente insofferenza. Si spense ogni evidenza sulle anomalie della normalità e il manicomio così, divenne la sede naturale per emettere diagnosi di disumanizzazione. Leggi il seguito di questo post »
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Pier Vincenzo Mengaldo, COM’È LA POESIA
Carocci, Roma 2018.
di Sergio D’Amaro
Pier Vincenzo Mengaldo, filologo e storico della lingua, è uno dei pochi testimoni della tradizione letteraria italiana meritevoli dell’appellativo di ‘maestro’, dopo aver insegnato per decenni nell’Università di Padova e aver pubblicato opere imprescindibili come le cinque serie de La tradizione del Novecento (in edizione più recente presso Carocci) e l’antologia-spartiacque I poeti del Novecento (Mondadori, 1978). Spaziare da Dante ai più recenti decenni, portare la propria intelligenza critica a misurarsi con i classici e nello stesso tempo ad approfondire le ragioni dei contemporanei ha fatto di Mengaldo un osservatore particolarmente sensibile alle sorprese che la letteratura riesce ad apprestare man mano che produce nuove proposte. Leggi il seguito di questo post »
Ombretta Ciurnelli, Lingue allo specchio. Poesia in dialetto e autotraduzione
Ali&no, Perugia 2019.
di Giovanni Laera
Chi avrà voglia di leggere questo libro di Ombretta Ciurnelli troverà una miniera di osservazioni e approfondimenti su una questione tanto interessante quanto sottovalutata, quando si parla di poesia dialettale: l’auto-traduzione. Partendo da una tradizione di studi piuttosto recente, avviata negli anni Novanta del secolo scorso dal poeta e critico Gian Mario Villalta, l’autrice di questo volume riesce a organizzare un materiale eterogeneo e sfaccettato in dodici capitoli agili e al contempo esaurienti. Leggi il seguito di questo post »
Laura Di Corcia, In tutte le direzioni
Posted 22/12/2019
on:Oltrepassare il confine: la poesia al femminile
Laura Di Corcia, In tutte le direzioni (Lietocolle, 2018)
di Carlangelo Mauro
Non molti i libri di poesia che oggi si confrontano con il tema quanto mai attuale e drammatico dei profughi e dei migranti. Ho potuto ritrovarlo nei libri di alcune poetesse, come Antonella Anedda (Historiae, Einaudi) e Maria Grazia Calandrone (Il bene morale, Crocetti). Quest’ultima ha realizzato anche un documentario per Radio3: “Vicini di casa. I migranti e la rotta balcanica”.
Da rileggere è sicuramente il volume di una poetessa italo svizzera, Laura Di Corcia, In tutte le direzioni (Lietocolle, collana PordenoneLegge). Il libro in questione conduce il lettore in territori di confine, invita al viaggio e nel contempo ad una sosta, ad una riflessione su stessi e sul tempo in cui viviamo in cui la precarietà ha mille facce tutte diverse: «al di qua ci siamo noi fermi e muti / in un eterno nulla / immersi in un mare primitivo / che non sa ancora dire / chi è morto e chi è vivo». L’identità, è stato scritto, è uno dei temi basilari della produzione poetica di questa giovane autrice della Svizzera italiana, proveniente da una famiglia che si era già spostata da Sud al Nord Italia. Chi sono? Chi siamo? Chi sono gli altri rispetto al confine che si attraversa? E la questione dei morti e dei vivi va ben al di là dello stato civile cui Croce ridusse Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Leggi il seguito di questo post »
“Io non sono Clizia”, la storia di Eugenio Montale e Irma Brandeis raccontata da Valeria Traversi
Posted 18/11/2019
on:
Valeria Traversi, Io non sono Clizia, Raffaelli, Rimini 2019
di Graziana Moro
Giovedì 28 novembre 2019, alle ore 18, si presenta presso la Libreria Laterza di Bari (v. Dante, 53) un romanzo che restituisce a una storia d’amore tutta l’importanza che ebbe per la costituzione della poetica di Eugenio Montale; al contempo in queste pagine si rende giustizia a una straordinaria figura femminile, Irma Brandeis, americana, studiosa di letteratura mistica e italiana. A discuterne con l’autrice sarà il prof. Ferdinando Pappalardo. Con l’occasione pubblichiamo una recensione di Graziana Moro
Io non sono Clizia è una negazione affermata con veemenza. Valeria Traversi, docente di Lettere, ripercorre in un romanzo edito da Raffaelli (Rimini 2019) la storia d’amore di Irma Brandeis ed Eugenio Montale – alias Clizia e Arsenio –, romanzando il loro rapporto che si dipana in un gomitolo costituito da realtà e allegoria. Irma Brandeis, professoressa americana, studiosa ed esperta di letteratura italiana, vuole vivere la propria vita ‘in quanto’ Irma e nega l’alterità poetica di Clizia perché insegue prioritariamente l’uomo e non il poeta. Figlia di ebrei progressisti di origine austriaca, ricerca l’Arte, la Bellezza e l’Amore facendosi guidare dal fil rouge delle parole che non possono restare nomina nuda, ma risultano funzionali alla definizione di quella concretezza che spiega la verità delle cose. Leggi il seguito di questo post »
- In: recensioni | saggistica
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Sergio D’Amaro, LE PAROLE DI CARLO LEVI. GUIDA E DIZIONARIO TEMATICO
Stilo, Bari 20192
di Nicola Longo
Quest’ultimo lavoro di Sergio D’Amaro si presenta con tutti i segni di una fruibilità molto ampia. Si rivolge agli specialisti, studiosi della vasta opera di Carlo Levi, ai suoi numerosissimi lettori, a coloro che vorrebbero cimentarsi con la scrittura o con la pittura di Levi, nonché agli studenti che cominciano a scoprire i valori straordinari che la letteratura possiede. Il libro è suddiviso sapientemente in cinque capitoli: un Profilo biografico che, inevitabilmente, si richiama a un precedente lavoro molto più ampio, scritto dallo stesso autore insieme a Gigliola De Donato (Un torinese del Sud: Carlo Levi. Una biografia, Baldini & Castoldi, Milano 2001); una Cronologia che opportunamente richiama i dati essenziali, in ordine cronologico, della stessa biografia; un Piccolo dizionario leviano. Persone luoghi affetti, cuore del volume, in cui, attraverso una serie numerosa di parole chiave, si attraversa l’esperienza esistenziale e artistica di Levi, le sue opere letterarie e pittoriche, le riviste, i suoi luoghi, le sue amicizie e le sue conoscenze; una Sintesi delle opere che contiene un’utilissima sintesi di tutte le opere, da Cristo si è fermato a Eboli (1945) fino a Quaderno a cancelli (1979, postumo); infine un’Antologia della critica che rimette in circolazione una serie di giudizi di emeriti critici intorno a ciascuna opera di Levi. Solo per dare un’idea di questa parte del volume mi piace ricordare come, per il Cristo, si possano leggere brani di Montale, Petronio, Pancrazi, Serra, Muscetta, Russo e, per L’Orologio, brevi giudizi di Antonicelli, Fiore, Bocelli, Cecchi, Muscetta, Petroni, Fortini, Sereni. Leggi il seguito di questo post »
Carlo Di Lieto, Letteratura, follia e non vita
Torino, Genesi Editrice, 2018
di Antonio Filippetti
Carlo Di Lieto aggiunge un nuovo tassello al vasto approfondimento della letteratura internazionale in chiave psicanalitica che va studiando e approfondendo da diversi anni. Il termine psicanalisi nella ricerca dello studioso napoletano assume da sempre una ricchezza semantica che trascende l’area freudiana, che all’origine la limitava, implicando le diverse ottiche e scuole della psicologia del profondo come, ad esempio, la psicosintesi con la sua analisi esistenziale. Leggi il seguito di questo post »
La scrittura primigenia de «Il vento. Racconto di una canzone» di Vincenzo Elviretti
Posted 18/09/2019
on: Vincenzo Elviretti, Il vento. Racconto di una canzone, Catartica, 2019
di Paolo Leoncini
Si tratta di un «racconto», costituito di 44 capitoletti, ambientato a Bellegra, paese in provincia di Roma. Elviretti continua una rappresentazione critica della vita di provincia, già motivo di Pietre, la precedente serie di racconti del giovane scrittore laziale. Qui, l’elemento critico si rende più evidente come «crisi» dell’esistenza, nella cittadina di provincia, che diventa simbolo di una crisi sociale ben più ampia. L’autore riprende, attraverso un intento «costruttivo», tra il saggistico e il narrativo, gli elementi dell’indistinto, dell’ambiguo, dell’equivoco, fino alla sovrapposizione tra l’immaginario e il reale; tra il testo della «canzone» di Fabietto, – «io narrante», protagonista del racconto, i cui versi finali dicono: «E no, e no/qualche cosa farò/e no e no/nel vento ti ucciderò» − e il fatto reale dell’uccisione di Baffo, personaggio eminente della vita di Bellegra, ma tutt’altro che amato, e soprattutto da Serafino, già suo partner omosessuale, che compirà il delitto: («Accanto a Baffo hanno trovato i versi di una canzone, scritti per terra con un pennarello, una di quelle del tuo complesso», p.86), dice il padre a Fabietto. Qui, si potrebbe già rilevare una contaminazione interna tra la «decisione», dinanzi ad un amore tradito, finito, di «fare qualcosa», e il farlo secondo i versi della canzone, ovvero uccidendo «nel vento»: ciò vanifica la «decisione» stessa sul versante volitivo e la dissolve nell’irreale del «vento», cioè del transeunte, dell’inesistente, tratti psicologici che effettivamente connotano il mondo giovanile della cittadina, in accezione allusivo-simbolica ad una contemporaneità, dove i moventi dell’interiorità volitiva si scambiano con i moventi della momentaneità immaginativo-regressiva, consentendo fatti che sono, in effetti, reali, ma non realisticamente motivati. Leggi il seguito di questo post »
Marilù Oliva, Musica sull’abisso
Posted 22/08/2019
on:- In: narrativa | recensioni
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Marilù Oliva, Musica sull’abisso
HarperCollins, Milano 2019
di Milica Marinković
Sotto i portici e tra le mura della città che più di qualsiasi altra sa del Medioevo dotto e ancora pulsante, si nasconde una passione particolare per la lingua latina che riprende fiato in una classe bolognese. Il liceo che porta il nome di uno dei simboli della letteratura classica, Marco Tullio Cicerone, diventa luogo di una singolare unione tra i compagni della classe quinta G.
Oltre che dalla posizione sociale altolocata delle loro famiglie, questi studenti sono legati anche da qualcos’altro. Quello che per la maggior parte dei giovani rappresenta l’incubo degli anni del liceo, una materia morta e risorta per farli sudare e studiare, per gli alunni della quinta superiore di questo liceo bolognese è una passione viva, una conoscenza che potrebbe condurli verso il senso/segreto della vita e della morte. I ragazzi padroneggiano con maestria la lingua degli antichi e si sentono superiori a tutti coloro che non sono in grado di capire il fascino del latino. Tutto ciò, però, li porta in un’altra direzione, verso il luogo del sangue, del sacrificio, dell’aldilà. Leggi il seguito di questo post »
Francesca Amendola (a cura di), UNA VITA IN VERSI. TRENTASETTE VOLTE ANNA SANTOLIQUIDO
LB, Bari 2018.
di Rita Gallo
Uscito in occasione del settantesimo compleanno di Anna Santoliquido, questo volume rappresenta un tributo a un’esperienza poetica ormai ineludibile, quando si parla di letteratura meridionale, italiana e addirittura internazionale. La curatrice Francesca Amendola, che aveva già dedicato alla poetessa una bella monografia, Anima Mundi (2017), ci ricorda nella sua introduzione il lungo percorso dalle poesie di ambientazione lucana a quelle di afflato civile, fino al pluridecennale impegno nel Movimento Internazionale “Donne e Poesia”, senza disdegnare la scrittura teatrale e in prosa. Il libro si presenta come una successione di interventi e testimonianze di autori che hanno conosciuto, artisticamente e umanamente la scrittrice e che possono così offrire un ampio spettro delle sfaccettature che compongono la sua opera. Ne emerge la storia di una poetessa cresciuta in un paesino, Forenza, nel cuore del territorio che ha incantato Levi e che rivive nelle sue raccolte, a partire da I figli della terra (1981), dove a prendere voce non sono solo i ricordi dell’autrice, ma un intero Sud, troppo a lungo assente dal panorama letterario nazionale. Leggi il seguito di questo post »
LUCIA MONTAURO, Poesie (1988-2018)
Posted 15/07/2019
on:- In: poesia | recensioni
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LUCIA MONTAURO, Poesie (1988-2018)
a cura di Sandro Gros-Pietro e Giorgio Seropian, introduzione di Giancarlo Pontiggia
Torino, Genesi Ed., 2018
di Paolo Leoncini
Libro davvero eccezionale, importante, questo volume che comprende tutti i testi editi ed inediti della poetessa messinese Lucia Montauro, vissuta a lungo a Milano, dove è mancata nel dicembre 2017: dedica alla sua terra e al suo mare Diario peloritano, una delle ultime raccolte (2016), preceduta da I miei sette mari (2016) e seguita da Mediterraneo cangiante perlage (2017): costituiscono il nucleo originario dell’isola e del mare, presente in questi testi del periodo ultimo, nell’affinamento di uno scandaglio interiore, durato tutta un’esistenza; e maturato in accordo con la consapevolezza sapienziale nei confronti del mondo, con la «saggia accettazione del velo di Maya», come scrive Maria Luisa Spaziani (p. 606); e che Pontiggia riformula come l’«affiorare» di «segni di una vita profonda, sepolta in noi o sotto il velame delle cose» (p. 9). Leggi il seguito di questo post »
Liliana Tangorra, VENGHINO, SIGNORI! STORIA DEI TEATRI DI PUGLIA E ANALISI DEL PATRIMONIO PUBBLICITARIO (1840-1940)
Quorum edizioni, Bari 2018.
di Lucrezia Naglieri
La monografia Venghino signori! Storia dei teatri di Puglia e analisi del patrimonio pubblicitario (1840-1940) segna il secondo traguardo della collana “Puglia memorabile. Arte archeologia, architettura e storia”, diretta dalla dottoressa Liliana Tangorra, autrice di questo volume. Come spiegato nell’introduzione alla collana, l’intento principale della ricerca è quello di offrire un’analisi inedita dell’iconografia e dell’architettura tipografica delle locandine teatrali realizzate in Puglia tra il 1840 e il 1940, attraverso un linguaggio lineare e accessibile e un’agevole veste grafica. Leggi il seguito di questo post »
Michele Damiani, MELOGRANI
Posted 23/05/2019
on:- In: arte | dall'archivio | poesia | recensioni
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Quorum, Bari 2017
di Chiara Cannito
Un presidio. Un presidio salutare gratuito contro l’imbarbarimento dei costumi, a difesa di quella bellezza offesa e tradita. Questo è Michele Damiani. Un ‘randagio’ come lui stesso ama definirsi. Un uomo d’altri tempi, «È vero?», mi verrebbe da dirgli, ridendo, ironizzando su un suo intercalare tanto charmant.
La verità. La verità che si fa poesia. La verità che si fa pittura. Quella sua poesia scritta con il tratto di un bambino. Le sue radici: l’infanzia, la madre, gli amici ‘d’arte’, variatio di ‘d’arme’, dove le armi erano i pennelli e i campi di battaglia le tavolozze. E quella sua pittura che materializza la fluorescenza.
Le sue ali: le farfalle, stilemi geometrici che conquistano lo spazio, ridisegnandolo; i volti dei giullari, antidoti di autenticità contro la follia del mondo; i velieri, paradigma del viaggio terreno e metafisico, argenteo e dorato; i melograni, cerniere antiche tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Leggi il seguito di questo post »
Le troppo «rapide dimenticanze» di un ottimo esordio: gli “In canti d’aria” di Fabio Franzin
Posted 01/05/2019
on:- In: poesia | recensioni
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di Daniele Maria Pegorari
Questa non è una recensione. Non può esserlo, perché sarei in ritardo di ventiquattro anni: un po’ troppi anche per un critico che possa credibilmente dirsi indaffarato. Il punto è che di questo libro dell’ottimo Fabio Franzin, In canti d’aria (e rapide dimenticanze) (Kellermann, Vittorio Veneto 1995) proprio non sapevo nulla. Non ne ho mai saputo nulla, pur essendo Fabio un mio grande amico e avendo molti altri suoi libri.
Devo immaginare che sia il suo libro d’esordio (il poeta aveva allora 32 anni), visto che nella notizia biobibliografica di questo volumetto non si fa riferimento ad altro, se non alle rassegne a cui aveva partecipato, alle segnalazioni già ricevute e al fatto che alcune sue poesie erano in corso di stampa, su due buone riviste del tempo. In nessuna aletta o quarta di copertina se ne parla e non è improbabile che a questo libro io non ci sarei arrivato mai, se non me lo avesse mostrato la più brava libraia di poesia che io conosca (Serena, a Bari, è già quasi un’istituzione). Come d’abitudine, lei stava leggendo questo vecchio libro, prima di porlo in vendita, perché vuole sempre farsi un’idea precisa dei ‘suoi’ libri e dei ‘suoi’ autori, per poterne parlare ai clienti che, prima di tutto, sono – per lei – persone ‘bisognose’ di letture. Se Serena vendesse abbigliamento, vorrebbe indossare prima tutti gli abiti, e le starebbero tutti bene. Sembra un corteggiamento, ma non lo è: lei è stata una delle mie prime allieve, e credo di potermi permettere un complimento. Leggi il seguito di questo post »
Marco Missiroli, Fedeltà
Posted 22/04/2019
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Marco Missiroli, Fedeltà
Torino, Einaudi 2019
di Milica Marinković
Dopo aver amato i suoi libri precedenti, ho aspettato con impazienza l’annunciata uscita del nuovissimo libro di Missiroli, Fedeltà, pubblicato a febbraio da Einaudi e scritto da un Missiroli diverso, caratterizzato da uno stile riconoscibile ma nuovo, meno timido e più diretto, nei dialoghi molto colloquiale, dalle frasi spesso non compiute, ogni tanto in dialetto. Dalle prime righe ci si imbatte nel malinteso attorno al quale è costruito questo romanzo e che mi fa pensare subito all’opera di Camus, autore amato da Libero, il protagonista del precedente libro dell’autore riminese. Un malinteso come tanti altri sui quali si poggiano i destini descritti nei romanzi o nelle vite, per i quali si può ottenere una fortuna, ma anche perdere tutto, matrimonio compreso, se stessi compresi. Leggi il seguito di questo post »
Ruggiero Stefanelli, FORSE QUASI CHISSÀ
Il seme bianco, Roma 2018
di Daniele Maria Pegorari
Quando la sapienza dell’italianista di lungo corso – maturata dietro una cattedra di Letteratura italiana nell’Università di Bari – e una consuetudine con la pedagogia s’incontrano con un’esperienza familiare di disabilità drammaticamente reale, può accadere che ne scaturisca un’ottima lezione, magari un ciclo di conferenze, preceduto o seguito da un saggio testimoniale. Ma quello che è successo a Ruggiero Stefanelli – che, allentati gli impegni scientifici, ha già pubblicato nel 2012 un romanzo, Ombre sulla basilica, e nel 2014 una raccolta lirica, Poesie dal tempo – va oltre l’autobiografia familiare per divenire ‘racconto di realtà’, vale a dire una storia d’invenzione, ma così fondata sull’esperienza reale e sulla documentazione neurologica e pedagogica, da offrirsi come una lettura avvincente, senza perdere in precisione e credibilità. A trenta anni esatti da quell’intenso cult movie che fu Rain man (che vinse un Orso d’oro a Berlino e ben quattro Oscar, fra cui quello a un magnifico Dustin Hoffman, la cui difficilissima interpretazione si meritò anche un Golden Globe e un David di Donatello), il nuovo libro di Stefanelli, Forse quasi chissà, ci trasporta ancora nel misterioso mondo dei Disturbi dello Spettro Autistico (o semplicemente ‘autismo’), una patologia complessa, sempre più frequentemente diagnosticata, che inficia gravemente non solo l’interazione sociale e la capacità di generalizzare gli interessi (come nella consimile sindrome di Asperger), ma anche la facoltà linguistica. Non sempre questi disturbi si associano a un ritardo mentale più o meno marcato e questo contribuisce a fare del soggetto autistico una persona potenzialmente consapevole del proprio stato di disagio, senza però agevolarlo nel processo di autocontrollo e superamento degli ostacoli che sono di natura primariamente neurologica e non psichiatrica. Leggi il seguito di questo post »
Alberto Schiavone, Dolcissima abitudine
Guanda, Milano 2019
di Milica Marinković
Torino, novembre 2006 è il titolo del primo capitolo di Dolcissima abitudine di Alberto Schiavone, uscito a gennaio per Guanda. Il lettore potrebbe immaginare una storia contemporanea, ambientata nella Torino degli anni Duemila, ma questo libro è tutt’altro. L’inizio del romanzo è la sua fine. Si comincia da un funerale, dal funerale di Aldo, cliente fedelissimo di Rosa e amico di Piera. Cliente perché questa donna è una prostituta, ormai alla fine della carriera. Amico perché Aldo è forse l’unico uomo che abbia saputo avvicinarsi anche al cuore, non solo al corpo, della Madame dai due nomi. Il cuore appartiene a Piera, mentre il corpo è chiamato Rosa. Rosa in arte e artigianato, Rosa virtuosa di quel mestiere antico. Leggi il seguito di questo post »
Emmanuele Francesco Maria Emanuele, PIETRE E VENTO
Pagine, Roma 2017
di Achille Chillà
Pietre e vento, titolo della raccolta poetica di Emmanuele Francesco Maria Emanuele, è una diade oppositiva che rappresenta regioni e ragioni dell’anima, forze in urto fra loro, stagioni della vita stessa: il vento, racchiude la metafora del moto, dell’elemento cinetico e vitale, che ingravida il mondo in viaggio perenne; al contrario, le pietre simboleggiano la stasi, il depositarsi della materia lungo il tragitto ultra-millenario della Terra ma anche, in riferimento all’esperienza umana, il solido approdo dell’uomo alla maschera sociale più adatta alla sopravvivenza. Leggi il seguito di questo post »
Angelo Inglese, SI CHIAMERÀ ANGELO!
Posted 07/03/2019
on:- In: musica | recensioni | saggistica
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Angelo Inglese, SI CHIAMERÀ ANGELO!
Sillabe, Livorno 2018.
di Daniele Maria Pegorari
Com’è noto, in Italia, e soprattutto in Puglia, la banda ha costituito a lungo, e fino a tempi recenti, il veicolo più efficace per la diffusione popolare della musica, per l’educazione all’ascolto e per l’apprendimento strumentale; non solo gli adattamenti della musica colta, ma anche un vastissimo repertorio specificamente composto per le bande sono stati per secoli la colonna sonora dei nostri territori, e non di rado dalle fila di questi complessi orchestrali sono usciti talenti destinati alla fortuna dei conservatori e della musica sinfonica, lirica o jazz. La copertina del libro di cui parlo in queste righe, oltre a restituirci un ritratto di colui cui si rende omaggio, il direttore e compositore molfettese Angelo Inglese senior (1918-1990), è anche una metafora di quello che la banda ha significato nell’Otto-Novecento: un intreccio carnale fra l’arte e la città, in cui si abolisce la distanza metafisica fra l’alto e il basso, il sublime e il mondano, e l’esperienza estetica diviene un incontro di corpi. Leggi il seguito di questo post »
Chiara Cannito, Corro
Posted 24/02/2019
on:Chiara Cannito, Corro
Quorum Edizioni, Bari 2018
di Francesco Brandi
Un giorno, qualcuno, in un lontano 2050, studiando sui libri di storia le vicende legate alla distruzione della Siria, terra antichissima, culla di una primissima civiltà comune Mediterranea, a sua volta origine della cosiddetta civiltà europea, che oggi ancora e stentatamente cerchiamo di costruire, dovrà riconoscere l’imperdonabile colpa delle masse di brave persone che dal privilegiato osservatorio dell’Occidente, distratte perché alle prese con le mirabolanti funzionalità dell’ultimo smartphone, con le prodezze circensi dei calciatori nella finale di Champions, con le trovate propagandistiche del più arguto dei populisti, non si sono accorti, letteralmente, dell’immane tragedia consumatasi poco di là dal mare, verso Est. Leggi il seguito di questo post »
Maria Grazia Palazzo, Andromeda
Posted 17/02/2019
on:Maria Grazia Palazzo, Andromeda
Quaderni del Bardo edizioni, Sannicola (LE) 2018.
di Carmine Tedeschi
La classicità continua a funzionare da inesauribile matrice di narrazioni, donandoci figure mitiche che consentono in ogni tempo di traguardare la Storia con occhi sempre nuovi. L’Andromeda del titolo è il prototipo della vittima innocente. Vittima due volte: prima della scriteriata madre che si vanta di essere più bella delle Nereidi, ninfe di Poseidone; poi vittima del padre che, per conservare il regno, obbedisce al dio istigato dalle ninfe e la espone ignuda sugli scogli in balia di un mostro marino. Lì la scorge Perseo, di ritorno dalla vittoria su Medusa, ne resta incantato e la libera, a patto però di poterne fare sua sposa. Come dire, un trofeo fra gli altri. Leggi il seguito di questo post »
di Daniele Maria Pegorari
A dicembre del 2017 informavo su «incroci» 36 della pubblicazione del terzo libro di un Cantico di lode che il poeta e studioso di filosofie e religioni orientali Gianfranco Longo va componendo dal 2015, e mi addentravo in un’articolata analisi numerologica della struttura e della metrica di quella parte dell’opera. Nello scorso settembre è uscito il quinto e ultimo libro, Shalom. Dettagli d’amore per ritrovarti (Wip, Bari 2018), per lo stesso editore che appena a gennaio dello stesso 2018 ne aveva curato anche la quarta parte. Questa volta tralascio di cercare un possibile disegno che motivi l’ordine e la distribuzione delle quasi 200 lasse rimate nelle cinque sezioni, nelle diciannove sottosezioni e negli ulteriori quaranta ‘capitoli’ che le compongono e taccio di fronte alla spiazzante relazione fra i titoli, i testi e i sofisticati suggerimenti di ascolto musicale che accompagnano ciascuno di essi. Leggi il seguito di questo post »
Francesco Tateo, PONTANO POETA
Posted 07/01/2019
on:Francesco Tateo, PONTANO POETA
Edizioni del Rosone, Foggia 2017
di Francesco Giuliani
Francesco Tateo, per molti anni docente di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere di Bari, che ha guidato a lungo come preside, ha da poco dato alle stampe un nuovo, stimolante volume dedicato all’umanista Giovanni Pontano. Lo studioso, com’è noto, ha concentrato i suoi interessi proprio sul periodo umanistico-rinascimentale e una nota del volume in questione ricorda che i suoi interventi pontaniani risalgono già al 1969, quando ha curato un’edizione critica del De magnanimitate, per l’Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento. Ora, dunque, con questo Pontano poeta, che reca un esplicativo sottotitolo, Carmi scelti e frammenti con traduzione italiana, ha aggiunto un’altra tessera al mosaico dei suoi studi. In questo modo, ha messo in gioco non solo la sua indiscussa perizia di studioso, ma anche il suo orecchio di traduttore e di versificatore, affrontando una sfida non semplice. Leggi il seguito di questo post »
Onofrio Pagone, IO NON HO SBAGLIATO
Posted 21/12/2018
on:Onofrio Pagone, IO NON HO SBAGLIATO
Giraldi, Bologna 2016.
di Chiara Cannito
Un’affermazione dura perentoria, decisa, che durante la lettura del romanzo si comprende, motiva e sostanzia. La protagonista che Onofrio Pagone racconta magistralmente compie delle scelte nella sua vita che mai rinnega, mai ricusa, mai rimpiange. Io non ho sbagliato è tante cose insieme: tranche de vie, romanzo di formazione, autobiografia. È forte e fragile come la protagonista, sofferto e sorprendente nello stile, tenero e terribile nella trama. Giocando tra queste ossimoriche emozioni, si dipana la storia di una giovane rumena che scappa, incinta, dal suo paese per dare un futuro migliore a se stessa e al figlio nella città di Bari, dove già vive sua madre. E qui inizia il dramma. È una narrazione che mette i brividi, fa riflettere, apre il cuore, ma anche la mente. Tutto è racchiuso in quegli occhi della copertina: che aggrediscono con la loro dolcezza, che ti sfidano con la loro fragilità, che ti braccano con la loro muta richiesta di aiuto. Prova Pagone, e vi riesce bene, a contaminare generi e linguaggi, immagini oniriche e impietosi interni.
Proviamo a percorrere adesso la trama del romanzo descrivendola per ‘quadri’. Ad accompagnarci in questo tour è Marc Chagall.
Primo quadro: Il violinista, ovvero l’infanzia rubata.«Quella volta con Gheorghe fu bellissimo. Sentivo il vento nelle mie orecchie ed era come una voce amica che sussurrava […]. Nulla poteva presagire cosa ci sarebbe successo». Il violino che era stato per la giovane donna metafora di un amore adulto, capace di ridisegnare i destini incrociando vite e intrecciando sogni, si rivela un’illusione. La voce del violino getta la maschera: era bugiarda. False e ipocrite quelle dichiarazioni di amore eterno. Archiviata l’infanzia la giovane donna si trova a pensare il suo essere mamma. Contro tutti e contro tutto. Leggi il seguito di questo post »
QUASIMODO GIORNALISTA: UN’OCCASIONE DI RILETTURA NEL CINQUANTENARIO DELLA MORTE
Posted 15/12/2018
on:QUASIMODO GIORNALISTA: UN’OCCASIONE DI RILETTURA NEL CINQUANTENARIO DELLA MORTE
di FRANCO TRIFUOGGI
L’inevitabile concentrazione dell’attenzione generale sul cinquantesimo anniversario dei movimenti del 1968, ha fatto dimenticare, purtroppo, che quello è stato anche l’anno della morte di Salvatore Quasimodo. Prima che si chiuda il 2018 «incroci» vuole ricordare il grandissimo poeta siciliano con la presentazione di un libro di Carlangelo Mauro che del Premio Nobel 1959 è attualmente uno dei massimi studiosi italiani.
L’attività giornalistica di Salvatore Quasimodo presso il settimanale «Tempo», nella rubrica “Colloqui” dal 1964 al 1968, ha trovato in Carlangelo Mauro con il volume Rifare un mondo. Sui “Colloqui” di Quasimodo (Sinestesie, Avellino 2013) un interprete attento, puntuale ed incisivo. L’autore ha curato anche le edizioni integrali dei Colloqui (L’Arca e l’Arco, Nola 2012) e de Il falso e il vero verde (Sinestesie, Avellino 2015), gli scritti giornalistici di Quasimodo apparsi sul settimanale «Le Ore» dal 1960 al 1964. Mauro, autore di apprezzati studi sulla poesia petrarchista del Cinquecento e di lucidi saggi su poeti contemporanei come Fontanella, Volponi, Piersanti, Neri, Cucchi, De Angelis, ha colmato, così, una lacuna (scarsa, infatti, l’attenzione della critica sul Quasimodo giornalista e prosatore, tranne che sui Discorsi sulla poesia), mediante un regesto limpido ed esauriente degli interventi del poeta, sollecitato dai lettori, «su un’ampia gamma di argomenti culturali, sociali, letterari e artistici» caratterizzanti un periodo di «mutamenti epocali nel costume, nella cultura, nelle ideologie, nella politica». Se la parte più cospicua degli interventi riguarda i problemi dei giovani, la contestazione studentesca, il movimento beat, ampio spazio è tuttavia riservato alla questione dell’emigrazione dal Sud al Nord della Penisola, alle evoluzioni del costume nel settore della moda, della società, della condizione della donna, ai problemi posti dall’automazione e dalla cibernetica, e ad altri temi di attualità. Leggi il seguito di questo post »
Nefeli Misuraca, LA SOLITUDINE MAESTOSA. POESIE
prefazione di Guido Oldani, introduzione di Rita Pacilio, La Vita Felice, Milano 2018
di Giovanni Laera
La solitudine maestosa è l’opera prima di Nefeli Misuraca, dottoressa di ricerca in letteratura e docente in diverse università tra l’Europa e l’America. Si tratta di un esordio ponderato, consapevole, capace di offrire molteplici spunti di riflessione a chiunque voglia esplorarne in profondità il testo poetico. Non possiamo che concordare, dunque, con Guido Oldani che nella prefazione al volume parla di una raccolta «non accidentale, ma costruita su poesie che hanno un senso comune di appartenenza». Leggi il seguito di questo post »
Giovanni Verga, NOVELLE RUSTICANE
Edizione critica a cura di Giorgio Forni
Fondazione Verga / Interlinea, Novara 2016
di Francesco Giuliani
Per gli studiosi e gli appassionati di Giovanni Verga si tratta di un evento davvero importante: ci riferiamo alla pubblicazione dell’edizione critica delle Novelle rusticane, da poco in libreria per i tipi della casa editrice novarese Interlinea, a cura di Giorgio Forni, ricercatore dell’Università di Messina. L’iniziativa rientra nella nuova serie di volumi progettati per l’Edizione nazionale delle opere di Giovanni Verga, a cura della Fondazione Verga di Catania. Leggi il seguito di questo post »
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Francesco Granatiero, VARDE.
POESIE IN DIALETTO GARGANICO DI MATTINATA
Aguaplano, Passignano sul Trasimeno 2016
di Sergio D’Amaro
Un caso davvero singolare di ricerca in quella lingua etnico-mitica che è il dialetto la offre ormai da molti anni Francesco Granatiero, originario del paese garganico di Mattinata. Succede poi, però, che tale ricerca è resa drammatica dalla dislocazione geografica dell’autore, trasferitosi fin dalla giovane età nell’universo urbano e industriale di Torino, cioè in una realtà quanto più lontana, per natura e cultura, dalla sua provenienza meridionale e contadina. Non si spiegherebbe altrimenti quel suo lessico che sembra inghiottire nei suoi suoni arcaici e misteriosi l’eco di un passato ancestrale, rivelando di quanto sforzo, di quanto sismico scuotimento psicologico deve essere capace l’immaginazione del singolo per resuscitare i fantasmi di un altrove che la coscienza è costretta a nascondere. Leggi il seguito di questo post »
Francesca Della Toffola, Accerchiati incanti
Edizioni Punto Marte, Borgo San Vittore gennaio 2018.
di Carmine Tedeschi
«La ragione è nemica d’ogni grandezza: la ragione è nemica della natura; la natura è grande, la ragione è piccola», afferma Leopardi nello Zibaldone (p.93). E dopo parecchie altre pagine: «L’arte non può mai uguagliare la ricchezza della natura» (p.189-190). I tre elementi (ragione, natura, arte) messi a confronto in questi “pensieri” tornano ancora una volta a sfidarsi in un rapporto dialettico, e con un esito artistico che il poeta recanatese non poteva certo immaginare, in questo libro fotografico. Ammesso sia vero che l’arte non può superare la natura, è altrettanto vero che non smette mai di provarci, di competere con essa. Anche se spesso esagera e prevarica, scartando l’arte e affidandosi unicamente alla tecnica, l’essere razionale che è l’uomo ha assolutamente bisogno di questo sforzo. Leggi il seguito di questo post »
Antonio Lillo
LA NOSTRA VOCE NON SI SPEZZA
Stilo Editrice, Bari 2018.
di Giovanni Laera
Alcuni lettori accoglieranno con stupore la notizia che il nuovo libro di Antonio Lillo non è una raccolta di poesie. Lillo ha saputo costruirsi negli anni una meritata fama di poeta, cui va aggiunto il lavoro da direttore editoriale di Pietre Vive, giovane e preziosa realtà dell’editoria pugliese. La nostra voce non si spezza segna un nuovo corso nella carriera letteraria di questo scrittore. La poesia viene infatti momentaneamente messa da parte per la prosa di nove brevi – talora brevissimi – racconti da leggere tutti d’un fiato e poi rileggere con attenzione, per comprendere appieno quelle voci che chiedono asilo ai nostri sogni di lettori. Leggi il seguito di questo post »
Anita Piscazzi, ALBA CHE NON SO
Posted 12/09/2018
on:Anita Piscazzi, ALBA CHE NON SO
CartaCanta, Forlì 2018
di Giovanni Laera
«Di che è mancanza questa mancanza, / cuore, / che a un tratto ne sei pieno? / di che?», si chiedeva Mario Luzi in Sotto specie umana. Questi versi interrogano anche il cuore di Anita Piscazzi e di tutti i lettori del suo ultimo libro di poesie Alba che non so, vincitore del Premio InediTO – Colline di Torino 2017. Un cuore insaziabile, grondante di tenerezza, quello dell’autrice, ma anche un cœur volé, rubato e rimbaldianamente ferito dalla tragicità dell’esistenza. Come agire, allora? Cosa cantare in questa disperata ricerca dell’altro «dentro tutte le disarmonie del mondo»? Leggi il seguito di questo post »
Mariella Sciancalepore, TERGIVERSO. PAROLE NEI CORRIDOI
Grecale Edizioni, Bari 2018
di Giovanni Laera
L’ultima raccolta poetica di Mariella Sciancalepore, insegnante e cercatrice di poesia, si addentra nei corridoi della malattia, esplorando con sincerità ogni meandro, ogni singolo cantuccio di dolore. In questa audace operazione gli occhi della poetessa restano aperti, la lingua non teme l’espressione franca, i piedi – benché esitanti – non cessano di andare.
L’autrice è anche insegnante certificata del Metodo Caviardage, che consente di ricavare una poesia da una pagina di testo annerendo le parole che non vengono usate nella composizione poetica. Tale metodo, che pure in Tergiverso cede il passo alla poesia tradizionale, torna utile in chiave critica per analizzare i versi e il linguaggio dell’intera raccolta. È come se la poetessa, partendo dalle pagine della propria vita, avesse annerito la moltitudine di parole che vorticano nei pensieri angosciosi del malato, riducendo la lingua alla scarna essenzialità del dettato poetico. Leggi il seguito di questo post »
Antonio Tricomi, CRONACHE LETTERARIE
Posted 19/08/2018
on:Antonio Tricomi, CRONACHE LETTERARIE
Galaad, Giulianova (TE) 2017
di Sergio D’Amaro
Un nuovo libro di Antonio Tricomi, docente di Letteratura all’Università di Urbino, è sempre benvenuto per il carattere criticamente provocatorio della sua scrittura, caratterizzata anche da una sintassi che sorprende per le sue stratificazioni argomentative densamente strutturate. Il suo è un tipico esercizio di critica militante, impegnata a collegare i libri analizzati con la vita e con la storia circostanti per cavarne la temperatura culturale dei tempi correnti e per sapere se c’è un futuro migliore per la letteratura (è da dire che Tricomi è anche dedito alla critica cinematografica, altra sensibile cartina al tornasole). Leggi il seguito di questo post »
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Sandra Lucente, ITINERARI MATEMATICI IN PUGLIA
Giazira, Noicattaro 2016
di Pasquale Vitagliano
«E mi sono condotto di conseguenza. La nozione di Dio mi sembra una nozione infima, e volgare quanto quella di un triangolo. Dio o un triangolo per me sono uguali. Mi impongo di dimostrarli e poi me ne lavo le mani», sono le parole provocatorie del filosofo Manlio Sgalambro (Etica del capriccio, in «MicroMega», supplemento al n. 1/97). Tradotte in termini più devoti potremmo dire che, sì, Dio è proprio come una figura geometrica, un triangolo appunto; esiste ma non possiamo toccarlo materialmente. E il poeta Leonardo Sinisgalli (Natura calcolo fantasia in «Pirelli», IV, n. 3, giugno 1951) scrive che «la Scienza e la Tecnica ci offrono ogni giorno nuovi ideogrammi, nuovi simboli, ai quali non possiamo rimanere estranei o indifferenti, senza il rischio di una mummificazione o di una fossilizzazione totale della nostra coscienza e della nostra vita. […] Scienza e Poesia non possono camminare su strade divergenti. I Poeti non devono aver sospetto di contaminazione. Lucrezio, Dante e Goethe attinsero abbondantemente alla cultura scientifica e filosofica dei loro tempi senza intorbidare la loro vena. Piero della Francesca, Leonardo e Dürer, Cardano e Della Porta e Galilei hanno sempre beneficiato di una simbiosi fruttuosissima tra la logica e la fantasia (…»). Leggi il seguito di questo post »
Daniela Marcheschi (a cura di), LETTERATURA E PSICANALISI
Marsilio, Venezia 2017.
di Claudio Toscani
Avviene all’apparire delle intelligenze più vivide e attive oltre che culturalmente laminate da anni di vaste letture e diramate conoscenze, che ribadite convinzioni e attestati percorsi vengano rivisti o ridimensionati. Questa la più manifesta cifra del libro che raccoglie gli Atti di un convegno internazionale, tenuto a Lucca tra il 24 e il 25 febbraio 2012, promosso dalla Fondazione Dino Terra sui rapporti tra Letteratura e Psicanalisi, sotto la direzione scientifica della saggista Daniela Marcheschi, che ne ha poi curato la pubblicazione. Leggi il seguito di questo post »
Stefano Lanuzza, ’900 OUT. SCRITTORI ITALIANI IRREGOLARI
Fermenti, Roma 2017.
di Sergio D’Amaro
Come esiste una letteratura coralmente riconosciuta e gratificata, così ne esiste un’altra specie, in Italia, emarginata e innamorata dell’oblio. Destini diversi che decidono quanto un autore pesi sulla bilancia del critico e nel portafoglio dell’editore. È una dimostrazione, anche, di quanto l’abilità nel sapersi adeguare a formule stereotipate (magari suggerite dalle fiorenti scuole di scrittura) e nel cogliere opportunità di successo immediato, legato alle dinamiche di mercato, abbia il suo peso nel farsi amare dalla Fama. Leggi il seguito di questo post »
Carlangelo Mauro, LIBERI DI DIRE. SAGGI SU POETI CONTEMPORANEI (seconda serie)
Edizioni di Sinestesia, Avellino 2017
di Carlo Cipparrone
Liberi di dire, il più recente libro di Carlangelo Mauro, è una raccolta di saggi dell’estensione di circa trecento pagine, riguardante quattordici poeti contemporanei di diversa età e tendenza, pubblicato nella collana “Biblioteca di Sinestesie” in prosecuzione al progetto dell’autore di riunire i propri scritti critici sulla poesia (sparsi in riviste e atti convegnistici), concretizzatosi nel 2013 con l’avvio di un primo libro dal medesimo titolo, edito dalla stessa editrice. Leggi il seguito di questo post »
Luigi D’Alessio, Louis
Posted 07/05/2018
on:- In: poesia | recensioni
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Luigi D’Alessio, Louis
postfazione di Valentino Fossati, RPlibri, San Giorgio del Sannio 2017, pp. 112
di Giovanni Laera
Il protagonista eponimo di Louis, ultimo lavoro poetico di Luigi D’Alessio, è un nullafacente. O meglio, Louis è il tipo di nullafacente che tutti noi vorremmo conoscere. La sua unica occupazione consiste nel restaurare l’inconscio, mentre vaga da un bar all’altro o fotografa porte chiuse, innamorandosi perdutamente di una donna che è un sogno in carta ed ossa. Un detective selvaggio sulle tracce di libri, arte e musica, un funambolo della parola, un abitatore del tempo. Di lui, come dell’autore, non si conosce l’età.
Louis prende il nome dal Louis Waters del romanzo Le nostre anime di notte di Kent Haruf, da cui D’Alessio trae anche i numerosi «Louis disse, Louis andò…» sapientemente sparsi nel libro. Ma è la poesia ad avvicinare Luigi a Louis, alimentando il confronto tra l’autore e il suo personaggio. Un rapporto, il loro, più simile all’apprendistato che alla semplice amicizia. Perché Luigi e Louis si nutrono entrambi di versi altrui e lo fanno all’interno di una dinamica intertestuale fitta e manifesta, in cui la citazione si configura come polo di attrazione e insieme sviluppo della vicenda narrata. Saranno dunque i diletti Corso, Eliot, Montale, Kemp, Rosselli, Cvetaeva a scandire il rapporto amoroso tra Louis e la sua donna e, contestualmente, il dialogo che si stabilisce tra il protagonista e l’io narrante. Leggi il seguito di questo post »
Davide Rondoni, Il buio e l’ibisco
Posted 25/04/2018
on:- In: eventi | poesia | recensioni
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LA FIASCA ROTTA DICE: NON MI AVETE FATTO NIENTE.
“IL BUIO E L’IBISCO”, IL NUOVO LIBRO DI DAVIDE RONDONI
In occasione di un «aperitivo con Davide Rondoni» domenica 29 aprile, ore 11,30, presso la libreria di poesia Millelibri (Bari, via dei Mille, 16) in cui l’autore leggerà “Il buio e l’ibisco. Parole per la fiasca rotta del Maestro di Forlì” (CartaCanta, Forlì 2017), pubblichiamo una nota interpretativa di Daniele Maria Pegorari.
Uno dei libri di Rondoni che più ho amato è quel Compianto, vita (Marietti, Genova-Milano 2004), ispirato a un suggestivo gruppo marmoreo in terracotta, rappresentante la deposizione di Cristo, opera di Niccolò dell’Arca (noto anche come Niccolò da Bari, 1435 ca.-1494) e conservato nel centro di Bologna, nella Chiesa di Santa Maria della Vita. Il poeta romagnolo torna oggi a dedicare i suoi versi a un’opera d’arte, una misteriosa e anonima natura morta dipinta probabilmente fra il 1615 e il 1620 ed esposta nella Pinacoteca civica dei Musei San Domenico a Forlì. Ci sono almeno un paio di analogie fra le due intense operette ‘d’occasione’, per così dire, di Rondoni: la prima è che entrambe le opere d’arte paiono custodire il segreto di un dolore che la forma sa esprimere con forza eppure rinvia a una zona perennemente esplorabile, mai acquisita una volta per tutte. La scena sacra di Niccolò, quasi sulle soglie del cosiddetto Rinascimento (una nozione culturale, in fondo, piuttosto ideologica e fuorviante), vede alcune delle sei figure contorcersi nell’indicibilità del lutto, resistendo all’imperativo dell’armonia e della sublimazione, che sarà invece il tratto fondamentale del secolo che verrà; il fiasco dal collo malamente spezzato e dallo spesso cordame come impazzito e ingovernabile pretende che si immagini un passato di violenza o di errore (l’oggetto sarà stato scagliato o sarà sbadatamente caduto di mano) che sfugge al controllo accademico della composizione da studio. Leggi il seguito di questo post »
Joseph Tusiani
IN UNA CASA UN’ALTRA CASA TROVO
Bompiani, Milano 2016
di Francesco Giuliani
Dal 1988 al 1992 Joseph Tusiani ha dato alle stampe, per i tipi di Schena di Fasano, una trilogia narrativa autobiografica. I tre volumi, intitolati rispettivamente La parola difficile, La parola nuova e La parola antica, formavano un corpus di circa mille pagine, offrendo un’imponente e significativa testimonianza degli effetti prodotti sul protagonista e sui suoi familiari da un evento dirompente e insieme persino banale, almeno in certi periodi e in certe aree geografiche, quale l’emigrazione. Sono dei libri che ancor oggi si leggono con interesse, ma che, nello stesso tempo, presentano dei vistosi difetti, rappresentati soprattutto dall’eccesso di notizie e di informazioni, che portava Tusiani ad affiancare dati rilevanti a pagine di interesse esclusivamente familiare o locale, che talvolta davano persino l’impressione di immodestia e di gratuita ostentazione. Tra tante parole, insomma, si perdeva il senso dell’operazione, il motivo per il quale un compito e raffinato intellettuale come Joseph Tusiani aveva scelto di rivolgersi al lettore. Leggi il seguito di questo post »
ILARIA CROTTI, Lo scrittoio imaginifico. Volti e risvolti di d’Annunzio narratore
Posted 31/03/2018
on:ILARIA CROTTI, Lo scrittoio imaginifico. Volti e risvolti di d’Annunzio narratore
Avellino, Edizioni Sinestesie, 2016
di Paolo Leoncini
Il libro di Ilaria Crotti si pone tra i più significativi contributi dannunziani degli ultimi decenni. Raccoglie sei saggi, di cui cinque pubblicati tra il 1991 e il 2013, in riviste e in volume, ed uno inedito: Promenades visive e itinerari stilistici dei notturni veneziani («… i ben quattro attraversamenti di Venezia [nel Notturno], processioni luttuose che privano la forma promenade dei suoi tratti culturalmente ameni e socialmente dilettevoli per convertirla in una sorta di processione misterica, di sacra rappresentazione e di danza macabra», p. 141): il primo, Per una retorica dello sguardo, del 1991, e l’inedito, costituiscono uno dei nuclei della finissima perlustrazione della studiosa, su un ambito interagente e complesso, come quello dannunziano: il nucleo dello sguardo, della percezione visiva; l’altro nucleo è costituito dai sondaggi ipo-intertestuali sulla citazione e sull’autocitazione: entrambi i nuclei (il ‘visivo’ e la ‘citazione’) sono sottesi da riconoscimenti nettamenti sincronici: lo cogliamo già nella nota incipitaria, quando l’Autrice afferma che «Una delle problematiche più avvertite investe i nessi […] tra l’eclatante esordio narrativo del Piacere e lo sperimentalismo della prosa notturna, nell’ipotesi di lavoro che lo sguardo autoanalitico e atemporale dello scriba egizio [nell’incipit del Notturno] e la sua ‘arte nuova’ animino già le forme dell’attenzione spasmodica onnivora che persegue (e perseguita) la sagoma di Sperelli» (p.9). Leggi il seguito di questo post »
di Carmine Tedeschi
Ambra Simeone, Opinionistica, Limina mentis, Villasanta, 2017
Versi lunghi, andamento monologante a tratti autistico, ritmo prosastico e colloquiale, insistente ritorno sopra uno stesso argomento: questi i tratti che balzano subito all’occhio in prima lettura. Sembrano inviti alla riflessione, invece non ci metti molto ad accorgerti che ti sta arrivando qualcosa di corrosivo dietro quel parlare innocente, per frasi fatte e concetti stracotti. L’ironia, il sarcasmo sono i toni dominanti. I bersagli in primo piano sono appunto il linguaggio del conformismo quotidiano, il parlare per imprinting televisivo o per virulenze di rete; la chiacchiera nel web e la smania di apparire, purché ben in linea con filosofie d’accatto; il vuoto esistenziale non cosciente, rassegnato, privo d’angosce intellettuali; l’incomunicabilità, ma non attraverso il silenzio bensì con piogge di messaggini sui social, fatti di parole logore, prive di senso, perfettamente inutili. Leggi il seguito di questo post »
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Giuseppe Pontiggia, DENTRO LA SERA. CONVERSAZIONI SULLO SCRIVERE
Belleville, Milano 2016.
di Sergio D’Amaro
È noto che Giuseppe Pontiggia possedesse una biblioteca di 35 mila volumi. Era quel che si dice un mostro di erudizione e col tempo era diventato soprattutto un brillante dispensatore di saggezza. I suoi libri più noti, da La grande sera (1989) a Vite di uomini non illustri (1993) a Nati due volte (2000) avevano meritato i premi più importanti (Strega, Campiello, Flaiano), eppure Pontiggia non si era mai allontanato da un’idea di letteratura che rispondesse alla domanda che tanti si pongono di fronte al raggiungimento del successo: qual è il quid incomprensibile di un’opera che permette di guadagnare il favore della critica e del pubblico? Di fronte a un’opera letterariamente alta dobbiamo credere che sia il risultato di una dote naturale o di un’attenta elaborazione testuale? Leggi il seguito di questo post »
Amedeo Anelli, OLTRE IL NOVECENTO. GUIDO OLDANI E IL REALISMO TERMINALE
Libreria Ticinum, Voghera 2016
di Margherita Rimi
Il libro Oltre il Novecento contiene due interviste e sei poesie inedite di Guido Oldani e un saggio critico di Amedeo Anelli. Il tema conduttore dell’intero volume, come indicato nel titolo, è la poetica del Realismo terminale che Oldani teorizza. Nell’introduzione esplicativa, Anelli sottolinea, sin dall’inizio del saggio, la propensione al realismo del poeta che non si disgiunge dai valori etici. Così scrive Anelli: «I fatti mettono radici in una poetica realistica, in cui etica ed estetica sono in mutua tensione ed in cui il piano etico e l’indignazione morale e la reazione, anche ironica e sarcastica, sono in dominante sugli altri piani» (p. 15). Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Rosato, Il mare
Posted 20/01/2018
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Giuseppe Rosato, IL MARE
Di Felice, Martinsicuro (Te) 2016
di Sergio D’Amaro
Giuseppe Rosato, in tanti anni di operosa attività poetica (sia in lingua che in dialetto), ci ha abituati al suo passo di esperto viandante esistenziale. Sappiamo che quando smette la sua penna satirica, si fa coinvolgere completamente in un’altra dimensione, fatta di profonde risonanze sentimentali e di acute inchieste memoriali. È successo, poi, che dopo la morte della sua amata consorte, Tonia Giansante, anch’ella scrittrice, Rosato abbia come di più sentito il limite del tempo, ma anche l’invito a sconfinare in un altrove che tende inutilmente a voler assumere una sembianza riconoscibile. Leggi il seguito di questo post »
La “Medea” di Andrea Cramarossa:
un’ipergeometria delle relazioni.
di Fabiana Mercadante
Nell’imminenza del terzo anniversario della scomparsa di Nicola Saponaro, morto il 24 gennaio 2015 all’età di settantanove anni, pubblichiamo la recensione classificatasi al secondo posto del Premio di Critica e Storia del Teatro under 35 intitolato alla memoria del grande drammaturgo; l’iniziativa era stata fortemente voluta dal cutamc (Centro interuniversitario per il Teatro, le Arti visive, la Musica e il Cinema) dell’Università di Bari, dall’Associazione “Attraverso lo spettacolo” e dalla Biblioteca del consiglio regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo” (che custodisce il prezioso Archivio privato donato da Saponaro). L’autrice, Fabiana Mercadante, è direttrice artistica di “Flooding lab – Collettivo di sperimentazione sulla narratività e i linguaggi della contemporaneità”. Il blog di «incroci» aveva già ospitato la recensione di Irene Gianeselli classificatasi al primo posto della sezione “Recensione”, mentre nel prossimo fascicolo della rivista (giugno 2018) apparirà il saggio di Marica Mancini risultato vincitore nella sezione “Saggio inedito sulla storia del teatro”.
La capacità di un segno di contenere in nuce un’informazione sul suo contrario è una delle qualità più affascinanti di un atto comunicativo. In questo senso il gioco delle risonanze di un figurante visivo o sonoro sulla percezione del destinatario di un’opera teatrale viene a svilupparsi intorno alla possibilità di costruire ampi spazi di negoziazione del senso. A partire da ciò incontra stimoli lo spettatore, nell’interpretare un’opera che non offre rifugio e appiglio nella parola, ma che tesse, per il suo sentire, una pura grammatica del suono e una corpometria dello spazio. È il caso della Medea del regista barese Andrea Cramarossa, un’opera che rinunciando al potere della parola, ci pone di fronte all’irruzione del logos (e del linguaggio che lo incarna) entro la logica del corpo e delle percezioni, per ridefinire tempi e modalità espressive del gesto, del suono e soprattutto dello spazio. Leggi il seguito di questo post »
Carlo Di Lieto, Chi ha paura della psicoanalisi?
Genesi Editrice, Torino 2016
di Antonio Filippetti
Il titolo di questo nuovo saggio di Carlo di Lieto è di per sé particolarmente intrigante e sulle prime addirittura fuorviante; esso infatti sembra per così dire voler giocare sulla scienza freudiana e invece è un attento e lucido esame della letteratura italiana analizzata appunto col registro della esegesi psicanalitica. Il titolo è in realtà un ‘espediente’ letterario in quanto rimanda a un famoso testo teatrale di Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf, laddove il nome stesso della grande scrittrice viene accostato al lupo della famosa filastrocca. E quasi per esorcizzare un’oscura prevenzione, anche il lettore viene invitato a non avere timore di affrontare l’analisi critica della letteratura da un’‘altra’ visuale; Di Lieto ci propone cioè un’interpretazione particolarmente stimolante e per molti aspetti inedita. Leggi il seguito di questo post »
Cesare Viviani, OSARE DIRE
Posted 12/11/2017
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Einaudi, Torino 2016
di Claudio Toscani
Provoca sin dal titolo, Cesare Viviani, in quest’ultima sua raccolta: Osare dire. Perché si mette nella posizione di chi azzarda la parola poetica come nudo nome di fronte all’ostentata eloquenza del mondo, di chi ci ricorda il silenzio dell’universo al di sopra del nostro frastuono quotidiano, di chi oppone la parte oscura, segreta, del segno creativo e della scrittura, a tutte le inesorabili rivelazioni della scienza e della tecnica.
Parecchio osa dirci Viviani: se non di nuovo, di inatteso; se non di ignoto, di dimenticato; se non di perturbante, di ultimativo. Talvolta ci mette l’‘io’, se può testimoniare in proprio, come per significare di esserci passato lui stesso nei frangenti pratici o ideali di cui parla; più raramente la ‘terza persona’, quasi per chiedere ad altri di collaborare al ventaglio delle enunciazioni; spessissimo il ‘noi’, un io allargato, un io a nome di tanti altri, e allora diventa filosofo e conoscitore della vita, con punti di vista sulle cose ultime, senza vanto ma per verticale ascolto della realtà, libere associazioni e connessioni di senso. Leggi il seguito di questo post »
Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi
Chiarelettere, Milano 2017
di Franco Sepe
La poesia di Franco Arminio, come del resto anche un po’ tutta la sua produzione prosastica, muove dal concreto. Precisamente dalla terra, dal corpo. Terracarne è infatti il titolo di un suo fortunato volume che presenta al lettore le sue escursioni-riflessioni di viaggiatore minimalista attratto da paesi e villaggi di un Sud che in realtà già conosce bene, luoghi in gran parte divenuti obsoleti dove non è più la miseria a regnare ma la desolazione. Autodefinitosi paesologo, Arminio, nativo dell’Irpinia orientale, ha informato la sua vita e la sua opera a un minuzioso lavoro di ricerca sul campo (“Quando voglio stare bene al mondo / io so dove andare: / devo andare in un paese a parlare / con i vecchi”, p.38), che coincide con la sua missione di cantore di una “Bellissima Italia annidata sull’Appennino” (p.21). Un’Italia che si sta sgretolando sotto i colpi dell’incuria e dell’indifferenza, un’Italia che si sta spopolando (“Certi paesi diventano come quei bar / in cui campeggiano, in polverose bacheche di vetro,/ vecchie merendine: i clienti se ne vanno altrove / e il barista non rinnova la merce”, p.25). Leggi il seguito di questo post »
Bachi Dardani, Un segreto ancora
Posted 16/10/2017
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Il Nuovo Melangolo, Genova, 2015, 96 pp.
di Marta Lentini
La raccolta di questo giovane genovese, da tempo a Milano, Bachi Dardani comprende 48 liriche, divise in tre parti: I miei segreti, Quotidiane e Miraggi meridiani, precedute da altre due poesie.
Il “segreto” è il motivo dominante della ricerca poetica di Dardani, il segreto da scoprire ancora, il segreto che è progetto stesso di vita, luce da perseguire, attimo da afferrare, proprio per cercare il senso stesso della vita, pur nella fatica e noia del vivere. E così il segreto ci fa intravedere l’apertura di mondi inesplorati, la possibilità di percorrere sentieri imbattuti dove ci guida solo l’immaginazione, che ci arricchisce di misteri, di miraggi, nobilitando il nostro quotidiano e dando un senso alla nostra angoscia, ma pure ci rafferma negli affetti del quotidiano, piccola ancora dove l’attimo solo si fa eterno. Leggi il seguito di questo post »
Luigi Ianzano, Spija nGele
Posted 01/10/2017
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Caputo Grafiche, Borgo Celano (Fg), 2016, 62 pp.
di Marta Lentini
Spija nGele (Scruta il cielo) è una raccolta di poesie scritte da Luigi Ianzano, docente di scienze giuridico-economiche di San Marco in Lamis (Fg), che usa l’idioma sammarchese come lingua poetica, utilizzando il metodo della grafia DAM, comunemente accettato per la trascrizione dei dialetti alto-meridionali, e corredando tutte le poesie di traduzione italiana a piè di pagina.
La novità e il fascino della scrittura di Ianzano risiedono nella sua capacità di superare con la sua poesia il quotidiano e di porsi come poeta verace, ispirato da un idioma di cui sente e esalta la sacralità, la nobilissima ancestralità, il musicalissimo e spirituale riverbero dell’animo affannato o rasserenato nel magma dell’esistenza, o ripiegato su se stesso nella ricerca del significato dell’esistenza stessa, o annegato nella ricerca dell’infinito, forse proprio quello ‘oltre la siepe’, guardando oltre ‘l’ultimo orizzonte’. Leggi il seguito di questo post »
Marcello Ariano, Avanzi di brace
Posted 19/09/2017
on:Marcello Ariano, Avanzi di brace
Ed. Tabula fati, Chieti, 2017
di Carmine Tedeschi
Man mano che avanza la lettura, una lirica tira l’altra, hai l’impressione di accelerare per correre incontro alla chiusa. Cosa che avviene solo nella narrativa più attraente. Segno inequivocabile della presenza di un’architettura ponderata, discreta ma salda, in quest’ultima svelta raccolta di Ariano.
Tre sono le componenti su cui poggia l’intero colloquio poetico col lettore e che segnano un percorso nel testo, diramandosi qua e là in aggiunte di temi intrusivi come succede alle improvvise associazioni di idee in un discorso strutturato. La prima componente è la coscienza del tempo, il suo trascorrere, la sua registrazione nella memoria in quanto vissuto, la sua rievocazione espressa nella scrittura poetica. La seconda tematica è rappresentata dai luoghi, che acquistano fisionomia reale (vengono chiamati con nomi veri) e nello stesso tempo trasognata, modificata dal filtro dei ricordi e confrontata a quella di oggi. La terza, infine, sono le persone in vario modo e in vario grado legate alla vita dell’io poetante. Leggi il seguito di questo post »
Gabriella Cinti, MADRE DEL RESPIRO
Posted 16/09/2017
on:Gabriella Cinti, Madre del respiro
Moretti e Vitali, Bergamo, 2017, 160 pp.
di Marta Lentini
Questa raccolta di poesie di Gabriella Cinti, mitografa, saggista e voce essa stessa della poesia lirica greca, nasce forse dall’ esigenza di scavare ancor più nell’oggetto della propria inesausta e inesauribile ricerca letteraria e filosofica, non solo facendosene cantatrice appassionata, ma inglobandolo nella propria storia, e facendo così, di un vissuto che si è studiato nella sua appartenenza ad altri e antichi tempi, ad altri e mitologici saperi, il proprio vissuto, rivivificato dalla urgenza di dirsi e di rivelarsi. Leggi il seguito di questo post »
Aldo Gerbino, Comete mercuriali, piume. Taccuino poetico (2007-2015)
Algra Editore, Catania, 2016,132 pp.
di Marta Lentini
Aldo Gerbino, ovvero ‘la poesia dappertutto, perché tutto è poesia, ma la poesia non disvela il tutto’: critico d’arte e di letteratura, filosofo, saggista, e pur scienziato, docente universitario a Palemo, città dove vive e lavora, di Istologia e Embriologia, è poeta da sempre, è poeta del tutto, perché la Poesia è dappertutto, colla sua cadenza irta eppur catartica, con la sua difficile ‘dizione’, con la sua cantabilità perduta.
Poesia a volte spietata come la cronaca nera, a volte, e perlopiù, lieve come un soffio fugace, che disvela le cose facendone ritmo puro ma ‘difficile’, nel perenne contrasto tra binario e ternario, tra ‘metro’ e verso, tra silenzio e urlo, e così parole si intrecciano contro parole, quasi per togliere significato alle cose (e alle parole) stesse, e le cose sono nomi, immagini, che si fanno cavie inconsistenti di una realtà quasi parallela a se stessa, una immagine senza specchi, dove non ci si può riflettere, ma alla quale si può sfuggire attraverso un non-ritratto, creando una nuova prospettiva, quella di un’intimità diversa, autonegantesi nello scorrere quotidiano della vita: ‹‹L’inganno è nelle cose, più se quelle certe/ assodate; così più le parole che riposano/ coperte da ghiacci stellari da aguzze voci/ laccate da rancori. Parole e cose che / ripostano ad amari colloqui, incomprensioni/ solitudini, spietatezze…›› (p. 67) Leggi il seguito di questo post »
Gerardo Trisolino, Odio Ménière
Posted 01/09/2017
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Gerardo Trisolino, Odio Ménière.
Ed. Manni, Lecce, 2017.
di Carmine Tedeschi
Emana un delicato profumo di fresco e un buon sapore casalingo da questa scrittura poetica che veicola, con uguale leggerezza, vissuto privato e tematiche di pubblico interesse.
Privo dei contorcimenti simbolistici che costringono il lettore al gioco del nascondino, privo anche dello sguardo autistico sull’io imperante in tanta lirica novecentesca, in questo snello libretto Trisolini guarda a se stesso e al proprio vissuto con occhio divertito ed ironico, e sempre in relazione a qualcuno o a qualcosa, sia nella dimensione privata che in quella pubblica.
Anche i sentimenti più intimi, come l’amore (Amore in cinque tempi, la prima lirica), prendono subito consistenza di immagini concrete, di azioni compiute o da compiere, sicché i sogni non restano sogni, ma diventano vita: consapevoli scelte di vita, atteggiamenti, comportamenti riversati nel quotidiano. Gesti consueti, ma non per questo poco significativi nel dipanarsi della vita quotidiana: «le tue mani stendono con cura/ lenzuola federe asciugamani…»; eventi minimali, come la lista per la spesa in Atti quotidiani, che tracciano il percorso di una vita costruita in due. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
FRONTIERE anno XVII, Numero 33, gennaio-dicembre 2016 (San Marco in Lamis 2016)
Frutto dell’attento e costante lavoro del Centro Documentazione sulla Storia e la Letteratura dell’Emigrazione della Capitanata (CDEC) di San Marco in Lamis (FG), presieduto da Matteo Coco, e dell’impegno di Sergio D’Amaro come direttore responsabile, «Frontiere» è una delle poche riviste italiane che si occupi di letteratura e storia dell’emigrazione. Nata nel 2000 come semestrale, dal 2007 la rivista ha un’uscita annuale, l’ultima delle quali nel 2016 col numero 33.
La rivista si segnala per la veste grafica asciutta, essenziale ma moderna. Così per le sue scelte editoriali mai scontate. L’ultimo numero, in particolare, è dedicato alle tragedie sul lavoro degli emigrati di Mattmark (1965) e Marcinelle (1956), a cui si è scelto di dare un taglio laterale, per certi versi letterario più che propriamente storiografico, recuperando e rimettendo in circolo un articolo d’epoca di Dino Buzzati abbinato a una intervista originale al cantautore Adamo, figlio di emigrati. A questi due pezzi si aggiungono alcune altre testimonianze tratte dal volume La catastròfa di Paolo Di Stefano (Sellerio): «Insomma, mio padre muore lì a 1035 metri sottoterra e quindici giorni prima nasco io al paese. Mia madre a un certo punto riceve un milione con cui si è fatta la casa, poi gli hanno richiesto indietro il milione e gli hanno pure pignorato la casa. C’è una lettera del Ministero del Lavoro del 17 dicembre 1956 dove mi dicono che mi donavano un milione come orfano. Ma potevo ritirarlo solo alla maggiore età: così se prima ci prendevo una casa come aveva fatto mia madre, nel ’77 ho potuto comprà niente più che una macchina e ho preso una Dyane 6». Leggi il seguito di questo post »
Paolo Gera, L’ora prima
Posted 24/06/2017
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Paolo Gera, L’ora prima
Rossopietra 2016
di Achille Chillà
Allo sguardo poetico sulla società contemporanea non sfugge un senso di horror vacui per l’ora presente, per gli intangibili veleni inoculati in forme nuove e micidiali nei tessuti indeboliti del corpo sociale. Paolo Gera nel suo L’ora prima (Edizioni Rossopietra) inforca gli occhiali del mito classico, prima di addentrarsi in una riscrittura deformante e riformante di dei ed eroi. Le categorie interpretative delle favole antiche applicate al nunc si contraggono in smorfie ora dolorose ora grottesche, per farsi tragiche, orrende e persino ciniche; lungo la scala delle dolenti note delle contraddizioni sociali ed intime dell’Homo non più Sapiens.
La lingua della raccolta sciacqua i panni in internet, accogliendo in sé la prepotenza dei termini più presenti nel gergo comune nella Rete e sui mezzi di comunicazione di massa. A patto, però, che, varcato il confine poetico, le stesse parole denuncino con la propria scabra nudità il sistema disumanizzante che le ha generate. I versi avvolgono di nuovo nitore le sillabe migranti: ‹‹ci siamo avvicinati nel fast freeze / in sacchetti di parole costrette›› (p. 8), ‹‹I like Licaone / che cucinasti carne di bambino / per smascherare un dio›› (p. 22), ‹‹e avrò un account tra i followers di Ade / un selfie con Narciso›› (p. 44).
Da Conrad al Teatro Abeliano: “I duellanti” con Alessio Boni e Marcello Prayer
Posted 13/05/2017
on:Da Conrad al Teatro Abeliano:
“I duellanti” con Alessio Boni e Marcello Prayer
di Irene Gianeselli
L’articolo che segue è il vincitore di una sezione (“Recensione a uno spettacolo di ampio rilievo artistico”) del Premio di Critica e Storia del Teatro under 35 “Nicola Saponaro”, intitolato alla memoria del grande drammaturgo, nato l’8 dicembre 1935 e morto il 24 gennaio 2015. Il premio, fortemente voluto dal cutamc (Centro interuniversitario per il Teatro, le Arti visive, la Musica e il Cinema) dell’Università di Bari, dall’Associazione “Attraverso lo spettacolo” e dalla Biblioteca del consiglio regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo” (che custodisce il prezioso Archivio privato donato da Saponaro), ha l’obiettivo di valorizzare gli studi di critica teatrale e di storia dello spettacolo, con particolare (ma non esclusivo) riferimento all’ambito regionale. La giuria, presieduta dalla direttrice del cutamc, prof.ssa Grazia Distaso, era poi composta Lea Durante, Francesco S. Minervini, Daniele Maria Pegorari e Maria Grazia Porcelli (per l’Università di Bari), da Maria A. Abenante e Daniela Daloiso (per “Teca del Mediterraneo”), da Waldemaro Morgese, Egidio Pani e Franco Perrelli (per “Attraverso lo spettacolo”) e da Mary Sellani (compagna del drammaturgo). «incroci» si associa alla nobile e doverosa commemorazione dell’autore (indimenticabile amico di tante nostre iniziative), accogliendo questa recensione sul blog e pubblicando altresì, in uno dei prossimi volumi, un contributo di Marica Mancini, risultato vincitore nella sezione “Saggio inedito sulla storia del teatro”.
La stoccata deve essere data. Ecco il télos della tensione che Conrad rende materico nel racconto The Duel, dato alle stampe nel 1908. Lo stile tagliente e asciutto dello scrittore penetra la Storia e anima i due ussari della Grande Armèe di Napoleone, Armand D’Hubert e Gabriel Feraud. Due vite che si compenetrano in un unicum sublimato nel racconto stesso, nell’affabulazione della carne. Una tragedia che comincia ma non finisce, e si proietta in un eterno presente che Alessio Boni, Marcello Prayer, Roberto Aldorasi (con Francesco Niccolini che ha anche tradotto e adattato il racconto), richiamano nell’impasto drammaturgico intimamente coerente de I duellanti, andato in scena dal 31 marzo al 3 aprile 2016 al Teatro Abeliano di Bari.
Si apre il sipario, l’altrove è svelato. Un medico (Marcello Prayer) sta disinfettando la ferita di un soldato (Alessio Boni). I due attori costruiscono in questa scena un prologo indiretto: la luce calda della lampada sul capo del paziente evoca l’intensità del rito e le mani esperte del medico ricuciono i lembi della narrazione. Leggi il seguito di questo post »
Il realismo terminale accende le “Luci di posizione”.
Un’antologia di Giuseppe Langella ripropone l’esigenza di un’«estrema avanguardia»
di Daniele Maria Pegorari
A giudicare dalla “Cronistoria” che chiude questo libro, il realismo terminale, movimento poetico fondato da Guido Oldani nel 2010 con la pubblicazione di un manifesto, ha compiuto un cammino non solo di irrobustimento delle fila, ma anche di progressiva chiarificazione teorica. Sul primo fronte vanno ricordati i numerosi poeti simpatizzanti, che raggiungono il numero di cinquantotto nell’antologia Novecento non più. Verso il realismo terminale (La Vita Felice, 2016), ma anche i teatranti, gli artisti visivi e i musicisti, i quali hanno dato vita, in giro per l’Italia, a presentazioni, mostre, concerti, spettacoli, festival e iniziative di impegno civile, ad esempio sulla dignità delle carceri e in difesa delle minoranze etniche e religiose. Sul fronte dell’approfondimento teorico vanno, invece, ricordate le tavole rotonde di Cagliari, Milano e Torino (2012, 2013 e 2014) che hanno prodotto le pubblicazioni La faraona ripiena (Mursia, 2012), il Dizionarietto delle similitudini rovesciate (Mursia, 2014) e poi gli ampi studi di Giuseppe Langella e Amedeo Anelli, apparsi rispettivamente su «La modernità letteraria» (2014) e nel volume Oltre il 900 (Libreria Ticinum, 2016), cui si aggiungerà fra non molto il mio articolo Guido Oldani e il realismo terminale (negli atti del XVIII congresso MOD Scritture del corpo). D’ora in poi costituirà una pietra miliare della riflessione l’antologia Luci di posizione, poesie per il nuovo millennio. Antologia del Realismo terminale (Mursia, Milano 2017), curata ancora da Langella, italianista insigne dell’Università Cattolica e poeta, il primo a condividere il progetto di Oldani e ad armonizzare le intuizioni antropologiche e stilistiche di questi con uno sguardo sia sociologico che storico-letterario. Leggi il seguito di questo post »
Andrea Vaccaro, mio grande amore
Posted 19/04/2017
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Guida Editori, Napoli, 2015, 371 pp.
di Marta Lentini
mio grande amore, romanzo ambientato a Roma, scritto nel 2006, è un’opera autobiografica di Andrea Vaccaro, scrittore e pittore, che qui si fa cantore di un grande amore, che rievoca, nel suo tragico espandersi, fino alla conclusione attesa, ma pur sempre dolorosa. L’Amore è quello di Andrea, professore di liceo, per Maura, conosciuta adolescente tanti anni prima, e vagheggiata nel suo quotidiano per sempre, fino al reincontro di tanti anni dopo, disturbato e intristito dalla scoperta di un percorso tragico di vita che l’aveva portata alla prostituzione e alla droga. Con un linguaggio diretto e generosamente descrittivo di ogni moto interiore del protagonista, che si lega indissolubilmente a una Idea filosofica dell’esistenza, e a una visione unitaria di un perché delle cose quasi fatale, e con un andamento tra il poetico e il retorico, Vaccaro ricostruisce fedelmente la storia di un amore sognato, pensato, combattuto, che non viene quasi mai realmente agito. Leggi il seguito di questo post »
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Enrico Caruso, Provocazioni minime,
diLemma Edizioni, Capurso (Bari) 2016 *
di Sara Ricci
Tacerò sulle imperscrutabili coincidenze che mi hanno portata ad imbattermi in questo “oggetto” e sulle conseguenze di tale fortuito e fortunato incontro: mai interferire con le intenzioni, dichiarate o meno, dei Tessitori Indipendenti di Trame Potenziali (TITP), categoria fortemente sindacalizzata di strenui difensori della libertà di costrizione (e costruzione). Non posso occultare tuttavia il mio stupore di fronte alla scoperta di ciò che solo in apparenza potrebbe sembrare un libro. Ne ha in effetti l’aspetto esteriore: è dotato di copertina particolarmente gradevole al tatto, leggermente ruvida. Le impercettibili increspature della carta lasciano presagire asperità di contenuti, parole che scavano nella mente del lettore gallerie infinite, con pazienza e determinazione. Parole appuntite, arrotondate, aguzze, morbide: ciascuna adatta a modellare l’immaginario, il sogno, il suono. Ha un peso specifico di 0, 405 g e un IMC (indice di massa cartacea) pari a 1,68 (non si intravedono dunque pericoli di ipertrofia dell’Io o esuberi di materiale scrittorio): per rendere l’idea siamo in ideale equilibrio tra formato tascabile – per tasche gargantuesche – ed elegante volume da portare sempre con sé per placare la sete improvvisa di poesia, che, come affermano ormai i nutrizionisti di ogni corrente filosofica, è bevanda ipervitaminica e densa di nutrienti per il corpo e per la mente e andrebbe consumata quotidianamente in quantitativo non inferiore ai 500ml/Kg. Inoltre, il rivestimento esterno, di un bel colore neutro ma non neutrale, si adatta a tutte le stagioni e a tutti gli stili senza alcun problema di abbinamento. Una forma geometrica troneggia sulla copertina, criptico indizio, oscura premonizione: un esagono che reca, sulle sue facce, frammenti di versi, scintille di parole.
Apro il volume e scopro che la forma riappare, colorata, piena, vitale: contenuta, o meglio tenuta a freno da solchi nella carta che fungono da sostegno. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
DISACCORDI, Antologia di poesia russa del ‘900, a cura di Massimo Maurizio, Stilo (Bari 2016)
Segnaliamo sempre con gratitudine operazioni importanti come quella rappresentata da Le Ciliegie, collana di antologie poetiche diretta da Daniele Maria Pegorari per l’editore Stilo. Negli ultimi mesi sono stati prodotti volumi preziosi sia per la veste grafica che per l’accuratezza dello sguardo e l’approfondimento delle materie e dei panorami affrontati. In particolare qui segnaliamo il volume disAccordi, antologia curata da Massimo Maurizio che presenta e traduce testi spesso inediti di poeti rappresentativi dell’odierno panorama poetico russo. Leggi il seguito di questo post »
Adele Desideri, La figlia della memoria
Moretti & Vitali, Bergamo, 2016, 168 pp
di Marta Lentini
In ogni atto mnemonico esiste un bisogno di rimettere insieme frammenti di un dialogo con noi stessi, affinché i fili immaginari di un passato, sentito come labile e doloroso, si annodino in qualche modo al senso del presente e al nostro appartenervi. La figlia della memoria è un libro nel quale l’autrice interroga il passato nell’intento di ricomporre la propria corporeità profanata, per conquistare la coscienza di quel confine attraverso il quale l’ineffabile si riconosce violato dalla percezione di un’altra coscienza. Da questo incontro/scontro di percezioni deriva tutto il futuro: l’io percepisce il porsi del tu come alterità in grado di rispettarlo oppure di annientarlo e violentarlo. Sullo sfondo di una Torino elegante si fa strada, pur se evocato e descritto attraverso una leggerezza linguistica inscindibile dalle radici toscane dell’autrice, l’affiorare, in un senso di buio sempre più penetrante e invasivo, dell’intuizione, già presente nelle evanescenze memoriche dell’infanzia, di un tentato incesto subito da parte dello zio Zeno. Il buio è solo alleviato dal profumo delle giornate spensierate vissute a Valvole, in campagna, dove, pur nella leggera allegrezza infantile, si affaccia l’ombra di una inaspettata e drammatica scoperta della verità latente negli umani destini: la disuguaglianza tra uomo e donna e la prima intimità sono vissute come una crescita amara nella consapevolezza dell’essere. Leggi il seguito di questo post »
Alessandro Silva, L’adatto vocabolario di ogni specie
Illustrazioni di Gianni Munari
Pietre Vive, Locorotondo, 2016
di Marta Lentini
Non è, questa, solo una raccolta di poesie, ma anche di frammenti di cronaca impaginati in forma diaristica, dedicati a Taranto, alla moderna e tragica ‘epopea’ vissuta da tanti, legati alla tristemente nota vicenda dell’Ilva.
Per quanto si cerchi di catalogare in un genere letterario il libro di Alessandro Silva, si ha la sensazione di non essere esaustivi riducendo in una definizione letteraria la molteplicità di aggettivi che merita questa originale raccolta di poesie, accompagnate e arricchite da disegni di Giovanni Munari. Si ha l’impressione che qualsiasi classificazione, sia pure in un casellario poetico, finisca per ridurne la forza morale, costringendo entro confini forzati e orizzonti limitati l’intera operazione. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
IL FIORE DELLA POESIA ITALIANA, a cura di Mauro Ferrari, Vincenzo Guarracino, Emanuele Spano, puntoacapo (Pasturana 2016)
Antologia in due tomi, l’opera si presenta non priva di fascino, ma con alcuni difetti connaturati alla natura stessa dell’operazione: riassumere il meglio della nostra poesia a partire non dagli autori, dalle scuole o dalle sigle, ma dalle opere che più hanno colpito i curatori, senza però venir meno all’esigenza di completezza filologica del paesaggio letterario che si vuol descrivere. Inoltre per ogni autore scelto ci si è imposto di utilizzare un solo testo rappresentativo, con una nota introduttiva e una biografia minima. È ovvio che, con tali premesse, qualcosa sfugga o venga meno al disegno generale. Gli stessi curatori, come ammettono in premessa, sono consci del pericolo. In tale scelta va notata una quasi totale assenza di poeti dialettali. È vero che il dialetto pertiene ad altri canali linguistici, ma è anche vero che alcuni autori sono imprescindibili nel panorama italiano e forse un piccolo spazio, più di altri inseriti, lo meritavano. Leggi il seguito di questo post »
Rita Pacilio, Prima di andare
Posted 16/10/2016
on:Rita Pacilio, Prima di andare
La vita felice, Milano 2016, 75 pp.
di Marta Lentini
È un dolce groviglio di sensazioni ciò che suscita la lettura di Prima di Andare, un libro, edito da La vita felice, di Rita Pacilio (poetessa, scrittrice, sociologa beneventana), che intreccia i temi della solitudine, della perdita e del ricordo intorno al nodo centrale dell’assenza.
Il libro alterna poesie a lettere. La “Prima Lettera” è l’espressione di un tentativo di trovare un colloquio mentale con l’amore vissuto durante la giovinezza, attraverso un dialogo in cui un mare, custode dei ricordi, avviluppa e restituisce immagini e scenari tanto sbiaditi, quanto potenti nel risvegliare il dolore. ‹‹Sono io la storia. Sembri lo scialle di mia madre sul collo freddo e bianco, come la barca arrivata sulla riva,sul litorale più vicino agli sciacalli, adesso sei sul mio collo, tra il cervello e le spalle, sei pensiero››. Leggi il seguito di questo post »
CLAUDIO RODRÍGUEZ, DONO DELL’EBBREZZA
Posted 03/10/2016
on: CLAUDIO RODRÍGUEZ, DONO DELL’EBBREZZA
PASSIGLI, FIRENZE 2015
di Alida Airaghi
Claudio Rodríguez (1934-1999) è forse, tra i grandi poeti spagnoli del 900, quello meno conosciuto e letto in Italia. Quindi bene ha fatto l’editore fiorentino Passigli a proporre la sua straordinaria raccolta d’esordio, Don de la ebriedad, pubblicata nel 1953, quando l’autore aveva appena diciannove anni. Salutato dal suo maestro Vicente Aleixandre come «pieno di purezza e umanità. Così sano nell’anima così pieno di cuore», il giovane Rodríguez si impose subito all’attenzione della critica e del pubblico per la sua prepotente ed energica originalità, che si rifaceva a Rimbaud e ai mistici spagnoli piuttosto che ai poeti europei contemporanei. Scarsamente interessato all’auscultazione del suo io e alla celebrazione autobiografica, il poeta poco più che adolescente esprimeva una forte esigenza etica e spirituale verso l’immersione panica e vertiginosa nella bellezza della natura, verso la nobiltà dell’eros e il dovere testimoniale della poesia. Leggi il seguito di questo post »
Antonio Parisi, Canzoniere fondano
di Achille Chillà
Quando la poesia si costruisce come cassa armonica d’inchiostro delle voci di una comunità, il suo autore sottrae alle angustie della quotidianità circostanze, visioni della vita e sentimenti di luoghi e persone, altrimenti votati all’oblio. Affondando le proprie radici espressive nella lingua della città di Fondi, in provincia di Latina, Il Canzoniere fondano di Antonio Parisi, per Herald Editore, costituisce un corpus poetico significativamente pregno delle molteplici narrazioni del sentire comune di voci anonime ma democraticamente accolte nell’agorà del verso. Come avverte nell’introduzione alla lettura Antonio Lamante, per stile, struttura e frequente e divertito ricorso al fulmen in clausula, la raccolta si muove sulla solida tradizione tracciata da Cecco Angiolieri, dal Burchiello e dal Berni, poi transitata nei secoli successivi. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Rossana Bucci, Oronzo Liuzzi, DNA, Eureka (Corato 2015)
Eureka edizioni fa capo all’omonima associazione culturale di Corato, ed è curata da Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi, entrambi dediti all’arte e alla poesia. La collana CentodAutore, in particolare, si basa sull’idea di realizzare di ogni libro proposto una tiratura limitata in cento copie, firmate, numerate e caratterizzate da copertine originali realizzate a mano dai due autori. I libricini, pertanto, relativamente smilzi ma di grande impatto visivo, hanno la caratura di oggetti d’arte da collezione. Leggi il seguito di questo post »
MARIO RONDI, GRAN VARIETÀ
Posted 05/07/2016
on:- In: poesia | recensioni
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MARIO RONDI, GRAN VARIETÀ
Genesis, Castano Primo, 2016
di Achille Chillà
Se la cultura letteraria antica, medievale e moderna attinse all’universo contadino istanze espressive, contesti e valori, l’attuale letteratura quale rapporto può instaurare con la civiltà della campagna, in uno scenario neoliberistico?
Orto e poesia. Un binomio dalle innumerevoli implicazioni; talché Virgilio, nel IV Libro delle Georgiche, non si ritenne adeguato al compito di cantare la cura dei pingui orti e si affrettò a raccogliere le vele della sua navigazione poetica attraverso le pratiche agricole del suo tempo. Pascoli nel saggio Il fanciullino definì per metafora il poeta un ortolano ‹‹(…) che fa nascere e crescere fiori o cavoli››.
Sul solco di questa lunga tradizione si colloca Gran varietà, l’ultima raccolta poetica di Mario Rondi, per Genesi Editrice di Torino. L’autore,che vive a Vertona, in provincia di Bergamo, ha pubblicato numerose raccolte poetiche (alcune delle quali dedicate ad analoghi temi “ortolani”) e sette libri di racconti. Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Rosato, LE COSE DELL’ASSENZA
Posted 29/05/2016
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Giuseppe Rosato, LE COSE DELL’ASSENZA
Book editore, Ro Ferrarese 2012.
di Maria Rosaria Cesareo
«Non è un vuoto l’assenza ma un ingorgo / di cose che non sono più, un pieno / che non uno spiraglio incrina / prima di farsi nulla». C’è – nelle ultime raccolte poetiche di Giuseppe Rosato – una tesi comune e ricorrente, quasi onnipresente, che ne scandisce modi e tempi. A chi ha seguito negli anni il percorso poetico di questo autore e frequenta le sue pagine, non sarà sfuggito quel suo reiterato ultimo ricorso a sostantivi quali «distanza», «inganno», «assenza». Le cose dell’assenza, è, per l’appunto, il titolo dell’ultimo intenso esito poetico della fertile e versatile penna del noto e stimato poeta abruzzese. Leggi il seguito di questo post »
MICHELE MARI, EURIDICE AVEVA UN CANE
Posted 08/05/2016
on:MICHELE MARI, EURIDICE AVEVA UN CANE
EINAUDI, TORINO 2015
di Alida Airaghi
I diciotto racconti di Michele Mari recentemente riproposti da Einaudi avevano già conosciuto un notevole successo nel 1993, al momento della prima edizione presso Bompiani.
Mari è oggi considerato fra i maggiori scrittori italiani, tra i più originali e inventivi; forse addirittura il più sfrontatamente e polemicamente coraggioso. Il suo linguaggio arcaicizzante -al limite del manierismo-, imbevuto di letterarietà (colto, allusivo, spiazzante), lo situa nella scia di pochi altri grandi scrittori del nostro 900: Gadda, Landolfi, Manganelli.
Il racconto che dà il titolo al volume (Euridice aveva un cane) è forse l’unico che si dipana in maniera più tradizionale, narrando delle vacanze estive del giovane protagonista nella casa dei nonni al paese di Scalna, e del suo perpetuo e tormentato rapporto con i vicini: chiassosi, spavaldamente ignoranti e lietamente burini, pertanto in soddisfatto connubio con l’ideologia dominante del tempo e dei luoghi. Michele invece, giovane intellettuale solitario e rabbioso, riesce a sopportare solo la frequentazione dell’anziana signora Flora, del suo cane Tabù e della loro vecchia casa (“credo che tranne le lampadine non ci fosse un solo oggetto posteriore alla guerra”). Leggi il seguito di questo post »
Dialetto, lingua della poesia
Posted 02/05/2016
on:Ombretta Ciurnelli (a cura di), Dialetto, lingua della poesia
Edizioni Cofine, Roma 2015
di Achille Chillà
Ombretta Ciurnelli, curatrice nel 2011 dell’antologia OliveTolive, poesia dell’olio e dell’olivo da Omero ai giorni nostri (Perugia, Fabrizio Fabbri Editore), si è cimentata con un nuovo lavoro antologico significativamente intitolato Dialetto, lingua della poesia, per le Edizioni Cofine di Roma (2015).
Il tono assertivo del titolo si inserisce nella dibattuta ‹‹questione della lingua››, interna alla letteratura italiana e incentrata sullo stereotipo culturale che ritiene la poesia in lingua dialettale un’operazione creativa marginale rispetto alla produzione letteraria in lingua italiana.
Una cortina di ferro concettuale attraversa anche la critica, divisa tra i sostenitori del primato indiscutibile dell’italiano come unico canale linguistico propriamente letterario ( tra gli altri G. Manacorda, G. Giudici) e coloro che mettono in luce le potenzialità espressive della complessità fenomenologica contemporanea nella poesia neodialettale (come G. Contini, C. Bo). Leggi il seguito di questo post »
Pietro Federico, Mare aperto
Posted 15/04/2016
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Pietro Federico, Mare aperto
Aragno, Torino 2015
di Vito Russo
Nel commentare in postfazione “Mare aperto” di Pietro Federico, Umberto Piersanti individua tre momenti, tre toni poetici, tre stilemi, nella raccolta: vicenda, sguardo e riflessione.
Diciamo subito che gli esiti a nostro avviso più rilevanti vengono raggiunti da Federico quando è lo sguardo a prevalere. Lo sguardo del poeta e del lettore individua paesaggi ora precisi, netti, ora sfuocati, dai contorni sbiaditi, fino a farsi metafisica riflessione sul mondo e sull’io, come nella pittura impressionista o nel realismo di Hopper, dai colori brillanti ma freddi, che non trasmettono vivacità ma inquietudine, solitudine: “C’è una bambina nell’angolo di un soggiorno / che guarda me o nessuno, nel buio”. Leggi il seguito di questo post »
- In: arte | cinema | recensioni | segnalazioni
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di Daniele Maria Pegorari
Un dono inaspettato, come quelli che possono capitarti in Terra di Bari e che ti lasciano un sentimento di gratitudine, spesso accompagnato dall’imbarazzo di saperti un tantino immeritevole di tanta grazia. È così Bari, così i suoi dintorni: distratti, un tantino cinici, sempre in fuga verso il futuro; poi ad un tratto ti ritrovi una sorpresa tutta fatta di eleganza, sensibilità, decoro e fantasia. E la meraviglia in questi giorni, in città, è la mostra fotografica della documentarista Cecilia Mangini (Mola di Bari, 1927), una leggenda vivente, la collaboratrice di Pier Paolo Pasolini, di Ernesto De Martino e di Lino Del Fra, suo marito. Leggi il seguito di questo post »
Aldo Gerbino, Cammei
Posted 15/03/2016
on:Aldo Gerbino, Cammei
Postfazione di Vanni Ronsisvalle
Pungitopo, Marina di Patti 2015
di Franco Sepe
Aldo Gerbino, poeta e medico/scienziato, studioso di letteratura e critico d’arte, in questa sua raccolta di prose schiude al lettore l’accesso a taluni suoi ricordi intimi, fatti di incontri e conversazioni con letterati e uomini di cultura più o meno noti. E lo fa affondando le mani nel suo bagaglio lirico di poeta di lungo corso, per ridare voce, attraverso il ritratto di questo o quell’artista o scrittore, attraverso un volto, una fisionomia, un tic nervoso, un detto memorabile, a un mondo rimasto sospeso tra i segmenti di un’opera che permane e la <<naturale sostanza biologica>>, per alcuni di essi, ahimè, svaporata per sempre. A quei personaggi da lui conosciuti e amati, Gerbino dedica dieci profili nella forma di brevi scritti <<già apparsi, ora in forma più larvale nella veste di prefazione o in risvolti di copertina, ora in forma di testimonianza o intervento su riviste>>, come l’autore scrive nella Nota. <<Pagine disinteressate e felici>>, scrive Vanni Ronsisvalle nella sua Postfazione al volume, di <<un poeta di orizzonti generosi e frastagliati>>. Non possiamo qui non condividere gli apprezzamenti stilistici circa la <<qualità alta della scrittura>>, circa il <<fulgore prosastico>>, come pure l’intuizione che in questi testi così ben lavorati e limati la <<funzione logica delle parole viene dopo il suono, [l’autore] privilegia la musica>>. Leggi il seguito di questo post »
DANIELE CAVICCHIA, LA SIGNORA DELL’ACQUA
PASSIGLI, FIRENZE 2011
di Alida Airaghi
Presso l’editore Passigli, il poeta abruzzese Daniele Cavicchia ha pubblicato il volume “La signora dell’acqua”, che comprende il poemetto omonimo, scandito in sei sezioni, e poesie sparse, composte per lo più nell’arco degli ultimi due anni. “Poemetto sapienziale”, lo definisce nella sua dotta e partecipe prefazione il filosofo Sergio Givone, dedicato “ all’ elemento più inafferrabile: perché l’acqua è fonte, origine, scaturigine”. Leggi il seguito di questo post »
Marilù Oliva, Lo Zoo
Posted 20/02/2016
on:- In: narrativa | recensioni
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Marilù Oliva, Lo Zoo
Elliot, Roma 2015
di Antonio Giampietro
«Ozotti solai omiuntu»: quella frase misteriosa, quel canto ancestrale e mitico, litania profonda di un mondo sognante e lontano, ripetuta tre volte dalla Strega in chiusura dell’ultimo romanzo di Marilù Oliva, rende perfettamente il senso autentico a cui è giunta la scrittura dell’autrice bolognese. Questa si mostra, infatti, capace di dar vita, con le parole, a storie tanto fantastiche e imprevedibili, quanto saldamente ancorate in una realtà concretissima. Quei segni vivi attirano lo sguardo vorace del lettore, che non può smettere di cercare il libro, rapito dalla curiosità di sapere cosa accadrà al rigo successivo, cosa rivelerà la prossima parola, e allo stesso tempo spingono la sua mente a interrogarsi sul presente, sul mondo vasto e terribile in cui vive e in cui gli pare che tutto quell’assurdo, quell’imponderabile, possa accadere. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
ARGO annuario di poesia 2015, Gwinplaine (Camerano 2015)
Frutto del lavoro editoriale della rivista bolognese «Argo», l’omonimo e assai corposo annuario di poesia 2015 si contraddistingue per l’ampiezza dello sguardo, il continuo dialogo con le altre lingue del Mediterraneo, dialetti compresi, e la qualità degli interventi.
La stessa rivista si era già prodigata, nel 2014, in un primo lavoro di ricerca intorno ai dialetti del nostro Paese, intitolato L’Italia a pezzi. Il titolo resta e indirizza la terza parte dell’annuario 2015, che prosegue la ricognizione con una serie di interviste e recensioni a tema. Tutto il volume, significativamente intitolato Poesia del nostro tempo, è un tentativo di allargare la prospettiva verso le lingue minoritarie dell’area meridionale e mediorientale europea: si susseguono così, nella prima parte, Vicini alla realtà, interventi di grande respiro sulla poesia non solo italiana ma anche greca, turca, israeliana, maltese, irachena e nigeriana. Una seconda parte infine, Argolab, è dedicata alle nuove sperimentazioni poetiche e performative con una particolare attenzione ai nuovi linguaggi poetico-musicali, dal rap al poetry slam, e al controverso rapporto dei poeti con gli ambienti culturali che contestualizzano la loro produzione, anche attraverso il lavoro critico o di traduzione: «mi chiedevo se esistesse qualcosa d’intraducibile… da qualche parte anni fa avevo letto che tutto ciò che non esiste è intraducibile… o parole come Pallaksch venute alla bocca di Hölderlin… parole che si traducono in silenzio, che ci spingono altrove, senza saperlo e senza volerlo. L’intraducibilità è quello che resta di non detto nel passaggio di una lingua all’altra. Ogni parola protegge una parte di sé intraducibile. La parola inespugnata […] la verità che condividono solo il poeta e il traduttore in silenzio…» (dall’intervento di Domenico Brancale Tradurre una distanza). Leggi il seguito di questo post »
Lettera aperta per “Margherite ad Auschwitz”
di Daniela Bisagno
Genova, 27 gennaio 2016
«Dalla cenere nasce il germoglio dell’ardore»
Nelly Sachs, Lettere dalla notte
Cara Valeria Traversi,
ho terminato il mio viaggio attraverso le poesie sulla Shoah, raccolte (mi verrebbe da dire, fiorite, se non fosse una metafora un po’ troppo scontata) nel suo libro, e vorrei provarmi a dirle qualcosa dei pensieri, delle impressioni, che la lettura di questa antologia mi ha suscitati, evitando, per quanto mi sarà possibile, di suonare corde a vuoto, di restare intrappolata in mezzo ai binari di una retorica… blasfema. Una via che lei del resto provvede subito a sbarrare, già sin dal titolo, che accostando due inavvicinabili (la bellezza e l’orrore, la speranza e quel nome, ormai diventato sinonimo di un lutto per il quale ogni fuga nella consolazione risulta vietata) ci invita a guardare non solo al di là della cenere, come diremmo parafrasando Nelly Sachs, ma nella cenere. Quel quasi-nulla che, investito dal soffio primaverile della metamorfosi, fiorisce come un germoglio (Trieb): diviene parlante. «Nei pressi del campo riemergono continuamente i frammenti di ossa, ultime vestigia dei corpi carbonizzati… ossa e margherite dal Lager!», lei scrive nell’Introduzione. Anche queste parole mi hanno ricondotto a Nelly Sachs, segnatamente a un brano delle sue Lettere dalla notte, in cui, accennando agli scavi archeologici iniziati dopo la distruzione di Gerico, l’autrice si domandava quale ardore stesse nascendo lì, fra i cocci d’argilla della città bombardata. Forse la poesia, le parole sorte dalla cenere sono le mandorle in cui si distilla questo ardore, come nelle reliquie dei santi opera, silenziosa, una scintilla della santità (qadosh). Leggi il seguito di questo post »
- In: poesia | recensioni | riflessioni
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Margherite ad Auschwitz. Poesie sulla Shoah.
A cura di Valeria M.M. Traversi
Stilo, Bari 2014
di Raffaele Pellegrino
È possibile, senza alcun dubbio, definire l’opera di Valeria M.M. Traversi, Margherite ad Auschwitz. Poesie sulla Shoah, come un insieme di tre opere cucite sapientemente e criticamente.
La prima opera nell’opera è descritta dal titolo: si tratta di una raccolta di poesie sulla Shoah, appunto, ordinate secondo un criterio cronologico che parte dal 1933, anno di apertura del campo di concentramento di Dachau, per rimanere aperta ancora ai giorni nostri. Il senso cronologico è affiancato da una scelta letteraria come testimonia la divisione in 3 sezioni. Nella prima sezione la voce è dei testimoni diretti, i poeti, gli artisti dietro il filo spinato: da dove scaturisce l’esigenza di scrivere in quelle condizioni estreme, di fare arte nei campi di concentramento, i laboratori di violenza del totalitarismo nazista, le fabbriche della morte (come li definì la Arendt)? Leggi il seguito di questo post »
- In: cinema | recensioni | riflessioni
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Checco Zalone e l’ideologia della precarietà / 2
di Daniele Maria Pegorari
Non mi stupisce il fatto che un prodotto culturale commerciale possa avere tanto successo, ottenere tanta pubblicità e incassare tanto denaro. Accade periodicamente e, peraltro, se non accadesse, non avremmo soltanto un altro comico disoccupato, ma l’intero sistema della produzione culturale ne sarebbe minata. Non ho mai ipocritamente tuonato contro le sexi-commediacce e i cine-panettoni vanziniani e nemmeno contro le canzonette (di cui, anzi, sono abbastanza ghiotto): sono stato un ‘ragazzo degli anni Ottanta’ e la consuetudine con l’industria culturale fa parte del mio dna.
Quello che invece mi ha stupito di Quo vado? è l’immediato interesse della politica (che invece non si era affatto mossa intorno ai precedenti film di CheccoZalone e Nunziante): questa attenzione decisamente seriosa, nonostante l’apparente leggerezza che il mattatore continua a professare, impone di leggere in questo film qualcosa di diverso. Sì, ha ragione Giuseppe Angiuli (che, per inciso, difende il posto fisso non certo pro domo sua, visto che è un libero professionista, forse da una quindicina d’anni): il film è sostenuto dal sistema mediatico perché piace la sua utilizzabilità come manifesto occulto dell’ideologia della precarietà esistenziale. Leggi il seguito di questo post »
- In: cinema | recensioni | riflessioni
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Checco Zalone e l’ideologia della precarietà
di Giuseppe Angiuli
Le vie della manipolazione mentale e del condizionamento culturale – come si sa – sono infinite.
Viviamo un periodo storico contraddistinto per tutti, specie per le giovani generazioni, da una strutturale precarietà che ogni giorno di più si estende inesorabilmente a tutte le tipologie di relazioni tra le persone.
In particolare, il fenomeno della precarizzazione dei rapporti lavorativi e di quelli amorosi sembra ormai affermarsi come la principale tendenza socio-antropologica di questo secolo e nessuno sembra avere la forza per fermare tale immane processo di cambiamento culturale, al punto che ormai nella nostra società si assiste a delle incisive modifiche di fondamentali abitudini di vita a cui solo fino a pochi anni fa tutti sembravamo abituati: in ogni campo, ad affermarsi è la cosiddetta “società liquida” ben descritta dal sociologo Zygmunt Bauman. Leggi il seguito di questo post »
Vittorino Curci, Verso i sette anni anch’io volevo un cane. (Dal diario di un logonauta). Poesie
La Vita Felice, Milano 2015
di Maria Rosaria Cesareo
Verso i sette anni anch’io volevo un cane. E allora? Chi non ha desiderato un cane verso i sette anni? Un po’ tutti, diciamolo, c’è chi non ha mai smesso di desiderarne uno. Dunque, cosa c’è di straordinario in questo nuovo titolo di Curci (La Vita Felice, Milano 2015)? Nulla di più banale, consueto, anonimo. Eccola la singolarità: lo straordinario risiede nell’ordinario, in una delle tante frasi raccolte dall’usuale vocabolario quotidiano e raccattata dalla memoria pura e incontaminata di uno scolaro di sette anni: «Primo ottobre nel cortile della scuola. / collane di bambini intrecciano / trame di vendetta […] i nomi potrebbero tornarmi» (giovedì 2). Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Franco Sepe, LA CORNETTA DEL POSTIGLIONE, Plumelia (Bagheria 2014)
Rafael Ángel Herra, SCRIVO PERCHÉ TU ESISTA, traduzione Franco Sepe, Plumelia (Bagheria 2011)
Di sapore fortemente caproniano, a partire dall’epigrafe della raccolta, meglio ancora pregno delle identiche atmosfere dell’ultimo Caproni, in particolar modo quello de Il franco cacciatore o Il Conte di Kevenhüller è questa piccola ed elegante raccolta di Franco Sepe, dal sapore notturno e surreale, in cui in una atmosfera rarefatta, perennemente nebbiosa, si muove la figura ormai canuta, «da santo», di un postiglione, termine arcaico che sta per postino, che annuncia la sua venuta attraverso il suono di una cornetta, prima di consegnare ai loro destinatari le missive in cui si condensano le storie, e dunque le vite, affidategli e di cui è involontariamente accorato testimone e, per certi versi, traghettatore: «Tra le ombre della brughiera/ la mente andava alle barbe folte/ di tinta forte –/ a prima che incenerissero,/ a quando saranno neve.» Si muove così, in questo paesaggio pre-infernale, indistinto fra passato e presente, in un continuo e frammentario gioco della memoria, questo quasi racconto in versi, dall’andamento anche troppo prosastico, se vogliamo, ma di notevole fascino. Leggi il seguito di questo post »
MICHEL HOUELLEBECQ, CONFIGURAZIONI DELL’ULTIMA RIVA
BOMPIANI, MILANO 2015
di Alida Airaghi
Non avendo mai letto un romanzo di Houellebecq, avendo visto solamente il film tratto dal suo libro Le particelle elementari, e seguito piuttosto distrattamente le polemiche sul suo anti-islamismo, forse non è stata un’ottima idea approcciare la sua produzione letteraria attraverso le poesie appena pubblicate da Bompiani. Perché queste Considerazioni dell’ultima riva mi sono parse piuttosto banali, sia dal punto di vista contenutistico sia formalmente. Leggi il seguito di questo post »
LIONELLO INGLESE, IN UN RAPIDO CAMBIO DELLA GUARDIA
Giuliano Ladolfi Ed., Borgomanero (NO) 2012
di Alida Airaghi
Le sette sezioni che compongono questo libro di versi di Lionello Inglese sono introdotte da un “Prologo sulla corda” in cui l’ autore metaforizza se stesso entro un funambolo in bicicletta sulla corda tesa nel circo, che in equilibrio precario ma audace sfonda il telone a strisce, perdendosi nella notte stellata. E nell’epilogo conclusivo, il poeta traccia una puntuale “Apologia” esplicativa per definire esaustivamente i confini del suo lavoro, lasciando poco spazio interpretativo ad eventuali altre letture critiche: “Un universo popolato da animali, bambini assorti nei giochi, ombre di “auctores” che si affacciano direttamente nel testo poetico o compaiono in epigrafe”, e descrive la sua scrittura immersa in una “sospensione metafisica” animata da “creature marginali”. Leggi il seguito di questo post »
Giuseppe Lupo, L’ALBERO DI STANZE
Posted 25/10/2015
on:Giuseppe Lupo, L’ALBERO DI STANZE
Marsilio, Venezia 2015
di Lino Angiuli
«Se questi muri potessero parlare!». Quest’ultimo romanzo di Lupo, composto e proposto lungo il solco di una cifra ormai riconoscibile per originalità e polluzione fantastica, scioglie la riserva recata da questa frase ‘ipotetica’ e, grazie all’inesauribile motore narrativo di cui dispone l’autore, fa in modo che i muri non solo parlino, ma ‒ a chi abbia orecchi per intendere ‒ raccontino in lungo e in largo le storie “incredibili” di una famiglia che, una generazione dopo l’altra, ha impregnato di vissuti e vicende ogni spazio della propria casamadre, innalzata in verticale, una stanza dopo l’altra, a partire dal fondatore delle fondamenta, tale Redentore Bensalem, prima cavapietre poi mugnaio in quel di Caldbanae, luogo già presente in altre pagine narrative di Lupo. Un albero di stanze che coincide con un albero genealogico, a sua volta coincidente con un albero di storie vissute e narrate all’insegna di una mitologia familiare dal sapore “magico”, che si svolge lungo il Novecento e che giunge fino alla vigilia del primo gennaio 2000, quando svoltano i calendari, i secoli e i destini. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Margherita Rimi, LA CIVILTÀ DEI BAMBINI, Libreria Ticinum (Voghera 2015)
Per quanto ci si provi, è impossibile separare la poesia di Margherita Rimi dalle sue vicende umane. I suoi versi, formalmente ineccepibili, non complessi ma assai nitidi, hanno un’attinenza talmente forte alla realtà da condurre a un’immersione emotiva nel suo mondo. La Rimi, neuropsichiatra infantile schierata in prima linea nella difesa dei bambini soggetti a violenze, utilizza il mezzo della poesia per raccontare l’universo umano con cui giorno per giorno viene a contatto. Umano, ‒ attenzione! ‒ che si fa poesia non come autobiografia, ma come testimonianza esemplare di un incontro, per cui è fondamentale il processo di reinterpretazione artistica: si va cioè, non dalla storia alla poesia, ma dalla poesia alla storia: «È la poesia che ci chiede il nome/ quella che vuole essere una storia// quella che chiede di diventare vera». Ne risulta un’opera complessiva dalla forte carica etica, spinta verso l’infanzia e i suoi soprusi ma di una delicatezza e di un pudore irreprensibili. Leggi il seguito di questo post »
Marcello Ariano, Cartoline dal Preappennino
Ed. Del Rosone, Foggia 2015
di Carmine Tedeschi
Confesso una certa istintiva diffidenza dinanzi alla rappresentazione di paesaggi, di luoghi, anche di persone, che in qualche modo comportino il sentimento di nostalgia o più semplicemente adombrino qualcosa di simile. Niente di male nella nostalgia, intendiamoci. Anzi. Anche le più semplici e comuni esperienze dell’animo hanno diritto di asilo nella rappresentazione letteraria e artistica. Leggi il seguito di questo post »
«La realtà è superiore all’idea» e «il tempo è superiore allo spazio». L’enciclica di papa Francesco sulla «cura» dell’ambiente
Posted 28/08/2015
on:- In: attualità | recensioni | riflessioni
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«LA REALTÀ È SUPERIORE ALL’IDEA» E «IL TEMPO È SUPERIORE ALLO SPAZIO».
L’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO SULLA «CURA» DELL’AMBIENTE
di Daniele Maria Pegorari
Pensata come una lettera indirizzata «a tutte le persone di buona volontà» (n. 62) e non solo al popolo dei credenti in Cristo, l’enciclica Laudato si’, data il giorno di Pentecoste del 2015, terzo del pontificato di papa Bergoglio, è una riflessione morale sulla relazione stretta fra crisi ambientale e modello di sviluppo, che merita di entrare nel dibattito ideologico contemporaneo per la chiarezza delle proposizioni e per il coraggio con cui chiama in causa categorie e nodi concettuali altrove ritenuti spinosi, come «il lavoro» in quanto «senso della vita su questa terra» (n. 128), il «mondo postmoderno» (n. 162) o «post-industriale» (n. 165) e la «decrescita» (nn. 191-198). La struttura del ‘genere letterario’ è rigorosamente rispettata, col costante richiamo alla tradizione biblica (soprattutto veterotestamentaria, mi è parso) e alla tradizione magisteriale, con una comprensibile ricorrenza dei documenti dei due papi più recenti e della stessa esortazione apostolica Evangelii gaudium pubblicata da Francesco il 24 novembre 2013, giacché la tematica di stringente attualità scoraggia la ricerca di fondamenti dottrinali troppo indietro nel tempo. Stupisce favorevolmente la frequente citazione di documenti collettivi (come quelli di diverse conferenze episcopali non italiane) che confermano il carattere di novità del papa argentino: il suo cercare la nobiltà della Chiesa nella sua interezza, nel suo ‘corpo’, più che nella saldezza dell’auctoritas. Fa parte di questo carattere nuovo anche lo stile colloquiale dell’enciclica, la semplicità del dettato, l’abitudine a tornare sui nodi prediletti, temendo più di non essere compreso che di ripetersi. Leggi il seguito di questo post »
Mario Desiati, La notte dell’innocenza. Heysel 1985, memorie di una tragedia
Rizzoli, Milano 2015
di Daniele Maria Pegorari
Sono uno juventino di centro: nel senso che quella calcistica è forse l’unica fede moderata della mia vita. Intendiamoci, credo di aver pianto anch’io di disperato nervosismo dopo una sconfitta della mia beneamata, ma avevo 13 anni e non riuscii a sopportare, dopo la perdita dello scudetto a vantaggio della Roma di Falcao e Conti, anche il cocente scippo della Coppa dei Campioni, il 25 maggio 1983 ad Atene, da parte di un insignificante Amburgo. Sarebbe stato troppo per chiunque, penso… Ci rifacemmo l’anno seguente col miglior Platini di sempre e un nuovo portiere perugino, Tacconi, che ebbe la meglio sull’eterno secondo, un bresciano dal cognome che all’epoca non poteva dirmi nulla, ma che una decina di anni dopo mi avrebbe richiamato alla mente quello di un suo omonimo pugliese, segnato anche lui dal destino di rimanere sulla soglia della ribalta e di non essere mai scelto fra i migliori undici. Il cognome poco fortunato era quello di Bodini, ma in quest’altro caso il ‘gioco’ era quello della poesia. Leggi il seguito di questo post »
MARCO VANNINI, Oltre il Cristianesimo
Posted 22/07/2015
on:- In: recensioni | saggistica
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MARCO VANNINI, Oltre il Cristianesimo
BOMPIANI, MILANO 2013
di Alida Airaghi
In questo importante saggio Marco Vannini, il più noto e stimato studioso italiano del misticismo e della tradizione spirituale cristiana, torna sui temi che va approfondendo da più di quarant’anni. Il volume, suddiviso in quattro sezioni, si apre con una puntuale e appassionata disamina delle tesi eckhartiane, il cui nucleo fondamentale si può riassumere in poche citazioni: “Nessuno è ricco di Dio, se non è completamente morto a se stesso”; “Vigila su di te, e, non appena trovi te stesso, rinuncia a te stesso; questa è la cosa migliore che tu possa fare”. La rinuncia, quindi, alla propria egoità, all’amor sui (volontà di essere e di avere), quale primo indispensabile passo verso la libertà, interiore ed esteriore, e verso il raggiungimento della gioia, della pace, della beatitudine. “Il perfetto distacco non vuole né questo né quello…lascia essere tutte le cose davanti a sé, senza importunarle”. Leggi il seguito di questo post »
LUCIANO LUISI, Altro fiume, altre sponde
Nino Aragno Editore, 2015
di Carmine Tedeschi
Ha davvero il carattere volubile d’un fiume torrentizio e l’invitante pigra improvvisa ombra di un’ansa ghiaiosa lungo le sponde, questo verseggiare nervoso, disuguale, ora dispiegato ora irruento ora raccolto, incurante di metri e misure e ritmi precostituiti, tutto proteso alla foce. Che poi è il dire poetico. In questo caso, il “narrare” poetico. La narrazione è infatti la cifra dominante di questa scrittura. Leggi il seguito di questo post »
LORENA LIBERATORE, Il Salento metafisico di Carmelo Bene
FaLvision, Bari 2012
di Piero Fabris
Questo fortunato saggio, bisognoso già al primo anno di una ristampa, dato l’apprezzamento dei lettori, non solo offre preziosi spunti di riflessione sulla persona di Carmelo Bene, ma soprattutto ha il merito di essere un’opera intellettualmente onesta, giacché dissipa molti degli stereotipi con i quali si è voluto frettolosamente archiviare, anzi affossare l’autore/attore. Dopo un’appassionata e pirotecnica introduzione di Carlo Coppola, che si svela luminoso conoscitore dell’opera e delle vicende umane dell’artista, lo studio di Lorena Liberatore coinvolge col suo metodo ‘a tutto tondo’, capace di offrire un’idea chiara sull’arte del salentino. Leggi il seguito di questo post »
IKKYŪ SŌJUN, Nuvole vaganti
Posted 13/06/2015
on:- In: poesia | recensioni | saggistica
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IKKYŪ SŌJUN, Nuvole vaganti
UBALDINI, ROMA 2012
di Alida Airaghi
La casa editrice Astrolabio-Ubaldini dedica un’importante pubblicazione a Ikkyū Sōjun, maestro zen giapponese del XV secolo, e alle sue 150 composizioni poetiche. Curato e tradotto esemplarmente dalla iamatologa Ornella Civardi, il volume si apre con un’approfondita introduzione alla vita, al pensiero e all’epoca in cui visse questo famoso “saggio non saggio”, anticonformista riformatore e divulgatore della pratica zen, finissimo calligrafo e ispiratore della cerimonia del tè, nonché mentore del teatro del nō. Leggi il seguito di questo post »
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Giorgio Linguaglossa, La filosofia del tè Ensemble, Roma 2015
di Anna Ventura
L’ultimo libro di Giorgio Linguaglossa, La filosofia del tè (Ensemble, Roma 2015), così conclude: «Quante domande si pose il filosofo che nessun altro si pone. Domande inutili, anzi, dannose». Il filosofo è Zenone di Elea, che sta per lasciare Atene, dov’è stato per qualche tempo, per tornare a casa sua. Troppi dubbi lo tormentano, gli stessi che affliggono chiunque (anche non filosofo) si interroghi troppo su se stesso o su qualche argomento che direttamente lo riguardi: inutilità delle domande, improbabilità delle risposte. Qual è l’errore di Zenone? Leggi il seguito di questo post »
FRANCESCO FORLANI, Parigi, senza passare dal Via
LATERZA, 2013
di Alida Airaghi
“I miei erano molto preoccupati, in quel 21 giugno del ’91, perché non avevo un lavoro, non parlavo la lingua e non eravamo ricchi di famiglia. Io mi ricordo soltanto che ero partito con la valigia da mimo, di cartone puro, che scendendo dal treno si era rotta, aperta in due, come se quei milleduecentonovantuno chilometri se li fosse fatti tutti da sola”. Non è l’amarcord di un tradizionale emigrato che dal nostro sud abbia cercato lavoro e successo all’estero, ma la rievocazione antiretorica che Francesco Forlani fa della sua partenza da Caserta, dopo la laurea in filosofia, per raggiungere Parigi: città-mito in cui ha cercato riparo e consolazione, soprattutto intellettuale, al sorgere del ventennio berlusconiano, e dove saltuariamente risiede tuttora. Leggi il seguito di questo post »
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di Antonio Lillo
VIA DEL VENTO EDIZIONI
Umberto Boccioni, LA GRAN MADRE, Via del Vento, Pistoia 2014
Proseguiamo la nostra panoramica delle piccole realtà editoriali di qualità con le edizioni Via del Vento di Pistoia.
La casa editrice, nata nel 1991 per iniziativa Fabrizio Zollo, prende il suo nome da quello antico dell’odierna via Vitoni, strada frequentata nei secoli da artisti e scrittori. Scopo dell’Associazione alla base dell’iniziativa editoriale era proprio quello di rinnovare la tradizione letteraria di quella Via. Le Edizioni Via del Vento hanno una veste elegante, sia nella scelta delle carte che dell’impostazione grafica, e prediligono testi rari o inediti di autori del Novecento, perlopiù legati al mondo della poesia e dell’arte, e suddivisi in tre collane in cui il connubio fra questi due generi è piuttosto forte, complice il curriculum pittorico di Zollo. Le collane proposte sono «Ocra gialla», «Acquamarina» e «I quaderni di via del Vento». Leggi il seguito di questo post »
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Annamaria De Pietro, Rettangoli in cerca di un pi greco – Il Primo Libro delle Quartine
Marco Saya Edizioni, Milano 2015.
di Adam Vaccaro
Sono due le aree di esperienza, quali possibili fonti di una forma e di una espressione letteraria: quella vissuta al di fuori di ogni contesto letterario, e quella alimentata da quest’ultimo.
Sono due ipotesi estreme e astratte, che non possono essere mai esclusive. L’esperienza col mondo della prassi non può non esserci, come l’esperienza con quanto la scrittura ha accumulato nei secoli. Ma è questione di misure. Nel caso di Annamaria De Pietro, anche non conoscendola o non frequentandola, i suoi testi non lasciano dubbi sulla preponderanza della fonte letteraria. Leggi il seguito di questo post »
CARL G. JUNG, Risposta a Giobbe
Posted 05/04/2015
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CARL G. JUNG, Risposta a Giobbe
BOLLATI BORINGHIERI, TORINO 2012
di Alida Airaghi
“Il libro non dev’essere altro che l’interrogante voce di un singolo, che spera o attende d’incontrare la pensosità dei suoi lettori”. Così scriveva Jung nel tentativo di giustificare “scherno e sarcasmo” spesso affioranti in questo suo volume del 1952, in cui si era proposto di affrontare da psichiatra i dilemmi fondamentali della visione religiosa, quali si esprimono nelle Sacre Scritture. Leggi il seguito di questo post »
Cose dell’altro mondo. Metamorfosi del fantastico nella letteratura italiana del XX secolo, a cura di Patrizia Farinelli
Posted 23/03/2015
on:Cose dell’altro mondo. Metamorfosi del fantastico nella letteratura italiana del XX secolo, Pisa, ETS, 2012, a cura di Patrizia Farinelli.
di Paolo Leoncini
Si tratta di un volume collettaneo di portata davvero rilevante: raccoglie gli Atti della «Giornata di studi» tenutasi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Lubiana il 29 ottobre 2009. È dedicato alla memoria di Filippo Secchieri, uno dei più significativi teorici della letteratura italiani, immaturamente scomparso nel marzo 2011: il quale, della «Giornata» lubianese era stato il più convinto fautore e, come scrive Patrizia Farinelli, l’«animatore». Leggi il seguito di questo post »
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di Antonio Lillo
L’AREA DI BROCA E GAZEBO EDIZIONI
Mariella Bettarini, classe 1942, è da circa quarant’anni, cioè da tutta la vita, un’instancabile e tenace animatrice culturale del nostro Paese. Questo non solo attraverso la propria produzione poetica ma anche con la creazione e direzione di una rivista, Salvo imprevisti, fondata nel 1973, e significativamente sottotitolata «quadrimestrale di poesia e altro materiale di lotta» che ben identifica il senso del suo lavoro. Nel 1993 Salvo imprevisti modifica in parte la propria forma ma non l’essenza, e diventa L’area di Broca, «semestrale di letteratura e conoscenza», il cui nome deriva dall’area del cervello preposta all’elaborazione e comprensione del linguaggio. Leggi il seguito di questo post »
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CARLO ALBERTO AUGIERI
Nel rondinio del tempo: versi, Milella, Lecce 2014, pp.173
Questo mondo é coperto di tenebre, pochi vi possono
veder chiaro: raro è chi si alza in volo verso il cielo come
uccello fuggito dalla rete.
(Dhammapada , 172-174)
di Paolo Leoncini
Di questa raccolta poetica di Carlo Alberto Augieri, introdotta da Patrizia Guida, che tratteggia l’iter di Augieri come poeta «nascosto» (a cominciare dagli anni ’70, dai poeti di «Quinta generazione», con Nigro, Angiuli, Curci, Giancane; quando , in «Ghen» si firmava Italo Sider); posfata da Francesca Seaman, che traduce in inglese alcuni dei testi, è difficile scrivere distaccandosi dalla lettura: ovvero, scriverne richiama il canto interiore della lettura, mosso da una parola aurorale, parola-suono, parola-movimento, parola-immagine (tra parole d’inesatto/ e di fragilità, p.68), parola non «oggettivabile» in termini di «scrittura seconda», per cui scriverne è sincronico a rileggerla; ogni lettura ponendosi come possibile interpretazione di una testualità che non si «attesta», che segue movimenti internamente metamorfici. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Massimo Giannotta, PROTOCOLLI DI AUTODIFESA, Empirìa (Roma 2014)
«Riflettendo sulle vicende di alcuni personaggi si esaminano ipotesi di autodifesa per la sopravvivenza in questi tempi barbarici e bui.» È lo stesso Giannotta, nell’indice ragionato della sua raccolta, a descriverne perfettamente il senso e la struttura. Ed è proprio la struttura originalissima a offrire i motivi di maggiore interesse dell’opera, tanto ferrea quanto aperta a varie interpretazioni, deviazioni e vie di fuga per l’immaginazione, strutturata come se fosse un lungo viaggio verso l’Oriente, con tanto di mappa disegnata che rievoca, nelle sue possibilità extratestuali – interpretabili dunque su più piani di lettura: esperienziale, metaforico, letterario, con citazioni che vanno da Camus a Melville – l’avventurosa ricerca per terre sconosciute. Leggi il seguito di questo post »
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Umberto Eco, Numero zero (Bompiani, Milano 2015)
di Daniele Maria Pegorari
(autore de Il fazzoletto di Desdemona. La letteratura della recessione da Umberto Eco ai TQ, Bompiani)
Dopo la complessa operazione romanzesca del Cimitero di Praga, impegnativa e affascinante per la documentazione storiografica e ancor più per lo ‘scandalo’ filosofico che vi era sotteso, non era lecito attendersi dal settimo romanzo di Umberto Eco un ulteriore passo avanti nella sua riflessione sul conflitto fra realtà e costruzione di verità. La piacevolezza di quest’ultimo libro, insolitamente breve (circa 210 pagine), insolitamente semplice (solo otto personaggi, ma sono appena la metà quelli che effettivamente hanno una qualche consistenza) e ‘aristotelicamente’ compatto (quasi tutto si svolge in due mesi a Milano) consiste non più nel fascinoso turbine degli eventi, nell’ingranaggio complesso che mescola le memorie erudite e l’invenzione fantastica, e nemmeno nell’ammiccamento sornione alla letteratura di genere: solo un presentatore mainstream con la fama di ‘intelligente’ l’ha potuto definire, domenica 11 gennaio, «un giallo», e siccome non gli sembrava abbastanza, gli è parso ancora più ‘intelligente’ definirlo «un noir». No davvero, la piacevolezza di questo libro risiede piuttosto nella semplicità con cui solo un grande scrittore può permettersi di passare, diciamo, dall’enciclopedia all’epitome o, per approssimarci meglio alla tesi, dalla protesta per la fine di una ‘visione enciclopedica’ all’icastica messa a fuoco delle dinamiche attraverso le quali la conoscenza viene spappolata dall’informazione. Leggi il seguito di questo post »
Nicola Gliosca, Sep aš Mena (Giuseppe e Filomena), Tipolitografia Copyart, Termoli 2009.
Id., Hiža do Templari (La casa dei Templari), Palladino Editore, 2010.
Id., Tezor do Brihandi (Il tesoro dei briganti), Fotolitografia Fotolampo, Campobasso, 2011.
di Carmine Tedeschi
Paese di minoranze linguistiche, l’Italia. Il che, ovviamente, rimanda a minoranze etniche originate da innumerevoli migrazioni in un passato storico di cui, insieme con la lingua, si va perdendo inesorabilmente memoria. Ma c’è sempre qualcuno che a quella memoria, a quella lingua, resta allacciato, ne riconosce la vitalità in quanto radice culturale e la coltiva con passione, remando contro l’onnipotenza del presente che tutto travolge. Leggi il seguito di questo post »
Giovanni Turra, Con fatica dire fame
Posted 24/12/2014
on:Giovanni Turra, Con fatica dire fame
Milano, La Vita Felice, 2014
di Paolo Leoncini
È difficile imbattersi in una raccolta poetica così intensa, per la trasparenza di una ascetica del sensibile, del tattile, del materico, del corporeo (Nei piedi mi risento / lo scalpiccio dei nani, / l’inutile rincorsa / di chi non ha polmoni, p.38), innervata in un tempo essenziale, interiore: Sfondare con il pugno il muro / di gesso / del tempo. Farne di poi scacchiera / con i pezzi – o collare orrido / di viti / tipo invalido del Grosz, p.47: un tempo dis-continuo, a-storico, frammentato, ri-composto per istanti irrelati; un’ascetica derivante da uno «sguardo» povero, su un quotidiano dimesso, infinitesimale, dove l’apparenza insignificante diventa sostanza esistenziale. Leggi il seguito di questo post »
EUGENIO BORGNA, La fragilita’ che e’ in noi
Einaudi , Torino 2014
di Alida Airaghi
La fragilità è un difetto, una colpa, la spia incontestabile di uno stato di precaria e instabile debilità?
Il Professor Eugenio Borgna, psichiatra e fenomenologo di fama, le dedica questo prezioso volumetto pubblicato nella collana “Le vele” di Einaudi, da subito prendendo le sue difese: “La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l’immagine della debolezza inutile e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi”. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Giuseppe Samperi, DIALETTUTUTTU, Edizioni Cofine, Roma 2014
Dialettututtu è l’opera riuscita del poeta catanese Giuseppe Samperi, con la quale si è aggiudicato la il premio Città di Ischitella-Pietro Giannone 2014 per la poesia dialettale.
A dispetto del titolo a suo modo giocoso, la raccolta ha in sé una forte carica drammatica, centellinata in versi dedicati alla figlia, che si intuisce ancora bambina: «Nô sacciu su cci a fazzu/ a purtariti a n’autra banna/ o m’aju a sentiri diri/ cchi sbintura stu paisi,/ pirchi ‘n ti nni jisti, pa’/ mi cunnannnasti…». [Non so se ce la faccio/ a portarti in un altro posto/ o debbo sentirmi dire/ che sventura questo paese,/ perché non te ne sei andato, pà/ mi hai condannato…]. Leggi il seguito di questo post »
da incroci 29, sezione ‘schede’
Enrico Castrovilli, Scritti di psicocritica.
Profili psicologici di poeti e narratori italiani contemporanei
Progedit, Bari 2013.
di Claudio Toscani
Dopo specifici precedenti in materia (Storia del romanzo psicologico, del 2009, e La psicocritica, del 2011, con interventi su Saba, Zanzotto, Campana, Montale, Ungaretti, Pavese, Moravia e Pasolini), Enrico Castrovilli, docente e medico psicologo, poeta, narratore e critico letterario pugliese, esce con un nuovo regesto analitico di profili letterari di alcuni autori contemporanei, la cui scrittura creativa apre a più o meno segreti meandri coscienziali, angosce, stati d’animo e affettivi, turbative d’anima, sentimenti ed emozioni. Leggi il seguito di questo post »
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di Daniele Maria Pegorari
La recente uscita per Minimum fax di un bel libro di Alessandro Gazoia (noto nella blogosfera come Jumpinshark), Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell’editoria digitale, sollecita nuove riflessioni a sostegno del nesso, a mio avviso molto stretto, fra precarizzazione dell’esistenza, crisi del capitalismo e digitalizzazione della filiera editoriale. Nel mio post precedente (a proposito di un saggio di Alessandro Ludovico) avevo puntato il dito sull’impermanenza delle fonti online, col paradosso per il quale il web è, sì, lo spazio in cui l’informazione raggiunge la sua massima intensità di flusso e, per certi aspetti, la sua eternità (una calunnia individuale, un documento pedopornografico, una falsificazione ideologica possono non sparire mai, a patto che qualcuno ne abbia salvato il contenuto e magari l’abbia sprofondato nel deep web, dove potrà continuare a propagarsi come un virus o come un parassita), ma al contempo è un archivio in cui le fonti possono rapidamente e senza preavviso essere spostate, rimosse o collocate sotto altra ‘etichetta’, divenendo, di fatto, generalmente non rintracciabili. Il che, invece, sarebbe un diritto inalienabile per chiunque, oltre che un’inderogabile necessità epistemologica. Gazoia, concentrando la propria attenzione soprattutto sul tema del self-publishing (e indichiamo così, complessivamente, sia i siti di auto-pubblicazione di libri elettronici, sia le piattaforme dei blog gratuiti, proprio come quella su cui ‘si appoggia’ il blog che stai leggendo), suona l’allarme per i tanti autori digitali che affidano i propri contenuti a questi nuovi media, ignorando la loro pericolosissima labilità. Leggi il seguito di questo post »
G.MANFREDI, G.CORBO, A proporre bellezza e umanita’ – I colophon di Alessandro Scansani
Posted 10/11/2014
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GIULIANA MANFREDI e GEORGIA CORBO (a cura di), A proporre bellezza e umanita’ – I colophon di Alessandro Scansani
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2013
di Alida Airaghi
Giuliana Manfredi e Georgia Corbo hanno curato con passione e riconoscente amicizia questo elegante volume dalla copertina azzurra e dal formato oblungo, che propone ai lettori un omaggio all’intelligente e coraggiosa attività editoriale di Alessandro Scansani, morto precocemente nel 2011.
Scansani fu il fondatore e l’anima pulsante delle edizioni reggiane Diabasis, nate nel 1988 con il nome de “Il Guado”, che già indicava l’idea di attraversamento, come quello successivo, ellenizzante: il quale sta ancor più a indicare un progetto di peregrinazione intellettuale, e di raggiungimento di salvifici approdi. Leggi il seguito di questo post »
A PROPOSITO DI POST-DIGITAL PRINT
Posted 27/10/2014
on:- In: recensioni | riflessioni | saggistica
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Alessandro Ludovico, Post-digital print. La mutazione dell’editoria dal 1894
CaratteriMobili, Bari 2014
di Daniele Maria Pegorari
Dopo un’edizione olandese nel 2012, è da poco uscito in Italia per Caratterimobili Post-digital print. La mutazione dell’editoria dal 1894, un libro di circa duecentocinquanta pagine scritto da Alessandro Ludovico, studioso dei media formatosi nei centri di ricerca di Rotterdam e Cambridge. Se letto a confronto col pur recente Libro di Gian Arturo Ferrari (Bollati Boringhieri, Torino 2014), questo nuovo contributo al dibattito sul presente e sul futuro dei linguaggi e delle tecnologie editoriali rivela grande originalità e complementarità rispetto al saggio del presidente del Centro per il libro e la lettura; quanto quest’ultimo pare storicisticamente orientato a dimostrare la continuità fra il libro elettronico e le precedenti fasi della scrittura, della conservazione e della distribuzione della cultura testuale, quasi giustificando idealisticamente l’ineluttabilità della transizione verso la cultura immateriale, tanto il fondatore di «Neural» e del network elettronico Mag.net redige, sì, una storia dell’editoria dei secoli XX e XXI, ma consegnandoci un disegno molto più inquieto e conflittuale, fatto di precoci profezie circa la morte della carta (addirittura già nel 1894, col racconto francese La fin des livres di Octave Uzanne e Albert Robida) e di clamorose smentite determinate da più fattori che concorrono alla resistenza della carta, a cominciare dalla consuetudine millenaria con la lettura e la conservazione di supporti fisici (cosa che non si può dire delle modifiche dei media audio-video, a cui spesso pretestuosamente vengono associate le rivoluzioni tecnologiche che stanno interessando il libro), per passare alla radicata convinzione che la stabilità del testo sia direttamente proporzionale alla sua affidabilità, per concludere con l’attribuzione alla stampa di un valore rivoluzionario (in senso politico e in senso contro-culturale) che le deriverebbe da una lunga tradizione e che non evaporerebbe nemmeno di fronte alla capacità della rete di creare grandi e veloci movimenti di massa (cfr. cap. i, pp. 20-43). Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
GATTOMERLINO EDIZIONI E FONDAZIONE BRODSKIJ
Le edizioni Gattomerlino sono già da alcuni anni una bella realtà. Casa editrice “di nicchia” fondata a Roma nel 2010 e tesa alla scoperta e promozione di giovani autori del panorama italiano e internazionale, con un occhio particolare all’Europa dell’est. Questo interessamento si è concretizzato l’estate scorsa nell’adesione al progetto di pubblicazione in Italia dei poeti della Fondazione Brodskij: infatti, attraverso l’istituzione di un canale privilegiato, la Gattomerlino pubblicherà nelle sue collane buona parte dei borsisti della Fondazione, traducendoli per la prima volta in italiano, in un prolifico scambio culturale già auspicato dal poeta Brodskij nei suoi ultimi mesi di vita.
A conferma di tale impegno e dell’attenzione della fondatrice Piera Mattei verso i nuovi esponenti della poesia europea, segnaliamo qui tre libri editi dalla Gattomerlino. Leggi il seguito di questo post »
da incroci 29, sezione ‘schede’
Edgar Morin, LA MIA PARIGI, I MIEI RICORDI
Raffaello Cortina, Milano 2013.
di Domenico Ribatti
Di Edgar Morin, filosofo e sociologo francese di fama internazionale, la casa editrice Raffaello Cortina ha pubblicato una autobiografia intitolata La mia Parigi, i miei ricordi, una sorta di viaggio sentimentale attraverso i luoghi di questa città.
Nato a Parigi l’8 luglio del 1921, Morin vi ha praticamente vissuto tutta la vita. Figlio unico, timido a tal punto da non volere andare a scuola, fu estraneo alla vita della sua città fino all’età di dieci anni quando sua madre morì improvvisamente. Questo drammatico evento rappresentò per Morin «una Hiroshima interiore, e quella devastazione fu talmente grande che mi nascondevo nei gabinetti per piangere, e di nuovo piangevo sotto le coperte quando andavo a letto». Leggi il seguito di questo post »
DANIELE PICCINI, INIZIO FINE
Posted 11/09/2014
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DANIELE PICCINI, INIZIO FINE
CROCETTI, MILANO 2013
di Alida Airaghi
Il titolo di questa raccolta poetica di Daniele Piccini (Città di Castello, 1972) ben riassume il tema unificante delle varie sezioni: una riflessione pacata, malinconica, di meditativa interrogazione sul significato dell’esistenza, nel suo sorgere e nel suo finire. La morte, quindi, “Solo la morte le contiene tutte/ le infinite varianti delle storie”, “ Pensa: occuparsi solo della fine,/ non ingannare o ingannarsi di dare/ inizio ad altro che si finga nuovo”, “Dopo la morte la vita è un immenso/ geroglifico opaco traversato/ da segni incomprensibili”. Leggi il seguito di questo post »
da incroci 29, sezione ‘schede’
Luca Mastrantonio, INTELLETTUALI DEL PIFFERO.
COME ROMPERE L’INCANTESIMO DEI PROFESSIONISTI DELL’IMPEGNO
Marsilio, Venezia 2013.
di Sergio D’Amaro
Questo di Mastrantonio è un pamphlet senz’altro brillante, informato fino allo scrupolo documentario, sostenuto da un nobile intento etico. Saltano subito all’occhio i 34 anni dell’autore e la sua già prestigiosa collocazione editoriale (è responsabile de ‘La Lettura’ per il Corriere della Sera), applicata ad un trampolino di eccellenza e di visibilità. In forza anche di questo, Mastrantonio ha scrutato con cognizione di causa e con raro vigore polemico l’orizzonte del dibattito culturale che fa testo in Italia, a far corso dall’inizio dell’epoca berlusconiana. L’arena è stata ed è dominata da personaggi che hanno acquisito autorevolezza grazie alla grancassa assicurata soprattutto dai talk show televisivi, il più grande mezzo di convinzione di massa, ma anche il più rischioso in termini di coerenza e di affidabilità in tempi di acceso, nevrotico trasformismo.
Aldo Calò Gabrieli, CIÒ CHE RESTA
Posted 22/08/2014
on:Aldo Calò Gabrieli, CIÒ CHE RESTA
FaLvision, Bari 2012.
di Daniele Maria Pegorari
Ancorché non sia il libro d’esordio (il ventiseienne autore barese aveva, infatti, già pubblicato altri due libri per le edizioni Wip, nel 2006 e nel 2008), Ciò che resta ha tutti i caratteri della raccolta ordinatrice di un mondo interiore giovanile e della dizione strenuamente cercata per esprimerlo compiutamente, all’atto di prendere congedo dalla ‘prima’ e dalla ‘seconda’ adolescenza. Di quel mondo Calò Gabrieli cerca, infatti, di mettere a sintesi tutte le forme attraverso le quali durante la sua crescita e le sue esperienze formative (il teatro, praticato come attore e come organizzatore, poi gli studi filosofici egregiamente compiuti nell’Università della sua città) ha dato corpo e comunicabilità ai suoi fantasmi e alle sue volizioni, a partire dai disegni che accompagnano i testi e la cui più lontana origine è forse già nella propensione infantile per i fumetti, di cui, certo non a caso, si scorge una traccia nei versi incipitari di questo libro: «Vedo chiuso nell’angolo / un fanciullo ora in castigo […] / Stanco del reale, disegna eroi» (p. 13). Leggi il seguito di questo post »
Peppe Fiore, NESSUNO È INDISPENSABILE
Posted 16/08/2014
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da incroci 29, sezione ‘schede’
Peppe Fiore, NESSUNO È INDISPENSABILE
Einaudi, Torino 2012
di Veronica Di Pinto
Nel suo romanzo d’esordio Extension du domaine de la lutte (1994) Michel Houellebecq innesta una «novella d’argomento animale», intitolata Dialoghi tra una mucca e una puledra e ispirata al protagonista in un breve soggiorno di lavoro. La riflessione sulla «bella impressione di vigore» della mucca bretone, che per tutto l’anno pensa solo a brucare, ad abbassare e alzare con regolarità impressionante il suo «musello lustro», è solo apparentemente l’indizio di una «profonda coerenza esistenziale». In realtà l’apparenza è destinata a rivelarsi infida perché nell’essere del bovino in determinati periodi dell’anno, sotto lo stimolo del desiderio sessuale, «si produce una rivoluzione sbalorditiva». Quasi vent’anni dopo l’apologo sembra essere ripreso da Nessuno è indispensabile (Einaudi, 2012), secondo romanzo di Peppe Fiore (Napoli, 1981) – finalista del Premio Biella Letteratura e Industria 2013 – per raccontare, su un registro cinico e comico, la «rada umanità impiegatizia» contenta e soddisfatta di lavorare in quello che sembra un luogo ideale, la Montefoschi, azienda modello di Roma specializzata in latte e derivati. Leggi il seguito di questo post »
di Antonio Lillo
Marco Amendolara, IL CORPO E L’ORTO, La Vita Felice, Milano 2014
Non si può che definire splendida quest’ultima raccolta di Marco Amendolara, pubblicata postuma ma ordinata nella sua sequenza dallo stesso autore poco prima della morte. Ed è difficile, infatti, non ravvisare o perlomeno separare il senso ultimo dell’opera dalla vicenda umana e autobiografica del poeta campano. L’opera, ovviamente, nella sua sfaccettatura offre molti più appigli e significati nascosti di quanti se ne possano semplificare qui, eppure il tema cardine, di chiare influenze classiche, riguarda la dolorosa presa di coscienza del passaggio dalla gioventù alla maturità – il libro è stato scritto intorno ai quarant’anni dell’autore –, l’avvertire come questo passaggio porti il corpo, irreversibilmente, alla corruzione, lo conduca all’inevitabile fine, e come ne consegua l’ossessiva ricerca di una possibile estrema soluzione, che il poeta ci offre in un’immaginifica, cruenta e a tratti morbosa metamorfosi. Leggi il seguito di questo post »
VINCENZO LEOTTA, LA COGNIZIONE ELEMENTARE
Interlinea Edizioni, Novara 2013
di Maria Rosaria Cesareo
Circa cinquanta testi inediti, fusi e in aggiunta per ragioni di omogeneità tematica e stilistica ad altri già pubblicati e nel complesso risalenti agli anni ’70, danno corpo a La Cognizione elementare della novarese Interlinea edizioni, quinta ed ultima raccolta in versi del poeta e saggista siciliano Vincenzo Leotta.
La silloge, che reca un’attenta e acuta presentazione di Giovanna Ioli (dantista, esperta montaliana, raffinata studiosa di letteratura) si articola in due sezioni: Le parole da noi tradite, Paesaggi e immagini care. Leggi il seguito di questo post »
- In: attualità | cinema | recensioni
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QUANDO C’ERA BERLINGUER:
UN FILM E UN LIBRO A CURA DI WALTER VELTRONI
di Daniele Maria Pegorari
Il trentennale della morte di Enrico Berlinguer, avvenuta l’11 giugno 1984 in seguito a un ictus subito quattro giorni prima durante un comizio a Padova, in piazza della Frutta, è stato ricordato in Italia da numerose pubblicazioni, variamente orientate e diversamente documentate; fra queste vorrei segnalare Quando c’era Berlinguer (Rizzoli, Milano 2014), curato da Walter Veltroni, colui che da segretario DS portò nel 2001 il suo partito al minimo storico del 16,6%, la metà dei consensi del partito di Berlinguer (riuscendo, in compenso, a diventare sindaco di Roma) e che, primo segretario PD, perse la sfida alla premiership nel 2008. Leggi il seguito di questo post »
EDGARDO FRANZOSINI, SOTTO IL NOME DEL CARDINALE
ADELPHI, MILANO 2013
di Alida Airaghi
Edgardo Franzosini, scrittore e traduttore lombardo, alla sua terza pubblicazione da Adelphi, affronta ancora una volta la vita di un personaggio storico, la cui vicenda biografica -non immediatamente e universalmente nota, ma nemmeno del tutto sconosciuta- assume nelle sue luci e nelle sue ombre, nei riconoscimenti meritati e nelle ingiustizie patite, un valore paradigmatico, esigendo un riscatto postumo. Leggi il seguito di questo post »
FERDINANDO CAMON, LA MIA STIRPE
Posted 11/06/2014
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FERDINANDO CAMON, LA MIA STIRPE
GARZANTI 2012
di Alida Airaghi
Nel 1978 Camon aveva pubblicato “Un altare per la madre”, romanzo epico e tenerissimo che concludeva “il ciclo degli ultimi”, fondendo abilmente storia privata e pubblica nell’omaggio commosso e riconoscente alla figura materna. Oggi torna, con questo bel volume edito da Garzanti, su quegli stessi temi, rivisitati con uguale e partecipe emozione, ma con una più matura e sottilmente ironica visione di ciò che in questi trent’anni siamo riusciti a raggiungere, o a perdere, come collettività. E in uno stile più sciolto e leggero che nelle precedenti prove. Leggi il seguito di questo post »
Mariella De Santis, La cordialità
Posted 09/05/2014
on:Mariella De Santis, La cordialità
Nomos edizioni, Varese
di Pierangela Rossi
Autrice teatrale, di racconti e poesie, in quest’ultimo libro Mariella De Santis, nata a Bari “in un raro giorno di neve” del 1962, milanese di adozione (pur “non essendo innamorata” di Milano, città che tuttavia ama) presenta “La cordialità” nei suoi più diversi aspetti. E’ questa una raccolta non organica, discontinua fin nel tono, ma legata nell’insieme da questa propensione al farsi vicini, o lontani, a chi si ama o non si ama più. Un dire colloquiale, dei fatti della vita d’ogni giorno che vanno a significare altro, di più ampio respiro, o accensioni fiabesche, o mitiche, o cantilene per bambini piccoli o grandi. Fin dalla crudele favola dell’imperatore che uccide per un libro di poesia negato alla sua lettura e poi profeta in versi, lui che non ama la poesia. E’ nelle occasioni migliori una poesia sottotraccia, i gesti e le parole della quotidianità si fanno maestri. C’è talvolta un dire piano, accoccolato nello svolgersi semplice di parole, in versi impreziositi da assonanze o rime. Leggi il seguito di questo post »
Michele Passalacqua, Sette passi
Posted 30/04/201
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