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Klee, AngelusNovus

Lascia sgomenti la critica che Bauman, già alla fine del secolo scorso, muoveva alla coazione al movimento della nostra società? Il suo pensiero è una ‘distopia’? La concentrazione sull’analisi della nostra irrimediabile incompiutezza significa una condanna all’infelicità? Una lettura immediata di Modernità liquida può portare a questa facile conclusione, ma poi scopriamo che i processi che il sociologo ha descritto hanno visto la luce all’inizio del Novecento: la metafora del «supermercato delle identità», ad esempio, trova la sua radice nella perdita o nella moltiplicazione delle identità di cui scrisse Pirandello. Allora, forse, la crudezza dell’analisi di Bauman è indispensabile a ritrovare il coraggio di «rimettersi in cammino», come scrive Raffaele Geronimo, in questo quinto intervento del seminario di Sociologia della letteratura dell’Università di Bari.

La scoperta dell’infelicità: i soggetti smarriti di Pirandello e Bauman

di Raffaele Geronimo

Il confronto con una delle opere più influenti sulla nostra società contemporanea, Modernità liquida (1999), di uno dei più prestigiosi pensatori di fine Novecento, Zygmunt Bauman, è tutt’oggi disarmante. Quello che abitiamo è un mondo velocissimo e in perenne metamorfosi, ma ancora diviso e discriminante, pronto a innalzare muri, a sopprimere conquiste raggiunte con fatica, non ancora in grado di trovare soluzioni per i mali esistenti, occupato a inseguire l’effimero a scapito di valori autentici e di legami veri, ricolmo di sempre maggiori dubbi, problematicità, atrocità.  ‘Incontrare’ Bauman nel nostro instabile presente significa accettare di lasciarsi scrutare dalle sue parole, in ciò che ci circonda e nel proprio io. Il suo pensiero è uno specchio lucido in cui riflettersi per poi ritrovarsi pieni di interrogativi e privi di risposte concrete, increduli e infelici. La sua è una verità nuda e cruda. E spesso noi fuggiamo dalla verità perché essa è straripante di luce, senza ombre in cui nascondere i nostri sensi di colpa. Leggi il seguito di questo post »

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Paolo Puppa, La recita interrotta. Pirandello: la trilogia del teatro nel teatro

Bulzoni, Roma 2021

di Esther Celiberti

Il saggio di Puppa presenta riflessioni illuminanti e vividi corti circuiti nella trattazione di un argomento centrale della Storia del Teatro. Onesta resa dei conti con un autore con cui da tempo Puppa si misura. Opera precisa, fondata e non ossequiente nel rispetto e nell’accettazione dei contributi altrui. La recita interrotta annoda i testi alle messinscene, al lavoro degli attori e dei registi, coniuga significati e temperie culturali. Avvincente e convincente, prosegue la cifra stilistica dell’autore, studioso e performer e supera la prova di tracciare significativamente le linee del colosso Pirandello. Nessun luogo comune dell’annoso trovarobato a disposizione della critica teatrale. E il rammentare molteplici esperienze è segno del valore del libro. Leggi il seguito di questo post »


«incroci» – semestrale di letteratura e altre scritture

direzione: Lino Angiuli •  Daniele Maria Pegorari • Raffaele Nigro

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