L’ultimo saluto a Pietro Ingrao dalla regista Cecilia Mangini
Posted 29/09/2015
on:di Cecilia Mangini
Tutti o quasi si sono sbrigati a salutarlo una volta per sempre, a fasciarlo di elogi riducendolo a una mummia immota, celebrandolo per una vecchiaia che tanto ormai conta quanto il due picche, dichiarandolo sconfitto non con l’amarezza con cui lui si definiva, ma con un malcelato sospiro di sollievo, esaltandolo per la carica di Presidente della Camera, oggi che la Costituzione conta sempre meno e sempre meno conterà. Della sua elaborazione politica, nata in seno alla sua corrente e che in Italia e perfino nel suo Partito è stata marginalizzata, non sembra ricordarsi nessuno, complice forse lui stesso che negli ultimi anni preferiva descriversi come un idealista con gli occhi rivolti alle sfere celesti.
Su Ingrao si allungano mani interessate a seppellirlo con tutti gli onori riservati a chi deve essere dimenticato in fretta: non agghindatevi esaltandovi come amici suoi, non asserite che la sua passione è patrimonio del Paese, ché così la rinchiudete prigioniera in una bella teca.
Se ne è andato facendo deflagrare il nostro orizzonte paralizzato dalla condivisione e mettendoci con le spalle al muro: «Decidi tu quando lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo… quanto vorrai portare con te nel futuro». È un lascito preciso, non compiangetemi, ci dice. Decidete.
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