incroci on line

PACE, SOLA IGIENE DEL MONDO. IL CASO AFGHANISTAN E LA BANCAROTTA DELL’OCCIDENTE

Posted on: 31/08/2021

Afghanistan

Realisti Terminali, Pace, sola igiene del mondo. Il caso Afghanistan e la bancarotta dell’Occidente

 

In questi giorni in cui nuovi venti di guerra soffiano dall’Afghanistan, gli scrittori e gli artisti che si riconoscono nella poetica del Realismo Terminale, sotto la guida di Guido Oldani e Giuseppe Langella, hanno steso un documento pacifista. Volentieri «incroci» fa sua questa posizione e collabora alla sua diffusione.

Nel manifesto di fondazione del Futurismo, Marinetti proclamava “la guerra, sola igiene del mondo”. La storia gli avrebbe dato torto marcio. Le guerre del Novecento, infatti, hanno provocato milioni di morti, tra i civili non meno che tra i soldati, hanno raso al suolo tante città, hanno ridotto alla fame o costretto alla fuga intere popolazioni, ma non hanno estirpato il male per il quale sono state combattute. Anzi, lo sviluppo tecnologico, così caro a Marinetti, è servito solo a moltiplicare gli effetti devastanti delle armi, come ci ha ricordato, pochi giorni fa, la ricorrenza dello sganciamento delle due micidiali bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Così, paradossalmente, rinfocolato dalle guerre, il male ha messo radici ancor più profonde, alimentato dall’odio e dai propositi di vendetta. Il ricorso alle armi non risolve alcun conflitto. La guerra produce solo altre guerre. Rovesciando la tesi di Marinetti, noi Realisti Terminali affermiamo con decisione che non la guerra, ma la pace è la sola igiene del mondo. La pace mondiale è il bene supremo cui tutti dobbiamo aspirare. Seppelliamo, dunque, le guerre nel pozzo nero del Novecento, incateniamo i mostri e cambiamo strada. Le vie diplomatiche del dialogo e della riconciliazione, si sa, sono lunghe e difficili: nessuno si illude che sia agevole trovare le mediazioni giuste, in grado di soddisfare i vari contendenti; ma una cosa è certa: nessuna pace firmata sotto la minaccia delle armi può essere duratura. Spezzare la spirale della guerra è la condicio sine qua non per sperare di costruire una pace stabile e sicura; poi, naturalmente, in sede di trattative bisogna tenere nel debito conto le richieste legittime di tutti, perché nessuno si senta trattato da parte perdente.

In nessun caso i problemi di una regione si possono risolvere con un’occupazione militare. Qualunque soluzione imposta dall’esterno e vigilata da un esercito indispone e non porta ad alcun reale cambiamento. Si potrebbero addurre decine di esempi. L’ultimo, clamoroso, ce lo offre la cronaca, desolante e drammatica, di queste ore: i talebani si sono ripresi l’Afghanistan in meno di due settimane, quasi senza colpo ferire; lo Stato afghano, sostenuto e presidiato per vent’anni dalle truppe della Nato, si è sciolto come gelato al sole. Si torna, salvo assicurazioni tutte da verificare, allo status quo ante. Difficile immaginare occupazione più sterile e più effimera di questa, finita con una frettolosa e caotica evacuazione delle truppe, del corpo diplomatico e dei collaboratori locali, possibile oggetto di rappresaglie. L’Occidente – Stati Uniti in testa, ma subito dietro anche la nostra vecchia Europa – abbandona la scena pieno di vergogna e di sensi di colpa, con l’accusa di aver illuso e tradito quanti avevano riposto in esso le loro speranze di redenzione. A cosa è servito, ci si chiede, investire cifre enormi e tante vite umane, se poi tutto deve tornare come prima? Il fallimento dell’operazione Afghanistan decreta ufficialmente la morte di quell’Occidente che ha avuto la presunzione di insegnare e di esportare nel mondo la democrazia, la tolleranza, il rispetto dei diritti e la parità di genere. A questo punto, chi vorrà essere tanto ingenuo da credere ancora alle cosiddette missioni umanitarie? La Statua della Libertà che domina la baia di Manhattan a New York è ormai un simbolo vuoto. E siccome nessun’altra potenza mondiale mostra di volersi fare garante dei valori umani e civili della convivenza, il rilancio di tali princìpi non potrà che partire dal basso, da una sollevazione pacifica dei popoli della Terra, che sarà opportuno siano attenti più agli assenti che non ai presenti, perché è da lontano che venditori di informatica, di farmaci o di bombe si scambiano fra di loro il ruolo in un cinico gioco delle parti, che può indurre facilmente a confondere il bene col male e a rinunciare alla propria salvezza.

I Realisti Terminali: Guido Oldani (fondatore), Giuseppe Langella, Marco Bruni, Brunivo Buttarelli, Giusy Cafari Panico, Carmelina Chiara Canta, Pino Canta, Gilberto Colla, Igor Costanzo, Tania Di Malta, Emanuela Gelmini, Gaetano Grillo, Izabella Teresa Kostka, Alessandro Mangiarotti, Annachiara Marangoni, Beppe Mariano, Lorenzo Menguzzato (Lome), Valentina Neri, Daniele Maria Pegorari, Marco Pellegrini, Francesco Sainato, Stefano Torre

Hanno aderito anche:

Milton Fernández direttore Festival della Letteratura di Milano

Fernando Rendón direttore Festival Internazionale di Poesia di Medellin

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

«incroci» – semestrale di letteratura e altre scritture

direzione: Lino Angiuli •  Daniele Maria Pegorari • Raffaele Nigro

disclaimer

Il blog ‘incroci on line’ non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità: per questo non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità degli articoli è dei rispettivi autori, che ne rispondono interamente.

Alcune immagini pubblicate nel blog sono tratte dal Web: qualora qualcuna di esse fosse protetta da diritto d’autore, vi preghiamo di comunicarcelo tramite l’indirizzo incrocirivistaletteraria@gmail.com, provvederemo alla loro rimozione.

Al lettore che voglia inserire un commento ad un post è richiesto di identificarsi mediante nome e cognome; non sono ammessi nickname, iniziali, false generalità.
Commenti offensivi, lesivi della persona o facenti uso di argomenti ad hominem non verranno pubblicati.
In ogni caso ‘incroci on line’ non è responsabile per quanto scritto dai lettori nei commenti ai post.

Archivi