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Vito Fanizzi, L’occhio della legge e gli occhi del giudice

Posted on: 17/06/2023

0005918_locchio-della-legge-e-gli-occhi-del-giudiceVito Fanizzi, L’occhio della legge e gli occhi del giudice.

Cacucci, Bari 2021.

di Carmine Tedeschi

Mentre scrivo queste righe, continua ad infuriare nei media e nell’aula parlamentare la polemica sul caso Cospito. Senza entrare nel merito della questione, o delle questioni, che il caso trascina con sé, si tratta di un chiaro esempio di un dibattito giudiziario che, invece di consumarsi nei luoghi deputati, è stato trasferito, non importa da chi e come, nelle piazze (fisiche e virtuali) e nelle diatribe tra partiti.

       Nulla di nuovo e nulla di strano: è successo regolarmente, perlomeno da Mani Pulite in poi, alla cadenza di ogni caso giudiziario che comportasse riflessi politici o anche solo mediatici. Lo si menziona qui solo per rammentare il prevedibile rischio che la “soluzione” del caso controverso finisca anche questa volta per risentire della pressione dovuta al clima politico surriscaldato, e quindi non abbia molto a che fare con una giustizia equanime e bene amministrata.

       Se il caso in questione fosse apparso prima del 2021, sarebbe stato certamente citato in questo smilzo libretto del magistrato Fanizzi pubblicato in quell’anno, fatto di riflessioni sul funzionamento della giustizia e sul comportamento dei giudici. Infatti la complessità del caso (che, è bene ricordare, ha già concluso il tormentato iter giudiziario) comporta con tutta evidenza la faticosa e prudente ricerca di un equilibrio tra fermezza nell’applicazione della legge e considerazione della specificità del caso stesso. Ed è giusto questo il richiamo che si trova ripetuto più volte nella prima parte della trattazione (L’occhio della legge) del libro, quale principio fondamentale della natura stessa della legge. Principio che si fonda a sua volta sulla razionalità e sulla “misura d’uomo”, garanzia di ogni buona legge. Ma andiamo con ordine.

       L’Autore, magistrato dal 1989, ha svolto quasi sempre le sue funzioni nel settore penale ed è attualmente consigliere della Terza Sezione Penale della Corte di Appello di Bari. Nella Postilla al proprio testo egli afferma: «…a ciascuno di noi [giudici, n.d.r.] spetta il compito di compiere qualche passo verso la giustizia e la verità. Ideali troppo alti per essere raggiunti qui su questa terra, ma troppo necessari per poterne fare a meno del tutto».

       Al compito professionale, definito con tale esemplare modestia, di «compiere qualche passo verso la giustizia e la verità», trova concretezza in queste pagine il bisogno teorico di chiarire i fondamenti e i limiti, le carenze e gli errori possibili delle leggi (L’occhio della legge), e poi di descrivere il più adeguato profilo del giudice giusto e onesto, lontano da interessi di parte, fatto di razionalità, equilibrio, cultura, sintonia con il senso dell’umanità nell’atto effettivo del giudicare (Gli occhi del giudice).

       Entrambe le parti del piccolo trattato sono condotte da una scrittura chiara e semplice, sostenuta non solo dalla scontata conoscenza giuridica, e quindi dal frequente richiamo a casi esemplari noti e meno noti. Ma soprattutto alimentata, quella conoscenza, dalla remota formazione sulla lettura di classici e dalla conseguente riflessione sul senso dei miti che, lungi dal costituire un orpello erudito, assumono una valenza esemplare addirittura più persuasiva dei casi concreti della giurisprudenza, capaci di dare un avvio più autorevole al dibattito, poiché hanno «l’incredibile capacità di arrivare direttamente dritti al punto, attraverso risorse che attingono soprattutto alle emozioni».  

  

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