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Aniela Jaffé, “In dialogo con Carl Gustav Jung”

Posted on: 23/08/2023

9788833941172_92_270_0_75Aniela Jaffé, In dialogo con Carl Gustav Jung

Bollati Boringhieri, Torino 2023

di Sergio D’Amaro

     È affascinante la vicenda che legò per molti anni Carl G. Jung ad Aniela Jaffé, maestro e discepola poi diventata a sua volta psicanalista e scrittrice. Il legame tra i due riporta subito all’opera Ricordi, sogni, riflessioni in edizione italiana Rizzoli nel 1978. Il libro raccoglieva i cinque ultimi intensi anni di vita di Jung, dal 1956 all’inizio del 1961, in cui il grande vecchio nel suo buen retiro di Bollingen in Svizzera si era deciso a portare alla luce alla fidata Jaffé alcune reminiscenze e inediti scenari della sua vita soprattutto interiore. Si sapeva che Jung fu sempre contrario a biografie e autobiografie, ma la Jaffé riuscì, usando il metodo del dialogo, ad indurlo alle sue preziose private confidenze. Addirittura Jung ne fu tanto stimolato da redigere ‘’I primi avvenimenti della mia vita’’, autorizzando poi la sua collaboratrice ad integrare i suoi appunti con altri materiali autobiografici come Il libro rosso, il Seminario del 1925 (una serie di conferenze in inglese sull’inconscio), il diario africano, la relazione Impressions from a trip through India del 1938 e Septem sermones ad mortuos di ispirazione gnostica del 1916.

      Il materiale non utilizzato dalla Jaffé per la strutturazione dei prima citati Ricordi… adesso viene pubblicato in una robusta edizione di 415 pagine, tradotta da Maria Anna Massimello (pref. di Luigi Zoja e commento storico di Elena Fischli). Il libro è diviso in quattro sezioni: ‘’Personalità ed esperienza di vita’’, ‘’Attività medica ed analitica’’, ‘’Vita terrena e aldilà’’, ‘’Immagine dell’uomo, immagine di Dio e visione del mondo’’. La lunga e complessa elaborazione del testo biografico di Jung viene scrupolosamente ricostruita nella seconda parte del libro nelle pagine altrettanto appassionanti della Fischli. Dopo il tentativo di un’altra collaboratrice di Jung, la Jaffé fu incaricata di raccogliere i colloqui con Jung mediante appunti e parole-chiave. La vicenda dell’opera s’intersecò strettamente con quella dei rapporti davvero travagliati con l’editore tedesco-americano Kurt Wolff della Pantheon Books di New York. Come scriverà la Jaffé in una lettera dell’8 agosto 1958 all’editore: ‘’Il lavoro è un processo e una crescita simile a quella di un albero che non può esser forzato a fiorire e a portar frutti. Ne fanno parte sia le notti fredde che la pioggia e il sole’’.

      Un aspetto importante di queste reminiscenze è l’insistere di Jung sulla distinzione di una Personalità n. 1 e una Personalità n. 2: la prima attinente alla vita cosciente, la seconda relativa all’inconscio personale e collettivo. Altro motivo ritornante è quello del processo di individuazione, per cui bisogna saper svolgere il proprio destino affrontandone le difficoltà. Vive pienamente chi realizza una vita che era stato chiamato a svolgere secondo i suoi talenti e sa riconoscere nella sua profondità il ‘’dio oscuro’’, la parte in ombra che circonda il suo spazio. Figure simboliche che sintetizzano questo processo sono il goethiano Faust e il nietzschiano Zarathustra, ‘’punti di contatto con qualcosa di personale’’. La realtà interiore è arricchita dall’indeterminatezza dell’inconscio che sconfina in un oltre o aldilà e che presuppone un’altra dimensione psichica (o addirittura metafisica) dell’uomo. Esso traspare nel sogno o nelle allucinazioni che trascendono la realtà: molte volte Jung risale al ricordo di sogni anche ricorrenti e allude ad una energia o memoria archetipica che implica l’ingresso nel territorio del sacro. Del resto, a queste considerazioni Jung giunge anche attraverso la sua cruciale esperienza dei viaggi in Africa e in India, che aprono scenari estremamente suggestivi.

      Le ‘’lame di luce’’, di cui parla la Jaffé a proposito di questo materiale ora pubblicato, riaccendono folgoranti retroscena sulla personalità e la vita di Jung. Ne sono illuminati anche la sua formazione, il rapporto sentimentale con Toni Wolff, i suoi metodi terapeutici e clinici, grandi questioni esistenziali e l’approccio più complesso alla religione e all’esistenza di Dio. Al reverendo Morton T. Kelsey scrive in una lettera del 3 maggio 1958: ‘’Il Creatore vede sé stesso con gli occhi della coscienza umana, ed è il motivo per cui Dio è diventato uomo’’. L’ultimo appunto registrato dalla Jaffé il 16 maggio 1961, tre settimane prima della morte di Jung a 86 anni, recita: ‘’ Molte sono le vie che conducono all’esperienza centrale… Conoscerne la molteplicità costituisce la pienezza e il senso della vita’’.

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