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Luigi Fontanella, Dell’ultimo orizzonte

Posted on: 07/10/2023

dellultimo-orizzonte-435098Luigi Fontanella, Dell’ultimo orizzonte. Poesie scelte (1970-2021)

Interlinea, Novara 2023

di Carmine Tedeschi

       Libri come questo sembrano nascere col preciso intento di spianare la strada al lettore, in ispecie a quei lettori dalla penna affilata che sono i critici, nel disegnare il profilo complessivo dell’Autore (che, fra l’altro, qui è un critico egli stesso) e la sua eventuale collocazione nell’area, sempre più affollata, della storia letteraria. In realtà questa impressione è solo un effetto secondario, anche se per niente trascurabile, d’uno scopo altro: quello di tracciare il bilancio d’una feconda attività sulla quale è stata investita una vita intera. Bilancio onesto, innanzitutto, di quella onestà che Saba proponeva a se stesso e auspicava per chiunque pratichi il mestiere di poeta (Quello che resta da fare ai poeti, 1911). Che poi, in buona sostanza, si traduce in onestà di ethos e di pathos.

       Gli ingredienti necessari per offrire al lettore un identikit così ricavato qui ci sono tutti. A cominciare dal sottotitolo, dove “poesie scelte” indica appunto l’operazione di attenta selezione di testi ritenuti dall’Autore, fra tanti altri, i più significativi allo scopo. E il titolo stesso, che al primo sguardo suggerisce inevitabilmente una stretta vicinanza alla visione leopardiana sul mondo, pur non escludendola, nel seguito della lettura si precisa ben presto come ricostruzione ex novo di una visione originale della vita che progressivamente si arricchisce di esperienze varie, in cui spiccano soprattutto luoghi (i tanti luoghi italiani e stranieri che funzionano come correlati oggettivi di vissuti personali) e persone presentificate dalla memoria con intense e varie risonanze emotive. Pertanto, l’espressione leopardiana del terzo verso de L’Infinito, pur senza perdere la primaria valenza spaziale (ipotesi di mondi diversi al di là di quell’orizzonte estremo), finisce qui per caricarsi di un dominante “sentimento del tempo” relativo alla fase più che adulta della vita, quella appunto in cui urge la redazione del bilancio. Nella Nota in appendice l’Autore stesso spiega la scelta del titolo come «…un’agnizione, una chiamata netta per titolare complessivamente le mie poesie, sia per la disparità dei luoghi in cui sono nate sia per la Stimmung, unica e medesima, che le ha animate». 

       Ma è soprattutto l’articolazione complessiva dei testi a dar conto della cura con cui è avvenuta la compilazione. Come in una partitura musicale, i tempi suggeriscono il cambio di passo imposto dal vissuto nel corso dell’esistenza e riflesso nella scrittura poetica. Così, ad una prima parte contenente testi nati tra il 1970 e il 1992, seguono altre due parti, rispettivamente con testi che vanno dal 1993 al 2012, e dal 2013 al 2019.

       La prima ovvia ragione di questa divisione è il riferimento alle diverse età del soggetto poetante, ai relativi modi, inevitabilmente differenti, di guardare le cose e di rappresentarsele. Ma questo è solo uno schema cronologico di comodo, perché i riflessi delle esperienze reali, che si colgono nella lettura alla base della rappresentazione, sono vasti e plurali. E si richiamano l’un l’altro. Ribaditi, del resto, dai tanti raggruppamenti tematici interni a quella scansione, e riscontrabili peraltro nelle scarne indicazioni biografiche presenti nel libro: l’insegnamento in scuole straniere, per esempio, la varietà di generi praticati, i viaggi. Tante, le ricorrenze degli stessi temi nell’articolazione dei testi. Una per tutte, la figura materna, che compare sia nella prima che nella terza parte in due composizioni dallo sesso titolo col nome della madre, Nedelia.

       Tutto ciò sembra suggerire un movimento a spirale, non si può dire quanto consapevole, che investa l’insieme dei singoli testi collocati in successione nel libro. La conferma richiederebbe un approfondimento che oltrepassa i limiti della recensione. Possibile è però individuare, nei numerosi raggruppamenti suggestivamente titolati, la dominanza di certe tematiche e il loro riaffiorare a distanza di pagine.

       Nella Prima Parte, torna spesso l’immagine del viaggio: treni, passeggeri, paesaggi in fuga si associano alle incertezze per il futuro e all’impossibilità di pianificare la vita. In Navigazione in solitaria si rappresenta lo sforzo dell’Io di far presa sulla realtà (Uno) e poi la rivalsa della realtà sull’Io (Due). Superata la soglia della giovinezza, nella Seconda Parte ecco i segni più marcati dell’età adulta: una ricostruzione del rapporto con la figura paterna (Suite per mio padre); l’America nel sogno dei migranti italiani (La città celeste); persone, luoghi, momenti di incanto (Oblivion); insistenza sul tema dello specchio (Come in uno specchio) e dello sguardo (Dentro lo sguardo). Temi, questi ed altri, che ricompaiono in parte nell’ultima macrosequenza adorni della luce dolcemente malinconica del ricordo. L’effetto della lettura complessiva è appunto quello di una sinfonia o, se volete, quello di un album fotografico in cui le singole immagini si ripresentano in altra luce, su altri sfondi e con altra distanza del punto di vista. Soggetti poetici che girano – comunque – intorno al variare dell’esistenza e al comporsi della loro rappresentazione.     

       «Che cosa chiediamo, in fondo, a un poeta?» – si chiede Maurizio Cucchi in uno dei numerosi commenti critici inclusi in appendice nel libro, che testimoniano negli anni la stima per le pubblicazioni di Lugi Fontanella. E si risponde, il Cucchi: «La verità, o quanto meno l’autenticità del suo senso e sentimento dell’esistere, e la sua capacità di comunicarcelo nell’energia e nella sintesi della parola e della forma.» Un criterio semplice ed efficace, pienamente applicabile anche a questo libro.

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