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Daniela Marcheschi (a cura di), LETTERATURA E PSICANALISI

Posted on: 14/07/2018

Daniela Marcheschi (a cura di), LETTERATURA E PSICANALISI

Marsilio, Venezia 2017.

 

 

 

di Claudio Toscani

Avviene all’apparire delle intelligenze più vivide e attive oltre che culturalmente laminate da anni di vaste letture e diramate conoscenze, che ribadite convinzioni e attestati percorsi vengano rivisti o ridimensionati. Questa la più manifesta cifra del libro che raccoglie gli Atti di un convegno internazionale, tenuto a Lucca tra il 24 e il 25 febbraio 2012, promosso dalla Fondazione Dino Terra sui rapporti tra Letteratura e Psicanalisi, sotto la direzione scientifica della saggista Daniela Marcheschi, che ne ha poi curato la pubblicazione.

A cominciare dallo stesso Freud, e sino a oggi, l’interpretazione dell’inconscio in rapporto alla creatività letteraria è stata frequentemente pensata come prontuario esplicativo tra esito estetico e sintomo, simbolo o segnale di un complesso psichico. Nel suo fendente intervento Marcheschi s’interroga, cooptando il lettore, «su quali siano gli statuti che legano e, allo stesso tempo, distinguono la disciplina psicanalitica dall’arte della Letteratura», perché è da ormai più di un secolo, tra aree di contatto, o poli di reciproca attrazione, e risultanze di dialettici attriti, o conclamate affermazioni di autonomia, se non di estraneità, che le originarie fonti freudo-junghiane, concordi nello stabilire fecondi legami tra teorie dell’inconscio e opere d’arte, sopravvivono a ogni affondo o esautorante attacco. Salvo che, a breve a quanto pare, qualche ribaltante sistema conoscitivo si affermi sotto il cielo delle neonate neuroscienze. Dopo le limpide pagine di Daniela Marcheschi, segue un saggio di Giovanni Sias (Prolegomeni a uno studio sulla letteratura nella psicanalisi) di sapida complessità che esprime non solo i rimandi tra le due discipline ma, in generale, il senso stesso della scrittura creativa. In un arco di riferimenti in radicale opposizione filosofica tra loro (qui si esemplifica tra Heidegger e Ortega y Gasset), si evince che il principio dell’arte è destinato a restare estraneo a chi la realizza (e sembra di sentir ripetere la frase di Freud per cui l’io non è padrone in casa propria). Non meno arduo il terzo contributo di Mario Ajazzi Mancini (Alla prova della traduzione), applicato a uno dei poemi ultimi di Paul Celan (Weggebeizt, spazzato via, corroso, incorporato), una variante traduttoria alla luce di una psicolinguistica multiesegetica, che si esercita sui versi di un poeta notoriamente aggrovigliato, tra ludi semantici e oblique allusioni infralinguistiche spesso intelligibili o incomprensibili. Un mosaico di parole dentro una poesia-roccaforte dura da espugnare.

Segue, di Susanne Kleinert, Avanguardie, psicanalisi e l’opera di Dino Terra, che è l’omaggio all’intellettuale di casa (quel Dino Terra, alias Armando Simonetti, 1903-1955, fra i primi a scoprire Freud e Italo Svevo). Primo a testimoniare conoscenza diretta di psicanalisi; a dire di influsso reciproco tra psicanalisi e surrealismo (Breton e compagni); a scrivere romanzi a tema libidico, inconscio, ascetico e onirico, sull’io diviso e sulle istanze psichiche, sintomi e complessità archetipe. Di Dino Terra, in parallelo a Massimo Bontempelli, si occupa in chiusura anche François Bouchard, con Verità psichica e finzione romanzesca, dove se l’uno scrive di rimozioni e desideri inconsci, l’altro svela meccanismi abissali di coscienza, superficialità e avventure mentali.  

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