incroci on line

Angelo Inglese, SI CHIAMERÀ ANGELO!

Posted on: 07/03/2019

Angelo Inglese, SI CHIAMERÀ ANGELO!

Sillabe, Livorno 2018.

 

 

 

di Daniele Maria Pegorari

Com’è noto, in Italia, e soprattutto in Puglia, la banda ha costituito a lungo, e fino a tempi recenti, il veicolo più efficace per la diffusione popolare della musica, per l’educazione all’ascolto e per l’apprendimento strumentale; non solo gli adattamenti della musica colta, ma anche un vastissimo repertorio specificamente composto per le bande sono stati per secoli la colonna sonora dei nostri territori, e non di rado dalle fila di questi complessi orchestrali sono usciti talenti destinati alla fortuna dei conservatori e della musica sinfonica, lirica o jazz. La copertina del libro di cui parlo in queste righe, oltre a restituirci un ritratto di colui cui si rende omaggio, il direttore e compositore molfettese Angelo Inglese senior (1918-1990), è anche una metafora di quello che la banda ha significato nell’Otto-Novecento: un intreccio carnale fra l’arte e la città, in cui si abolisce la distanza metafisica fra l’alto e il basso, il sublime e il mondano, e l’esperienza estetica diviene un incontro di corpi.

Marciando nelle strade della città, le stesse in cui passeggiano o si affrettano gli individui, oppure fermandosi nelle piazze, in cui si assembrano le masse urbane e rurali, le bande musicali sono prima di tutto corpi di musicisti che si fanno largo fra altri corpi, quelli dei loro concittadini che sfilano in un corteo funebre o dietro la statua del santo patrono, fanno ala al passaggio dei misteri della Passione o si riconoscono nella solennità di una festa civile. Sono momenti di un nation building molecolare, fondato sulle consuetudini locali e perciò inconsapevole, spontaneo, pacifico; e di questo processo di costruzione comunitaria quei ‘corpi musicali’ costituiscono una parte non marginale, per il loro valore rituale di fusione fra l’estro e la regola, la strada e l’altare, la miseria e il teatro.

Angelo Inglese junior (1972), musicista e direttore d’orchestra internazionalmente apprezzato, bitontino ma di residenza romana, a cui il capoluogo pugliese dovrebbe essere molto grato per aver composto ed eseguito al Petruzzelli sia il melodramma La bottega dei sogni (su libretto del compianto Nicola Saponaro) sia Il sogno di Dante (poema sinfonico sulla Vita nova, scritto per l’inaugurazione solenne delle celebrazioni baresi per il 750° anniversario della nascita del Poeta), ha scelto questa volta la scrittura per omaggiare il nonno di cui porta il nome. Lo fa, nel centenario della nascita, con una biografia che ne ripercorre tutta la vicenda, dagli anni Venti-Trenta, in cui il maestro scoprì la vocazione musicale, agli anni Quaranta, in cui si trasferì in Abruzzo alla ricerca di maggiori spazi di creatività, fino al salto nel buio, l’emigrazione a Valencia, in Venezuela (1950-1962), che si rivelò l’esperienza più esaltante, quella che gli diede notorietà come compositore: sono almeno nove le canzoni, cinque gli inni, quattro le marce sinfoniche, due le preghiere e uno lo studio per clarinetto che Inglese senior compose in Sud America, dividendosi fra i fiati (gli strumenti principali di una banda) e la chitarra che era la sua vera passione, un’amica abbracciata con una fisicità che risalta anche in qualcuna delle numerose fotografie che corredano il libro. Ancora una questione di corpi, dunque, di corpi da cui nascono emozioni astratte e ‘angeliche’ (quei sogni di apparizioni e rivelazioni che diventeranno quasi un’ossessione per il nipote che ne raccoglierà l’eredità). Non a caso l’esperienza venezuelana si chiuderà con la scrittura di Doloroso Addio, una marcia funebre dedicata alla madre, morta al di là dell’oceano senza che egli avesse potuto rivederla: «un inno sacro, il suo Stabat Mater», lo definisce oggi Angelo junior (p. 83), composto con quella stessa chitarra che l’autore, lacerato da una duplice nostalgia, annegherà nell’Atlantico, mentre, nel tardo 1962, rientrava definitivamente in Italia.

Già a questa altezza del romanzo è evidente che la struttura tende a fondere in una continuità di anime ed esperienze generazionali i sogni del nonno con i ricordi del giovane che darà a quella delicata sensibilità di ‘altri tempi’ un’occasione di rinascita e autentico compimento: ancor più il quarto e ultimo capitolo di questo lungo racconto testimoniale che s’immagina il vecchio e morente Inglese abbia consegnato al nipote diciottenne giunto al suo capezzale, restituisce l’intreccio indissolubile di fervore e amarezza toccato al musicista.

Gli anni Sessanta-Ottanta sono, infatti, quelli della direzione della banda comunale, della fama, dell’instancabile insegnamento offerto a generazioni di giovani stregati dal suo carisma; ma sono anche gli anni dei lutti che ne fiaccheranno la creatività, cominciando, nel 1970, dalla morte dell’«amato suocero» (p. 98), Paolo Sciannamea, il quale aveva finanziato buona parte della creazione del Gran Complesso Bandistico Città di Molfetta, che divenne dal 1966 uno dei più rinomati, chiamato a suonare non solo in Puglia, ma anche in Calabria, Basilicata, Campania, Abruzzo e Lazio. Poi verranno il momento della prima moglie Angela, bisbetica ma amata, portata via da un cancro nel 1972 e, infine, il più insopportabile dei dolori, quello della morte per infarto, nel 1980, del figlio Paolo, «clarinettista dal suono sublime» (p. 93), diplomatosi al Conservatorio di Bari nel 1969 insieme col fratello Giuseppe, il padre di Angelo junior. È la storia di una famiglia, certo, ma anche quella di una tradizione musicale che trovava nel maestro Inglese il pioniere e l’«avanguardista» di una «contaminazione stilistica», grazie all’introduzione di «strumenti inauditi nella tradizione bandistica di allora: chitarre elettriche, basso elettrico, organo elettronico, batteria jazz, etc.», come ricorda il noto jazzista Pino Minafra nel suo contributo in Appendice al volume (pp. 135-136). Un’innovazione resa necessaria dalle sensibilità e dai ritmi nuovi che si agitavano veloci e inquieti, al passo con i corpi che, sempre più ansiosi, si affrettano lungo le strade delle nostre città.

2 Risposte to "Angelo Inglese, SI CHIAMERÀ ANGELO!"

Carissimo daniele,

bella e completa la rievocazione di Angelo Inglese, che mi rimanda alla mia infanzia molfettese, con mio padre grande estimatore della musica da banda e lirica, che mi portava alle processioni di pasqua, solenni e ieratiche come un po’ ancora oggi, e non mi indicava la statua che sfilava ma ogni anno, ogni anno mi indicava la persona di Angelo Inglese che venerava come un grande professionista. Me lo sento ancora nelle orecchie: “Vedi Franco… quello è Angelo Inglese!” E giù l’elenco dei titoli delle marce da lui composte…

Sono seppelliti a poca distanza…

Grazie e ciao

Francesco Minervini

Gentile Francesco Minervini,
sono orgoglioso e commosso della sua sentita testimonianza. Per questo la ringrazio di cuore. Ha letto il mio romanzo?
Sarei felice, in uno dei miei prossimi viaggi in Puglia, di poterla incontrare.
Un cordiale saluto
Angelo Inglese

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

«incroci» – semestrale di letteratura e altre scritture

direzione: Lino Angiuli •  Daniele Maria Pegorari • Raffaele Nigro

disclaimer

Il blog ‘incroci on line’ non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità: per questo non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità degli articoli è dei rispettivi autori, che ne rispondono interamente.

Alcune immagini pubblicate nel blog sono tratte dal Web: qualora qualcuna di esse fosse protetta da diritto d’autore, vi preghiamo di comunicarcelo tramite l’indirizzo incrocirivistaletteraria@gmail.com, provvederemo alla loro rimozione.

Al lettore che voglia inserire un commento ad un post è richiesto di identificarsi mediante nome e cognome; non sono ammessi nickname, iniziali, false generalità.
Commenti offensivi, lesivi della persona o facenti uso di argomenti ad hominem non verranno pubblicati.
In ogni caso ‘incroci on line’ non è responsabile per quanto scritto dai lettori nei commenti ai post.

Archivi