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Luigi Maruzzi, Lentamente la dolcezza

Posted on: 06/02/2023

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Luigi Maruzzi, Lentamente la dolcezza

Morcelliana, Brescia 2022

                                            di Sergio D’Amaro

Leggeri e riservati come un diario, i versi di Luigi Maruzzi consegnati a questa sua prima uscita editoriale, Lentamente la dolcezza (premessa di Arnoldo Mosca Mondadori, Brescia, Morcelliana, pp. 112, € 12), hanno la pudicizia dell’esordio e la forza di un’esperienza. Hanno una voce sommessa, quasi crepuscolare e interrogano il linguaggio di una vita colta in un ben individuato segmento di tempo, tra l’ottobre 2018 e il marzo 2020 (quando scatta tra l’altro l’emergenza pandemica del Covid-19).

      Sono date che si ricavano esplicitamente da questo libro che associa al trattamento poetico l’intervento diaristico di una prosa che informa sulle pagine della propria cronaca e sul risultato di alcune riflessioni, fermandosi su alcuni incontri o alcune svolte che l’autore sente importanti. Naturalmente c’è il retroterra dei ricordi, delle immagini infantili, delle vie antiche di un paese lasciato da molti anni, degli affetti più intensi assediati dal passare del tempo: sono queste inserzioni autobiografiche quelle che hanno preparato più spesso l’incontenibile molla di una dizione sempre però controllata e fedele ad un tono elegantemente dimesso. E il cuore ha così parlato, rivelando le sue intermittenze e saggiando un rapporto arricchito con la realtà: ‘’Un piccolo rumore basta /a svegliare il velo del tuo sonno / come il passo d’una donna scalza…ma capisci finalmente / il rumore delle cose più fedeli /come un battito vitale /sta appoggiando un dolce peso / sul tappeto multitrame /del tuo cuore’’.

     Dal che si deduce che il mistero confina col familiare, l’inconscio sconfina nella constatazione di un orizzonte accettato, tenendo pronta l’immaginazione alle sue epifanie più segrete e ad una visione anche eticamente più impegnata. Del resto, l’espressione poetica serve anche a costruire un rapporto, a togliersi dallo specchio di uno sterile egocentrismo per condividere sensazioni, sentimenti o problemi. Lo confessa esplicitamente l’autore quando scrive: ‘’Poesia è reazione / alla mia solitudine, / all’impossibilità di comunicare quello che sento, / di offrirlo a qualcuno di cui mi possa fidare /sapendolo amico, / incapace di tradire’’.  

     Non si tratta di semplice ispirazione o di banale cattura delle immagini, giacché il dettato in versi attraversa, quand’è consapevole, l’attrezzatura linguistica a disposizione sapendo che non si deve cadere né in parole troppo usurate né troppo roboanti. Quello che conta è la tenuta musicale di un testo scritto per suscitare emozioni nuove e per restituire la temperatura psicologica di chi sta interpretando lo spartito di un’esperienza umana condivisibile.

      Quella stessa che, come minimo, si complica nel passaggio all’età giovanile e si trasforma in delle scelte che devono tener conto delle proprie ferite, guardando comunque ad un coraggioso futuro (radioso o difficile che si annunci). È quanto ad esempio emerge nella più distesa misura del frammento 25 del libro, dove s’indovina il percorso dell’autore per uscire dalla dolorosa nostalgia e incamminarsi sul periglioso percorso che deve fare a meno o mettere da parte anche la ‘’dolce infelicità che donava balsamo’’ per costruire un nuovo ambito di realtà, anche se confortata dalla luce cristiana: ‘’Lontano dal tempo senza speranza, / come un passero lasciato solo /ad aspettare il suo destino sul più debole dei rami, /spinsi oltre le feritoie di inviolabile portale /il mio canto di preghiera / nella luce gelida dell’alba’’.

       Su questa strada intrapresa Maruzzi ha sentito anche l’energia di autori da lui amati, come Alda Merini, o lo splendore dell’arte e dell’architettura nella Milano sede del suo lavoro. Forte di questa potenziata sensibilità, rinnovata nelle visite a chiese o monumenti e nelle dilette letture, ha saputo trovare una misura ai suoi spazi interiori costruendo in tal modo un più distinto riconoscimento della sua identità. Questo voler valicare il limite che divide l’io dal tu istituendo finalmente un colloquio interiore è diventata esigenza incontenibile: non è più solo lo sfogo di un’infantile esibizione, ma la matura acquisizione di un virile atteggiamento mentale, prima che creativo.

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