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Alessandro Carrera, Il tempo dei morti

Posted on: 23/07/2023

9798871868868Alessandro Carrera, Il tempo dei morti. Mistero di voci

Moretti&Vitali, Bergamo 2022

di Carmine Tedeschi 

            Si può concepire un ritorno dei morti fra i vivi a prescindere da una trascendenza di qualsiasi origine religiosa? Sì, ma a patto di pensarla come una delle possibili filiazioni metafisiche d’un rapporto fra universi incomunicabili, e di tentarne la rappresentazione mediante una forma artistica. Da questa ipotesi suggestiva deve essersi sentito arpionato l’autore al momento germinale di questo “mistero”, sentendosi sfidato dalla quasi unicità del tema e dalla difficoltà stessa della ricerca. Al richiamo di una tale prova è difficile rinunciare per chi, come A. Carrera, ha sperimentato vie plurali di espressione artistica.

            Quanto al tema, il suo nucleo originario si intravvede nella memoria di un dramma familiare chissà quante volte raccontato, ascoltato e metabolizzato dai sopravvissuti, quindi ri-vissuto e trasformato dagli imprevedibili casi della vita, che lo respingono dal mondo realmente vissuto nel mondo delle possibilità non vissute. Con un’aura di mito. Quel nucleo consiste nella morte di un fratellino nel ricordo del fratello più grande a cui lo rammentano e commentano gli adulti. Il fratello più grande cresce, vive la sua vita, prende moglie che nel dramma diventa la Madre, quindi ha un Figlio diventando il Padre, ha amici con cui parlare di fatti quotidiani e di massimi sistemi (nel dramma il Droghiere), muore a sua volta. Ma l’altro, il Bambino morto, dov’è? Solo nell’esistenza del Figlio. E quale effetto può avere quel dramma sulla direzione che prende l’esistenza del Figlio? Quale sorte alternativa avrebbe avuto il Bambino morto, se i ruoli si fossero invertiti? Domande inutili in un’esistenza concepita come inutile. Altrimenti vertiginose, se quel dramma ha continuato ad erodere in qualche modo i sopravvissuti. Così, in questa elaborazione del possibile, prendono corpo, o meglio “voce”, i personaggi, per lo più morti, e prende forma dai loro dialoghi o monologhi la fabula teatrale, articolata in quattordici scene.

La forma, come dichiara il sottotitolo, è quella del “mistero”, termine che ricorda i misteri nati dalla Sacra Rappresentazione tardomedievale e forse ancor più i Misteri di origine classica (p. es. i Misteri Eleusini): da una parte questo dramma non ha nulla di “sacro” in senso canonico; dall’altra proprio i misteri di origine classica «non v’è dubbio che traggono origine dalle iniziazioni tribali che riguardano il passaggio degli adolescenti nella comunità degli adulti» (Cfr. Enciclopedia Treccani, alla voce “Misteri”).  L’analogia è data comunque innanzitutto dalla atemporalità delle scene in cui non esiste più il tempo umano articolato in passato presente futuro, e dalla assenza di separazione spaziale tra mondo dei vivi e quello dei morti. In secondo luogo soprattutto, questo mistero si accosta a quelli in virtù del linguaggio versificato e per lo più cadenzato da intonazioni e ritmi oracolari, che solo in pochi tratti si abbassano ai toni della narrazione realistica.

Tali coordinate formali certamente non agevolano al primo impatto la presa emotiva diretta sul lettore/spettatore. Vi suppliscono solo in parte le didascalie sceniche, suggerendo in anticipo il senso delle stesse scene. Per chi poi ha il libro fra le mani riescono illuminanti sia l’acuta Prefazione di Franco Nasi, sia in appendice la Conversazione di Andrea Bajani con l’autore.

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