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franzin, la fabbrica abbandonata

Fabio Franzin, ’A fabrica ribadonàdha (La fabbrica abbandonata)

Arcipelago Itaca, Osimo (AN) 2021

di Elena Bensi De Palma

L’intimistica quanto schietta voce dell’Opitergino-Mottense (variante del dialetto Veneto-Trevigiano, utilizzata nel Trevigiano sud-orientale) è il canale preferenziale della raccolta di liriche La fabbrica abbandonata. Ancora una volta Fabio Franzin libera le sue tasche dai ricordi di fabbrica che, come monete, scivolando sul pavimento, rompono il silenzio di un poeta che non teme di frugare nella sua storia e in quella della Nazione. La raccolta ripercorre così la ciclica disfatta del terzo millennio: dallo slancio ottimistico dei nuovi investimenti, alla desolazione dei vecchi centri, confinati in un destino di monumentale incuria. Leggi il seguito di questo post »

di Daniele Maria Pegorari

Questa non è una recensione. Non può esserlo, perché sarei in ritardo di ventiquattro anni: un po’ troppi anche per un critico che possa credibilmente dirsi indaffarato. Il punto è che di questo libro dell’ottimo Fabio Franzin, In canti d’aria (e rapide dimenticanze) (Kellermann, Vittorio Veneto 1995) proprio non sapevo nulla. Non ne ho mai saputo nulla, pur essendo Fabio un mio grande amico e avendo molti altri suoi libri.

Devo immaginare che sia il suo libro d’esordio (il poeta aveva allora 32 anni), visto che nella notizia biobibliografica di questo volumetto non si fa riferimento ad altro, se non alle rassegne a cui aveva partecipato, alle segnalazioni già ricevute e al fatto che alcune sue poesie erano in corso di stampa, su due buone riviste del tempo. In nessuna aletta o quarta di copertina se ne parla e non è improbabile che a questo libro io non ci sarei arrivato mai, se non me lo avesse mostrato la più brava libraia di poesia che io conosca (Serena, a Bari, è già quasi un’istituzione). Come d’abitudine, lei stava leggendo questo vecchio libro, prima di porlo in vendita, perché vuole sempre farsi un’idea precisa dei ‘suoi’ libri e dei ‘suoi’ autori, per poterne parlare ai clienti che, prima di tutto, sono – per lei – persone ‘bisognose’ di letture. Se Serena vendesse abbigliamento, vorrebbe indossare prima tutti gli abiti, e le starebbero tutti bene. Sembra un corteggiamento, ma non lo è: lei è stata una delle mie prime allieve, e credo di potermi permettere un complimento. Leggi il seguito di questo post »


«incroci» – semestrale di letteratura e altre scritture

direzione: Lino Angiuli •  Daniele Maria Pegorari • Raffaele Nigro

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